MEDITERRANEAN SQUADRON

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Il Mediterranean Squadron del commodoro Read arriva a Genova nel marzo del 1848, e ottiene nel giugno dello stesso anno l’uso gratuito della rada della Spezia e lo stabilimento di un deposito navale per 3 anni rinnovabili annualmente. Proprio alla Spezia Napoleone I aveva cominciato nel 1811 la costruzione di una grande base navale in sostituzione di Genova, diventata insufficiente.
Alla sua caduta i lavori sono stati sospesi e nel cantiere si installano gli americani. Nel frattempo Cavour riprende l’idea di Napoleone ma non riesce a farsi approvare dal Parlamento il trasferimento della base fino al 1857, quando notifica agli americani lo “sfratto” dalla Spezia e offre loro in cambio la baia di Panigaglia, appena più a sud, dopo il borgo di Fezzano, cui hanno peraltro già accesso dal ‘52.
Nel frattempo la causa italiana trova in America ulteriore consenso. La politica liberista di Cavour piace e da buoni frutti: l’esportazione americana in Piemonte è crescita dai 300.000 $ del 1851 fino ai 3 milioni del 1859. Tutto lascia sperare che l’unificazione della penisola porti vantaggi anche superiori. A sostenere la causa unitaria sono così non solo le lobbies dei produttori, dei ferrovieri e dei banchieri, ma anche la Young America, una potente associazione di stile mazziniano vicina al Partito Democratico, che ha contribuito nel 1852 alla vittoria del presidente Franklin Pierce, che nomina per gratitudine molti suoi esponenti ambasciatori nei paesi europei. Dalla base di Panigaglia parte il vascello Iroquois, che a Palermo rifornisce Garibaldi di armi e munizioni: un “generoso” intervento che però neppure scalfisce lo strapotere inglese e la sua supervisione sull’intera operazione. Il vero regista dei Mille è l’ammiraglio britannico George Rodney Mundy: a poco può il pur volenteroso capitano americano James Shedden Palmer dell’Iroquois.
A indebolire ulteriormente la posizione americana viene lo scoppio della guerra di Secessione che svuota Panigaglia di navi e di uomini. Sembra che all’inizio della guerra, le due fazioni di marinai americani si siano ferocemente azzuffate fra di loro e che siano dovuti intervenire i Reali Carabinieri a mettere fine a questo piccolo scampolo di guerra civile americana in suolo ligure. La guerra ha l’esito di svuotare temporaneamente la base. Il problema della base si ripropone nel 1865: i lavori per la costruzione della base italiana procedono (finiscono nell’aprile del 1870) e gli americani devono trovare una nuova sistemazione. Chiedono di potersi trasferire lì vicino, al Lazzaretto di Vignano, sempre all’interno del golfo e si fanno “raccomandare” da Jessie White Mario che gira l’America per perorare la causa garibaldina.
Il governo italiano propone loro le alternative di Cagliari, dell’isola sarda di San Pietro o della base di Siracusa, ereditata dai Borbone. Le trattative non vanno a buon fine e nel febbraio del 1868 attracca a Panigaglia l’ultima nave americana, la fregata Franklin dell’ammiraglio David G. Ferragut. In realtà la cosa non è più di grande interesse per nessuno: gli americani non hanno più bisogno di basi militari per difendere i propri commerci e si sono accordati con gli inglesi per la spartizione dei mercati, e l’Italia unita non ha più bisogno di loro come protettori.
L’installazione viene così smontata nel 1868. A ricordo di quella base primigenia resta per un secolo il cosiddetto “Camposanto dei Genchi” (degli Yankee), spazzato via negli anni ’70 per fare posto all’unico impianto italiano di rigassificazione della Snam.
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