IL MULINO A VENTO DI CAMPIGLIA

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Indice

Storia

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Lungo il tracciato del sentiero di crinale che collega Portovenere con le Cinque Terre, non lontano dalla Chiesa di Santa Caterina di Campiglia, si incontra una possente costruzione circolare in pietra caratterizzata da una scala interna che avvolgendosi a semicerchio porta al piano superiore. Ritenuto da alcuni un torrione di avvistamento, simile a quelli che la [Repubblica di Genova] aveva alzato sulle coste toscane e della Corsica, la costruzione è in realtà di un edificio adibito ad accogliere le attrezzature (pale, macchinari) di un mulino a vento. Torri di avvistamento a pianta curvilinea non sono affatto rare in Lunigiana basti pensare a quella di Caprigliola (poi adibita a campanile) o a quelle poste a difesa del castello di Comano e di Bagnone. Tuttavia da una più attenta osservazione appare evidente che questo edificio aveva tutt’altra origine e funzione. Si tratta infatti dei resti di un antico mulino a vento, innalzato probabilmente nel corso del ‘600, allo scopo di sopperire alla poca disponibilità di energia idraulica comune a tutte quelle località, come quella dell’estremo Levante ligure, dove le pareti ripide ed i rilievi troppo vicini al mare hanno impedito la formazione di corsi d’acqua di grande portata.

Spaccato del mulino

La scarsità di fiumi e torrenti di una certa portata ha spinto precocemente gli abitanti di questa zona della Liguria a trovare forze motrici alternative all'acqua. Già nel medioevo e precisamente nel 1175 nelle pergamene del Monastero di San Venerio del Tino, è citato un "mulino de vento". A Portovenere, sotto alla fortezza, ancora oggi permangono i resti di due mulini a vento, come pure da vecchie riproduzioni e da carte settecentesche ne sappiamo l'esistenza alla Spezia e a Maralunga presso Lerici. Il Mulino di Campiglia per la tipologia architettonica è stato datato nel XVII secolo, e seppure il regime dei venti poco costanti non sia dei più favorevoli, pare abbia funzionato fino alla seconda metà dell'ottocento. Lasciato poi cadere in rovina, nel 2005 poco prima che subisse un crollo irreversibile, è stato restaurato per l'iniziativa della Associazione Campiglia dal Parco Nazionale delle Cinque Terre. I mulini nella zona della Spezia Oggi dei ben più numerosi mulini a vento che dovevano sorgere sui punti più esposti delle colline intorno al golfo, solo di tre sono pervenuti i resti materiali, mentre di un quarto restano importanti testimonianze cartografiche e iconografiche. Del mulino a vento che si trovava al centro del Golfo ella Spezia , seppure scomparso da molto tempo (i suoi ruderi erano ancora visibili fino a fine ‘800) è rimasta viva la memoria attraverso i quadri di Agostino Fossati. Meno documentata è la presenza di un mulino a vento a Vernazza. Esso doveva essere ubicato poco fuori dell’abitato sul sentiero verso Corniglia, come testimoniano i pochi resti, oggi conglobati in un edificio residenziale, ed il toponimo “al molìn a vènt” dato alla zona circostante. Dei tre di cui si hanno ancora importanti reperti i primi due, gemelli, sono posti affiancati nella costa a picco sul mare aperto di Portovenere, il terzo è quello che si alza a Campiglia poco a sud della chiesa.

La storia del mulino di Campiglia

Il mulino di Campiglia presenta dei caratteri precipui rispetto alla tipologia usuale di questi edifici soprattutto per la presenza di una scala in pietra esterna ben strutturata che porta al piano superiore (di solito il collegamento è posto all’ interno) e per la copertura del piano terra a cupola invece che con i più usuali travi e tavolati lignei. Questa struttura complessa e articolata riconduce ad una datazione più tarda rispetto a quelli cinquecenteschi di Portovenere, per cui si ritiene che possa risalire al pieno XVII secolo. La “storia” dell’edificio si può scandire in diverse fasi distinte. La prima è quella della costruzione. La sua muratura priva di basamento (che esiste invece in quelli di Portovenere), costituita da pietre di arenaria opportunamente sbozzate e ben legate da malta di calce a grana grossolana, presenta uno spessore digradante tra i 100 e gli 80 cm.; la tecnica usata è quella delle impalcature esterne in legno di cui restano evidenti le buche pontaie lungo tutto il perimetro. L’accesso originario si trovava a sud (sul lato opposto rispetto a quello attuale) come è ben leggibile verso l’interno dove, lungo il muro perimetrale, si aprono numerose nicchie di cui non sempre è chiara la destinazione. Una bella volta in malta cementizia, costituita da una serie di spicchi posti a raggiera che porta ancora evidenti i segni della centina in legno utilizzata per la costruzione, copre questo vano e lo separa da quello superiore raggiungibile, come abbiamo visto, dalla scalea esterna. La seconda fase, quella del primo abbandono, è caratterizzata dal deterioramento delle strutture murarie a causa di numerosi crolli. Ad essa segue un nuovo momento di “riuso”, databile verosimilmente al 1840 secondo quanto si legge sull’architrave della nuova porta aperta a sud (ANNO DEL SIGNORE 1840).Viene rifatta la copertura e intonacata (o reintonacata) la parte superiore, sono inoltre chiuse alcune aperture sostituite da altre. L’ultimo e definitivo abbandono, dopo un periodo di utilizzo come stalla e fienile, lascia il mulino nella più totale incuria e soggetto a saccheggi. Già alcuni gradini della scala esterna in arenaria sono stati asportati e profonde crepe verticali facevano presagire in tempi non lontani la definitiva rovina.

Restauro

l’Associazione Campiglia il Comune della Spezia (proprietario dell’immobile) ed il Parco Nazionale delle Cinque Terre hanno collaborato ad un progetto per il recupero dell'edificio conclusosi a fine 2007. I lavori di restauro sono stati di tipo conservativo, mantenendo ben distinte, le parti costruite ex novo da quelle originali, secondo una prassi metodologica ormai consolidata per questo tipo di interventi.All’interno dell'edificio dovrà essere allestito un centro di accoglienza turistica ed una mostra permanente relativa alle diverse tipologie di mulini a vento in Italia e all’estero, al loro funzionamento ed alle diverse metodologie di recupero. Il centro sarà gestito dall'Associazione Campiglia. Il mulino di Campiglia verrà ad assumere così, oltre ad una indubbia valenza simbolica volta a richiamare le origini agricole e le caratteristiche ambientali di questo territorio, anche una concreta funzione all’interno delle attività del Parco delle Cinqueterre. Il sito dove il mulino si trova in fatti costituisce una vera e propria porta d’accesso per chi si appresta a percorrere i percorsi pedonali che attraversano il Parco o viceversa è il luogo di uscita per coloro che se li lascia alle spalle per raggiungere la suggestiva punta di Portovenere e le selvagge isole della Parmaria, del Tino, del Tinetto, limite estremo del Levante ligure.

Fonte: Associazione Campiglia

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