LA SERRA

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Famosa a La Serra è la Sagra da Lumaga (Sagra della lumaca) che si festeggia in occasione della festa patronale del paese, San Zane che in dialetto serrese vuol dire San Giovanni, sul finire del mese di agosto. È una ghiotta occasione per poter assaporare le famose lumache, cucinate in umido secondo un'antica ricetta del luogo e piatti a base di pesce.
Famosa a La Serra è la Sagra da Lumaga (Sagra della lumaca) che si festeggia in occasione della festa patronale del paese, San Zane che in dialetto serrese vuol dire San Giovanni, sul finire del mese di agosto. È una ghiotta occasione per poter assaporare le famose lumache, cucinate in umido secondo un'antica ricetta del luogo e piatti a base di pesce.
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Sovrastante Tellaro, lungo la provinciale che conduce a Montemarcello , soffocata dagli ulivi , SERRA spazia da Livorno al porto spezzino. Il paese ha mantenuto nel tempo i caratteri essenziali del tipico borgo ligure. Lungo i suoi carrobi stretti , scale aperte conducono ai primi piani e si intravedono volte e oscuri passaggi in galleria. E' il paese che vanta i natali di Paolo Bertolani. Serra, compare per la prima volta come luogo abitato nel documento n. 493 del Codice Pelavicino, nell’anno 1218. L’idea dell’agglomerato abitativo è ancora lontana. Dobbiamo immaginare il luogo campestre e servito da una fitta rete viaria che lo unisce alla sottostante Lerici, ma soprattutto, a Portesone, Barbazzano e Ameglia, nonché a tutte le altre località come Verazzano, Cala, Mezzana, Tellaro, Fratta, e altre di minore importanza. La vegetazione è varia.Dalla macchia mediterranea, si passa al pascolo, a parti già lavorate, ad uliveti in crescita, vigneti e terreni con fichi e altre piante fruttifere. In quel tempo, la grande proprietà fondiaria veniva ancora gestita secondo il sistema curtense, metodo che prevedeva la coesistenza di due parti ben distinte. La prima era la "pars dominica", gestita direttamente dal signore, in questo caso il Vescovo, nella quale si utilizzava manodopera servile propria della parte, e manodopera occasionale e gratuita, proveniente, in base a veri e propri contratti, dalla "pars massaricia". Quest’ultima è la parte che il signore affidava a coloni stabili , i massari, che in virtù dei loro obblighi stabiliti dai contratti, dovevano lavorare e migliorare prestando corvèe, fazioni ecc. Serra apparteneva alla pars massaricia, e nel luogo, era presente sicuramente un manso. Il manso doveva comprendere una quantità di terra sufficiente al mantenimento di almeno una famiglia e presumibilmente doveva avere un’estensione di circa cinque iugeri, circa dodicimila metri, ma a seconda delle zone, nel Medioevo europeo, poteva ampliarsi sino ad un limite di quarantamila metri quadrati. Il manso, generalmente consisteva in un’estensione omogenea di boschi, campi e vigne, con abitazione e ricovero per gli animali, ma rimane probabile che a causa delle diverse realtà locali, fosse costituito da particelle non necessariamente unite nella loro estensione,come il Codice ben evidenzia. Nel documento n. 16 anno 1274, Rolando e Giunio per il maso della Serra devono pagare un affitto, parte in denaro e parte in natura, oltre che alle altre consuete prestazioni dovute. Opecino, Giacopina e Simona, eredi di un certo Rolando, sono obbligati “per quello che tengono”, esclusivamente al pagamento in prodotti naturali. Il fatto lascia presupporre una particella di terra sicuramente molto più piccola dell’estensione di un manso. Bella, madre di Bruna, di Femenella e di Orso, vive nel luogo di Serra e con i figli deve pagare, per la casa e i poderi che possiedono, non solo nel luogo e nelle sue pertinenze, ma anche nel piano di [[Ameglia|AMEGLIA]] e altrove ( Codice Pelavicino n. 403). Dal solito atto si rileva che Amico del fu Gerardo, paga per una casa e terre nel luogo di Mezzana, come, egualmente, pagano al vescovo gli eredi di Rapallo, per case, poderi e possedimenti che hanno in Verazzano, Cala e Serra . Tutti i luoghi menzionati, sempre nelle pertinenze di Barbazzano. Da questi elementi è presumibile supporre che Serra come luogo abitato abbia avuto origine dove ancora oggi si ritrova Via Casamento. Il termine è peraltro usato e citato nel documento n. 403, come lotto di terreno in cui si poteva edificare. Infatti, nell’atto, si specifica: "terreno o casamento … che dovrà essere edificato". In sostanza, già in quel tempo, esisteva una vera e propria pianificazione ben documentata nell’atto n. 44 datato 3 settembre 1230 del codice, nel quale, per quanto riguarda Sarzana, il vescovo Guglielmo e i maggiorenti della città, stabiliscono il sito dove si potrà costruire e le dimensioni che dovranno avere le case, compreso il carrobio prospiciente le facciate. Dall’originario gruppo di case, dove oggi si trova Via del Casamento, prosegue la via verso il valico per il monte Rocchetta; si attraversa il "Figae",e più in alto, dove l’attuale via Garibaldi si stacca dalla pianura,anticamente si chiamava la Via dei pomi , indice, come la vicina Via "sopra gli orti" di antiche colture, si arranca in salita e si arriva alla "Frate" (luogo in salita), toponimo ben noto a tutti i serresi. Il luogo, attualmente fa parte del paese e ne rappresenta la porzione superiore. Più in alto, lungo la medesima via per il valico della Rocchetta e il castello di Ameglia , il manso di Valle di Stefano, l’odierno Vallestrieri.
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Sovrastante Tellaro, lungo la provinciale che conduce a Montemarcello , soffocata dagli ulivi , SERRA spazia da Livorno al porto spezzino. Il paese ha mantenuto nel tempo i caratteri essenziali del tipico borgo ligure. Lungo i suoi carrobi stretti , scale aperte conducono ai primi piani e si intravedono volte e oscuri passaggi in galleria. E' il paese che vanta i natali di Paolo Bertolani. Serra, compare per la prima volta come luogo abitato nel documento n. 493 del Codice Pelavicino, nell’anno 1218. L’idea dell’agglomerato abitativo è ancora lontana. Dobbiamo immaginare il luogo campestre e servito da una fitta rete viaria che lo unisce alla sottostante Lerici, ma soprattutto, a Portesone, Barbazzano e Ameglia, nonché a tutte le altre località come Verazzano, Cala, Mezzana, Tellaro, Fratta, e altre di minore importanza. La vegetazione è varia.Dalla macchia mediterranea, si passa al pascolo, a parti già lavorate, ad uliveti in crescita, vigneti e terreni con fichi e altre piante fruttifere. In quel tempo, la grande proprietà fondiaria veniva ancora gestita secondo il sistema curtense, metodo che prevedeva la coesistenza di due parti ben distinte. La prima era la "pars dominica", gestita direttamente dal signore, in questo caso il Vescovo, nella quale si utilizzava manodopera servile propria della parte, e manodopera occasionale e gratuita, proveniente, in base a veri e propri contratti, dalla "pars massaricia". Quest’ultima è la parte che il signore affidava a coloni stabili , i massari, che in virtù dei loro obblighi stabiliti dai contratti, dovevano lavorare e migliorare prestando corvèe, fazioni ecc. Serra apparteneva alla pars massaricia, e nel luogo, era presente sicuramente un manso. Il manso doveva comprendere una quantità di terra sufficiente al mantenimento di almeno una famiglia e presumibilmente doveva avere un’estensione di circa cinque iugeri, circa dodicimila metri, ma a seconda delle zone, nel Medioevo europeo, poteva ampliarsi sino ad un limite di quarantamila metri quadrati. Il manso, generalmente consisteva in un’estensione omogenea di boschi, campi e vigne, con abitazione e ricovero per gli animali, ma rimane probabile che a causa delle diverse realtà locali, fosse costituito da particelle non necessariamente unite nella loro estensione,come il Codice ben evidenzia. Nel documento n. 16 anno 1274, Rolando e Giunio per il maso della Serra devono pagare un affitto, parte in denaro e parte in natura, oltre che alle altre consuete prestazioni dovute. Opecino, Giacopina e Simona, eredi di un certo Rolando, sono obbligati “per quello che tengono”, esclusivamente al pagamento in prodotti naturali. Il fatto lascia presupporre una particella di terra sicuramente molto più piccola dell’estensione di un manso. Bella, madre di Bruna, di Femenella e di Orso, vive nel luogo di Serra e con i figli deve pagare, per la casa e i poderi che possiedono, non solo nel luogo e nelle sue pertinenze, ma anche nel piano di [[AMEGLIA|Ameglia]] e altrove ( Codice Pelavicino n. 403). Dal solito atto si rileva che Amico del fu Gerardo, paga per una casa e terre nel luogo di Mezzana, come, egualmente, pagano al vescovo gli eredi di Rapallo, per case, poderi e possedimenti che hanno in Verazzano, Cala e Serra . Tutti i luoghi menzionati, sempre nelle pertinenze di Barbazzano. Da questi elementi è presumibile supporre che Serra come luogo abitato abbia avuto origine dove ancora oggi si ritrova Via Casamento. Il termine è peraltro usato e citato nel documento n. 403, come lotto di terreno in cui si poteva edificare. Infatti, nell’atto, si specifica: "terreno o casamento … che dovrà essere edificato". In sostanza, già in quel tempo, esisteva una vera e propria pianificazione ben documentata nell’atto n. 44 datato 3 settembre 1230 del codice, nel quale, per quanto riguarda Sarzana, il vescovo Guglielmo e i maggiorenti della città, stabiliscono il sito dove si potrà costruire e le dimensioni che dovranno avere le case, compreso il carrobio prospiciente le facciate. Dall’originario gruppo di case, dove oggi si trova Via del Casamento, prosegue la via verso il valico per il monte Rocchetta; si attraversa il "Figae",e più in alto, dove l’attuale via Garibaldi si stacca dalla pianura,anticamente si chiamava la Via dei pomi , indice, come la vicina Via "sopra gli orti" di antiche colture, si arranca in salita e si arriva alla "Frate" (luogo in salita), toponimo ben noto a tutti i serresi. Il luogo, attualmente fa parte del paese e ne rappresenta la porzione superiore. Più in alto, lungo la medesima via per il valico della Rocchetta e il castello di Ameglia , il manso di Valle di Stefano, l’odierno Vallestrieri.
==GALLERIA FOTOGRAFICA==
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Versione attuale delle 12:26, 20 feb 2014

LA SERRA 01.jpg

Frazione di Lerici, La Serra, borgo tipico ligure, come tutti i luoghi circostanti, con carrugi, volti e numerose scalinate, si erge alle sue spalle adagiata lungo il costone di una collina, ricca di coltivazioni di olivi e dista all'incirca un solo chilometro dal suo comune. Il panorama che si gode da questo luogo è assolutamente da non perdere, con Lerici in primo piano subito sotto e San Terenzo sulla sua destra, e lungo l'orizzonte, partendo da sinistra, le isole del Tinetto, del Tino e Palmaria, la stupenda Portovenere e via via tutta la costa che si addentra nel golfo spezzino, la diga foranea e la Baia Blu. La Serra deve probabilmente la sua nascita, come la vicina Tellaro alla distruzione e l'abbandono degli antichi abitati di Barbazzano e di San Lorenzo. Non esiste una data certa della sua fondazione, però si fa menzione del borgo già nell'anno 1141 e più precisamente nel Codice Pelavicino scritto per ordine del Vescovo di Luni Enrico da Fucecchio tra il 1278 e il 1289. Anche se in collina, venne dotata di mura difensive nel XVI secolo, per arginare le invasioni turche dell'epoca. Gli abitanti di questo luogo sono stati per lunghi secoli dei commercianti di olio, cuoio e salumi ed esercitavano questa professione nel Parmigiano, nel Reggiano e nel Modenese, scambiando i loro prodotti con formaggio, uova, burro e carni salate. Nella chiesa parrocchiale ricostruita nel 1965 è custodita la preziosa tela del XVII secolo, titolata Decollazione del Battista copia non completa del capolavoro del grande artista di Utrecht, l'olandese Gerrit van Honthorst. In un sottostante poggio di La Serra, si trova la Villa di Verazzano che ha le sue origini in un fondo prediale romano e che alcuni suppongono fosse la patria originaria della famiglia da cui discese il famoso navigatore Giovanni da Verazzano, che compì i suoi viaggi per conto della Francia ed esplorò molte zone della costa atlantica statunitense, compresa la baia di New York e del Canada. Per gli amanti della mountain-bike e del trekking, La Serra è uno dei luogi ideali, poiché da essa si dipartono numerosi sentieri e stradine che portano da un lato al bellissimo borgo di Tellaro e la spiaggia di Fiascherino passando volendo per l'antica Barbazzano, dall'altro raggiungono attraverso l'alta via del Golfo della Spezia: Zanego, Ameglia, Montemarcello, Bocca di Magra, Punta Corvo e Punta Bianca. Verso ponente infine è possibile raggiungere Romito Magra, Pugliola, Lerici e San Terenzo, e per i più allenati la lontana Portovenere al di là della costa, percorrendo tutto il golfo. Famosa a La Serra è la Sagra da Lumaga (Sagra della lumaca) che si festeggia in occasione della festa patronale del paese, San Zane che in dialetto serrese vuol dire San Giovanni, sul finire del mese di agosto. È una ghiotta occasione per poter assaporare le famose lumache, cucinate in umido secondo un'antica ricetta del luogo e piatti a base di pesce.

Sovrastante Tellaro, lungo la provinciale che conduce a Montemarcello , soffocata dagli ulivi , SERRA spazia da Livorno al porto spezzino. Il paese ha mantenuto nel tempo i caratteri essenziali del tipico borgo ligure. Lungo i suoi carrobi stretti , scale aperte conducono ai primi piani e si intravedono volte e oscuri passaggi in galleria. E' il paese che vanta i natali di Paolo Bertolani. Serra, compare per la prima volta come luogo abitato nel documento n. 493 del Codice Pelavicino, nell’anno 1218. L’idea dell’agglomerato abitativo è ancora lontana. Dobbiamo immaginare il luogo campestre e servito da una fitta rete viaria che lo unisce alla sottostante Lerici, ma soprattutto, a Portesone, Barbazzano e Ameglia, nonché a tutte le altre località come Verazzano, Cala, Mezzana, Tellaro, Fratta, e altre di minore importanza. La vegetazione è varia.Dalla macchia mediterranea, si passa al pascolo, a parti già lavorate, ad uliveti in crescita, vigneti e terreni con fichi e altre piante fruttifere. In quel tempo, la grande proprietà fondiaria veniva ancora gestita secondo il sistema curtense, metodo che prevedeva la coesistenza di due parti ben distinte. La prima era la "pars dominica", gestita direttamente dal signore, in questo caso il Vescovo, nella quale si utilizzava manodopera servile propria della parte, e manodopera occasionale e gratuita, proveniente, in base a veri e propri contratti, dalla "pars massaricia". Quest’ultima è la parte che il signore affidava a coloni stabili , i massari, che in virtù dei loro obblighi stabiliti dai contratti, dovevano lavorare e migliorare prestando corvèe, fazioni ecc. Serra apparteneva alla pars massaricia, e nel luogo, era presente sicuramente un manso. Il manso doveva comprendere una quantità di terra sufficiente al mantenimento di almeno una famiglia e presumibilmente doveva avere un’estensione di circa cinque iugeri, circa dodicimila metri, ma a seconda delle zone, nel Medioevo europeo, poteva ampliarsi sino ad un limite di quarantamila metri quadrati. Il manso, generalmente consisteva in un’estensione omogenea di boschi, campi e vigne, con abitazione e ricovero per gli animali, ma rimane probabile che a causa delle diverse realtà locali, fosse costituito da particelle non necessariamente unite nella loro estensione,come il Codice ben evidenzia. Nel documento n. 16 anno 1274, Rolando e Giunio per il maso della Serra devono pagare un affitto, parte in denaro e parte in natura, oltre che alle altre consuete prestazioni dovute. Opecino, Giacopina e Simona, eredi di un certo Rolando, sono obbligati “per quello che tengono”, esclusivamente al pagamento in prodotti naturali. Il fatto lascia presupporre una particella di terra sicuramente molto più piccola dell’estensione di un manso. Bella, madre di Bruna, di Femenella e di Orso, vive nel luogo di Serra e con i figli deve pagare, per la casa e i poderi che possiedono, non solo nel luogo e nelle sue pertinenze, ma anche nel piano di Ameglia e altrove ( Codice Pelavicino n. 403). Dal solito atto si rileva che Amico del fu Gerardo, paga per una casa e terre nel luogo di Mezzana, come, egualmente, pagano al vescovo gli eredi di Rapallo, per case, poderi e possedimenti che hanno in Verazzano, Cala e Serra . Tutti i luoghi menzionati, sempre nelle pertinenze di Barbazzano. Da questi elementi è presumibile supporre che Serra come luogo abitato abbia avuto origine dove ancora oggi si ritrova Via Casamento. Il termine è peraltro usato e citato nel documento n. 403, come lotto di terreno in cui si poteva edificare. Infatti, nell’atto, si specifica: "terreno o casamento … che dovrà essere edificato". In sostanza, già in quel tempo, esisteva una vera e propria pianificazione ben documentata nell’atto n. 44 datato 3 settembre 1230 del codice, nel quale, per quanto riguarda Sarzana, il vescovo Guglielmo e i maggiorenti della città, stabiliscono il sito dove si potrà costruire e le dimensioni che dovranno avere le case, compreso il carrobio prospiciente le facciate. Dall’originario gruppo di case, dove oggi si trova Via del Casamento, prosegue la via verso il valico per il monte Rocchetta; si attraversa il "Figae",e più in alto, dove l’attuale via Garibaldi si stacca dalla pianura,anticamente si chiamava la Via dei pomi , indice, come la vicina Via "sopra gli orti" di antiche colture, si arranca in salita e si arriva alla "Frate" (luogo in salita), toponimo ben noto a tutti i serresi. Il luogo, attualmente fa parte del paese e ne rappresenta la porzione superiore. Più in alto, lungo la medesima via per il valico della Rocchetta e il castello di Ameglia , il manso di Valle di Stefano, l’odierno Vallestrieri.

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