TEATRO DEGLI IMPAVIDI

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L'Impavidi è l'esempio più antico di teatro sorto come edificio autonomo con una connotazione chiara e definita, quella di "tempio laico" di una borghesia che nella Sarzana di inizio '800 voleva affermare il suo ruolo emergente. Fu così che la chiesa e il convento dei frati Domenicani, ormai abbandonati da qualche anno, furono ritenuti idonei a soddisfare le necessità di una città che già dal 700 era rinomata per la sua intensa vita teatrale.

L'idea di costruire il teatro nacque dal sodalizio di 14 imprenditori che si ridussero ad otto in quanto gli altri sei erano... sinceramente convinti che mal s'adibisse a pubblico divertimento un locale già riservato a religiose funzioni,...

Le opere iniziarono il 31 maggio del 1807 e si conclusero nel luglio del 1809. Buona parte delle strutture preesistenti venne demolita, ma alcune tracce sono rimaste; una lunetta affrescata nei camerini ci rivela il chiostro che ritroviamo ancora intatto in un immobile confinante e forse anche il pozzo posto sotto il palco potrebbe essere stato ad uso del conventi, anche se, per l'epoca, non era una novità realizzarne uno sotto il palcoscenico per migliorare l'acustica della sala.

Il progetto venne affidato all'architetto Paolo Bargigli, professore dell'Accademia di Carrara, al quale si affiancò ben presto il socio Bernardo Valenti, al quale si possono ascrivere le numerose modifiche apportate al tanto discusso progetto iniziale. Il Valenti realizzò un teatro dove si innestavano, con sapienti equilibri, elementi settecenteschi e neoclassici.

Il teatro si apre su piazza Garibaldi con un prospetto da due ordini di finestre dove alcune del primo piano sono timpanate; la facciata è arricchita da un elaborato cornicione, da alcune lesene e dalla presenza di vari oggetti di ferro battuto (lampade, supporti delle grondaie, frangiacque,...) che testimoniano questa antica tradizione sarzanese.

La platea è contornata da tre ordini di palchi e dal loggione che potevano offrire circa 800 posti. Decorazioni, stucchi e medaglioni impreziosiscono l'interno del teatro; il boccascena quadrato presenta in sommità un arcoscenico rettilineo sostenuto da lesene corinzie pronunciate; il sipario anteriore, opera ormai smarrita del Maret, raffigurava Omero in atto di accompagnare con la lira i versi dei suoi poemi; il secondo sipario e il soffitto furono decorati dal pittore genovese G.Battista Celle; le tramezze che separano i palchetti sono adornate con cariatidi in rilievo.

Il soffitto crollò nel 1815 e solo dopo un anno di lavori il teatro riebbe la sua volta nuovamente affrescata; un'ulteriore danno avvenne durante la seconda guerra mondiale quando una bomba perforò la volta e danneggiò irreparabilmente una parte degli affreschi; da un esame delle pitture della volta risulta evidente la mancanza di amorini suonatori e di altri elementi decorativi. Il tetto soprastante è sorretto da capriate in legno che coprono una luce di oltre 15 metri con un'imponente e suggestiva orditura lignea di travi e travicelli.

Recenti interventi di adeguamento alle normative di sicurezza hanno consentito la riapertura del teatro, perpetuando così la tradizione che da quasi due secoli vede "L'Impavidi" testimone della vita e delle emozioni della Città di Sarzana.

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Oggi, una lapide posta sul lato sinistro dell'ingresso secondario ricorda l'anno di ultimazione del teatro (1809), gli otto fondatori

  • Luigi Berbucci e fratelli
  • Giuseppe De Benedetti e fratelli
  • Agostino Magni Griffi e fratelli
  • Azzolino Malaspina
  • Giuseppe Picedi
  • Gio Batta Picedi Benettini e fratelli
  • Cesare Remedi
  • Gio Batta Valenti

ed il motto che li animava: "Fingendis moribus relaxandis animis virtutibus aemulandis aere collato extruebant IMPAVIDI"

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