FOSSAMASTRA

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FOSSAMASTRA

In Dialetto: Fossamàstra
LA SPEZIA stabilimento HELIOS attualmente.jpg
Nazione: Flag ita.gif
Regione: LIGURIA
Provincia: LA SPEZIA
Comune: LA SPEZIA
Vie Storiche: VIALE SAN BARTOLOMEO
Monumenti:
Altro ancora:
Google Maps: Fossamastra
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Il quartiere

Fossamastra è con il Canaletto, e in una certa misura con lo stesso centro città,tra i quartieri che più hanno sofferto l'arrivo e l'espansione delle attività portuali. Fossamastra è la continuazione da Ponente- e dal centro urbano- del citato quartiere del Canaletto (in anni lontani detto Migliarina a mare): il confine tra Canaletto e Fossamastra, entrambi quartieri/ borgata che disputano il Palio del Golfo, era (ed è) più o meno collocato dove sorge la Termomeccanica, e nasce Via del Molo.

Portatore di lavoro, sicurezza economica e anche ricchezza, è indubbio che il porto, con le sue banchine commerciali e , per ciò che concerne Fossamastra,con la distruzione degli storici stabilimenti balneari (l'Iride, il Selene e l'Helios,attivi fino ai primissimi Anni Sessanta del XX secolo) ha causato l'appannamento dell'identità e delle abitudini di vita di un quartiere costruito ed affacciato sul mare.

Oggi la borgata mantiene una piccola disponibilità residua di sbocco al mare alla quale è votata la gestione di una rimessa per le barche dei residenti,gli Amatori del mare, che hanno ospitato Enzo Maiorca in occasione della sua presenza spezzina alla 2° Festa della Marineria (2011).

Fino al 1970 circa si trovava una piccolissima spiaggetta, prossima all'attuale Terminal che origina dall'incrocio Viale San Bartolomeo/Via Valdilocchi. La sabbia, fine e scura, e soprattutto una superficie in mq veramente ridotta al minimo, aveva suggerito ai frequentatori la ovvia definizione de Il buco o la spiageta der bugo in dialetto.

Una decina di asciugamani distesi ne coprivano l'intera disponibilità...

In queste brevi note va ricordato, fra i fossamastrini adottivi, un sacerdote eccezionale, Don Mario Scarpato,catturato nel 1944 dai Tedeschi e deportato a Genova via mare, sopravvissuto ad un viaggio difficile e gettato in cella con altri sacerdoti liguri, sospettati di sostegno alle bande di partigiani. Liberato perchè l'approssimarsi della fine della guerra rendeva talora più malleabili le autorità militare teutoniche,costruì l'attuale chiesa di Fossamastra con le proprie mani e l'aiuto dei residenti, e perfino di operai dichiaratamente atei che, passando davanti al cantiere della chiesa, lo deridevano. Don Mario, di accesa fede politica repubblicana di cui non fece mai mistero, sapeva parlare a tutti e facilmente li arruolò nella costruzione di quella che ancora oggi è la sede della sua parrocchia, che lo ricorda con un busto davanti alla chiesa di Santa Barbara.

A fianco della chiesa, in direzione levante,le scuole elementari dove molte maestre, e alcuni maestri, negli anni hanno cresciuto generazioni di fossamastrini.

Dopo la scuola, vi era ed oggi non vi è più, il campo di calcio a 11, regolare nelle sue misure per la disputa di gare ufficiali, e costruito subito dopo il 1962 a cura dell'ENEL, quando la centrale elettrica (inaugurata in quell'anno dal Presidente della Repubblica Segni) portò i nastri trasportatori di carbone, ancora oggi attivi, da Vallegande, Pianazze, al mare di Fossamastra.

Su quel campo il Pagliari calcio disputava campionati di Prima o Seconda categoria, con personaggi indimenticabili quali il versatile portiere Fantozzi che amava uscire dai pali per scartare gli avversari-caratteristica che lo portava spesso a incassare gol e feroci reprimende dei compagni e dei tifosi. Nel 1982 il Pagliari retrocedette e si sciolse,vuoi per i problemi economici,vuoi perchè mezza squadra venne squalificata per molti anni a causa di una aggressione ad un arbitro poco attento...curiosamente, la vittoria italiana al Mundial spagnolo amnistiò tutti! Ma ormai la società non si era iscritta al campionato...

Dopo il campo di calcio e la isolata casa degli spiriti, che oggi sorge ancora sulla nuova sopraelevazione stradale,Fossamastra aveva ed ha termine, assumendo il nome del quartiere seguente in direzione Lerici e Levante: il Pagliari, appunto.

Cenni Storici

La zona ove crebbe il borgo di Fossamastra, da tempi immemorabili, era stata occupata dal mare, che lambiva le falde delle prime colline circostanti. Durante il trascorrere dei secoli, per fenomeno naturale, le sue acque si ritirono facendo emergere, di pochi centimetri, una vasta piana, che mise alla luce i due leggendari laghetti degli «Stagnoni». Tutto attorno da fondo marino si trasformò in palude, che, al ritiro delle acque salate, fece posto a quelle piovane. Erano a decine i rigagnoli che dalle colline circostanti scendevano disordi- natamente a valle, portando acque piovane e di sorgenti che mescolate alla terra si riversavano in questa piana e li vi stagnavano. Solo durante le piogge alluvionali che straripando sfociavano a mare. Da quando questa nuova terra emerse, acquitrinosa e paludosa, ebbero da passare molti secoli, prima che essa prendesse la sua geografica locazione mappale. Fu suddivisa in due parti distinte: quella ad occidente venne assegnata al confinante territorio della parrocchia di S. Venerio (Comune di Vezzano L.) e la parte ad oriente a quello di Pitelli (Comune di Arcola). Già nel 14OO le acque dei due stagni venivano utilizzate dai contadini vezzanesi per irrigare gli ortaggi, che venivano coltivati nei piani bassi nel territorio di San Venerio. Inoltre ne facevano uso per far macerare il lino e la canapa. Quando note signorie di proprietà terriere, nel comprensorio del comune di Vezzano, iniziarono la bonifica degli assegnati nuovi terreni col fare nuove canalizzazioni e ripristinando con l’ampliare quelle naturali già esistenti, creando nuove mezzadrie che resero il terreno coltivabile e fertile, con lo spingersi sempre più in direzione del mare, Viceversa la restante area, ad est della fossa Maestra, rimase paludosa e malsana. Ritornando ai tempi remoti, su tutta questa fascia paludosa, ricca di insidie e di strane leggende, dai fini malefici e macabri. La gente contadina dei paesi se le tramandavano da generazione in generazione, arricchendole sempre piu. La più nota e raccontata è quella che, nell'arco dei tempi, a scopo delittuoso, un'infinità di vite umane, a vivaforza, vennero gettate in quella palude, nei luoghi ove maggiormente vi si sprofondava, e in quelle vere e proprie sabbie mobili venissero inghiottiti lentamente scomparendo. Molti furono quelli che, per non essere pratici di quella zona insidiosa, vi persero la vita ignorando i pericoli e le insidie che la palude occultava. Uguale sorte capitò a coloro che, per sconsiderata imprudenza, vi si inoltrarono. La leggenda dice che durante le notti buie e tempestose, tra quei folti canneti, si sentivano lugubri lamenti e grida strazianti di terrore e di maledizione di quelle sventurate vittime che, con il passare dei secoli, non avevano ancora trovato pace. Tutto questo imprimeva paura e diffidenza; dava motivo di essere detestata da tutti, in special modo quando era calata la sera. ln vecchi testi di storia locale si legge che sovente capitava alla gente che abitava nei paesi a sud-est della palude che, per necessita di lavoro o di commercio, dovendosi recare nei luoghi aldilà della palude, per non fare un lungo giro vizioso alle falde delle colline cercavano di accorciare il tragitto prendendo un viottolo che ben conoscevano per la sua stabilita, ma si infiltrava nel folto della palude. Sovente succedeva, tanto che fosse giorno come notte, che si fossero trovati a transitare, da soli o in poca compagnia, in questa zona malfamata, e fare cattivi incontri con gruppi di malintezionati borsaioli o lestofanti, di venire aggrediti e talvolta malmenati o, peggio ancora, accoltellati, per poi essere rapinati di tutto quello che poteva essere di valore; in prima cosa era il denaro, gioielli e oro; se le vittime indossavano abiti o scarpe nuove o in ottimo stato, facilmente ne venivano spogliati. Per porre riparo a questo pericolo molti andavano per via mare facendosi trasportare a pagamento da improvvisati barcaioli. I più coraggiosi, in special modo quand'era il giorno di paga, solitamente si accordavano di aspettarsi in un punto prestabilito, ad un centinaio di metri dall’inizio della palude; se gia da molto era calata la sera al chiaro di lanterne a olio o torce si facevano strada, corredati di un necessario cappuccio, fatto di fitto velo, per difendersi dall'assalto dei fastidiosi insetti che a milioni permanentemente, in quelle acque stagnanti, vi stazionavano. Nel vederli cosi incappucciati, uno dietro l’altro, in fila indiana, tra quei folti canneti, davano la parvenza di sette religiose o fantasmi. Incredibilmente questa fu la zona che i nostri predecessori scelsero per creare e dar vita al nostro amato Borgo. Di essa solo una piccola parte la trovarono adatta alla coltivazione; la restante, come si è detto, era paludosa e malsana, le caratteristiche geologiche del terreno erano più per inghiottire che per sorreggere, Le ragioni, piu o meno buone, che indussero i nostri padri a fare quella scelta, allora forse giustificata, oggi non sta a noi contestarla o, peggio ancora, criticarla. Anzi, ne dobbiamo dar merito constatando che in questo fazzoletto di terra strappata con forza alla palude, ci vennero costruite fabbriche, stabilimenti e case. Durante la crescita del Borgo, i terreni a suo tempo bonificati, nella zona degli Stagnoni, continuarono ad essere coltivati a foraggio, frutteti e ortaggi. L'area posta alle spalle del noto stabilimento manufattiero «Montecatini» e dall’agglomerato residenziale del borgo di Fossamastra rimase palude fino ai giorni nostri. Bonificata, la palude scomparve nel 1960. Traccia dei terreni paludosi comunque rimasero,proprio al termine di Via della Concia (così denominata dall'attività conciaria svolta fino ai primi del XX secolo in qualche stabile del posto)ed in essi i ragazzi di Fossamastra si sfidavano in salti e disavventure stile Tex Willer, fino alla costruzione dello svincolo autostradale della SALT che, nei primissimi Anni Settanta, offriva il collegamento con Via Valdilocchi per chi usciva dalla A12 dal casello di Santo Stefano Magra/la Spezia.

In anni a noi più prossimi, nello stesso svincolo è stato ricavato lo spazio per far uscire dal raccordo che collega Spezia con Santo Stefano e le autostrade A15(Cisa) e A12 (Azzurra) coloro che si sono immessi nel raccordo stesso dal lato della città.

NOTA: Sino al 1926 tutta la zona di Fossamastra era posta sotto la giurisdizione del Comune di Arcola; dopo passò sotto a quel di La Spezia.

Fonte: Giulio Negroni - IL BORGO DI FOSSAMASTRA Un tuffo nel suo passato

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