Il "CONTE" AMAVA LE DONNE MA POI LE TAGLIAVA A PEZZI

Da wikiSpedia.

Un emulo di jack lo squartatore sulle sponde della Sprugola. Una serie di delitti che suscitarono orrore "Valigie con resti umani abbandonate sui treni Alla fine il colpevole viene scoperto e fucilato.

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Nei primi mesi del 1925 arrivò in treno alla Spezia Cesare Serviatti, un individuo che nel giro di un decennio si sarebbe guadagnato una sinistra fama: quella di squartatore di donne, un ripper simile a quello ch in Inghilterra aveva fatto a fette tante rappresentanti del gentil sesso senza peraltro essere mai stato identificato o catturato.

Serviatti era un romano che ufficialmente faceva il fornaio. In realtà aveva anche degli hobbies non proprio raccomandabili, sul quale qale la pena di soffermarci. Intanto va affermato che era un tipo dotato di un fluido magnetico, tanto che aveva la fama di Don Giovanni, sia pure di borgata.

A Roma, dove lavorava poco e bighellonava tanto era chiamato "il conte", per via di un suo certo modo di fare un pò snob. Aveva una moglie, ma anche un'amante fissa e tante occasionali avventure, specialmente con donne di basso censo e poco acculturate, le più facili da irretire. Alla Spezia il "conte" arrivò, dopo aver abbandonato la moglie a Roma con una stagionata amante certa Anna Morisani, 70 anni compiuti, con la quale aprì una pensione in Via Napoli che chiamò col nome della città da cui proveniva: Roma.

La Morisani era una delle tante donne che il fornaio aveva conosciuto attraverso annunci sui giornali, destinate ad essere immolate dallo squartatore, una volta depredate dei loro averi, ma scampata al suo micidiale coltello per motivi ignoti. Quando giunse nella nostra città, Serviatti aveva già fatto fuori alcune donne, ma le indagini non riuscirono tuttavia a quantificare il numero delle vittime. Sicuramente gli furono attribuiti tre delitti, ma il "conte" fu sospettato di averne compiuti molti di più.

A cadere vittime delle sue coltellate, fatte a pezzi e rinchiuse in una valigia, furono Beatrice Margarucci, romana; Paolina Gorietti, umbra e Pasqua Bertolini, livornese. Quest'ultima è stata quella che ha fatto cadere in trappola il "mostro". Vedova di un funzionario della Ferrovie, la Bertolini abitava in Chiavari, in una villa con vista mare, godendosi una pensione di tutto rispetto per i tempi che correvano. Ancora piacente, la donna non aveva alcuna intezione di recitare il ruolo della vedova inconsolabile e cercava ogni occasione per distrarsi. Anch'essa, come quelle che l'avevano preceduta, aveva risposto ad un annuncio su un quotidiano.

Nel luglio del 1932 lasciò la sua bella casa sulla riviera per mettersi in viaggio verso La Spezia, città che sarebbe stata l'ultima tappa della sua vita. Serviatti, a La Spezia aveva già ucciso la Gorietti, i cui resti furono trovati in due valige abbandonate nello scompartimento di un treno sulla linea Spezia-Pisa. La donna era stata uccisa, non nella sinistra pensione di Via Napoli, ma in un appartamento che lo squartatore romano aveva preso in affitto. La Bertolini invece, finì i suoi giorni, una volta derubata d quanto era possibile, nella pensione di Via Napoli. I suoi resti furono occultati nelle solite valige abbandonate poi su un treno diretto in toscana, frequentato perlopiù da pendolari. Quel delitto, a quanto sembra, fu l'ultimo compiuto dal "conte".

Le circostanze che portarono al suo arresto non sono mai state chiarite con precisione, ma si è saputo che la Bertolini, nel suo viaggio da Chiavari a La Spezia, aveva conosciuto un uomo, certo Sturlese, col quale si era confidata dicendo che a La Spezia l'aspettava appunto il Serviatti, suo prossimo marito. Quando il treno arrivò in stazione, i due s'erano lasciati con una promessa: rivedersi, cosa che infatti si verificò più volte. Poi improvvisamente, la vedova non si pesentò piu agli appuntamenti con lo Sturlese e quest'ultimo allora, pensò di vederci chiaro e andò a cercarla nella pensione gestita dal Serviatti e dalla sua amante. Il romano, dissimulando la sorpresa, accolse lo Sturlese in malo modo:"La Bertolini? Come, lei la conosce? No, non è più con me: l'ho mandata al suo destino". Un destino che si chiamava mannaia.

Lo Sturlese tuttavianon diede peso a quelle frasi e finì per lasciar perdere, salvo poi a farsi vivo quando lo squartatore fu catturato e si seppe del suo hobby sanguinario. Infatti la polizia, dopo il ritrovamento dei resti delle donne fatte a pezzi sui treni, aveva scatenato una vera e propria caccia all'ignoto macellaio. C'è da dire che le indagini erano state intensificate anche perchè i gerarchi del regime mal sopportavano quella catena di delitti impuniti, nonostante i giornali fossero costretti dalla censura e non darvi eccessivo spazio. Oramai però gli investigatori erano sulle tracce del "conte" che alla fine fu scovato, processato e condannato a morte medialnte la fucilazione.

La sentenza fu eseguita nel poligono di Sarzana. Ma il processo in assisi non riuscì a far luce su tutti i delitti dei quali il fornaio romano era sospettato. L'effettivo numero delle vittime non fu accertato, nonostante l'elenco delle sparizione di donne fosse abbastanza lungo. Qualcuno avanzò l'ipotesi che non tutte le donne adescate con gli annunci sui giornali, siano state tagliate a pezzi. Forse in qualche scantinato o nel folto di un bosco, ci sono occultati i resti delle poverette svanite nel nulla.

FONTE: BRUNO DELLA ROSA -- STRANE STORIE SPEZZINE -- EDIZIONI 5 TERRE

Varie: La band Funkafè ha dedicato una composizione originale a questa storia "Troncadone" http://www.reverbnation.com/play_now/song_4130212 Funkafè (old funk jazz) SP

http://www.funkafe.it
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