VIRGINIA OLDOINI CONTESSA DI CASTIGLIONE

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Gabriele D’annunzio la definì Divina. L'intuizione del poeta dunque, molto più dell'analisi, spesso miope e settaria dei biografi, ha saputo individuare in Virginia di Castiglione, che ne fu in sommo grado portatrice, guell'aspetto magico e misterioso del potere della femminilità. Discendente di una nobile famiglia spezzina, Virginia Elisabetta Luisa Carlotta Antonietta Teresa Maria, figlia del marchese Filippo Oldoini (deputato della Spezia al parlamento Subalpino nel 1848 e nel '49, e in seguito diplomatico a Pietroburgo, in Baviera e a Lisbona) e della nobildonna fiorentina Isabella Lamporecchi, nacque a Firenze il 22 marzo del 1837, ma si considerò sempre spezzina; amava infatti il "joli golfe " che ricordava anche negli anni vissuti a Parigi, e la casa paterna, sulla collina dei Cappuccini — ora sbancata — e l'altra, ad Isola, che lei chiamava "la montagna". Virginia (detta anche Virginicchia, Nicchia, Ninì) andò sposa, non ancora diciassettenne, con una fastosa cerimonia in Santa Maria del Fiore, il 9 gennaio 1854, dopo un fidanzamento brevissimo, al conte piemontese Francesco Verasis di Castiglione, gentiluomo di corte e scudiero del re. I due giovani si erano conosciuti nell'estate del '53, sulla "rotonda" dello stabilimento balneare annesso all'Albergo Croce di Malta, alla Spezia, dove il Castiglione era venuto al seguito della famiglia reale sabauda. Nicchia s'impose ben presto all'attenzione dell'alta società e della corte sabauda non soltanto per la straordinaria bellezza ma anche per l'intelligenza e la vivacità di spirito. Qualita che il cugino di Virginia, Camillo Benso di Cavour pensò di utilizzare, come è noto, per poter favorire la sua politica presso i francesi. Erano gli anni in cui il piccolo stato piemontese con il felice intervento nella guerra di Crimea, si era segnalato all'attenzione europea, e Cavour andava cercando il modo di sfruttare favorevolmente la felice congiuntura politica, ottenendo da Napoleone III aiuti contro l'Austria. Pensando che il fascino della Castiglione potesse agevolare quest'opera di convincimento, Cavour, conoscendo la fama di "galanteria" dell'lmperatore dei Francesi, convinse Nicchia, con l'aiuto anche di uno zio di questa, il generale Cigala, aiutante di Campo del re, a partire per Parigi, per svolgervi un ruolo mondano-diplomatico in favore della causa italiana. Nicchia, entusiasta e compresa dell'imporianza storica del ruolo atfidatole, giungeva nel gennaio del '56 nella scintillante Parigi del Secondo impero, ottenendovi lo stesso successo avuto a Torino. ll 26 gennaio veniva presentata a corte, riuscendo a suscitare l'appassionato interesse dell'lmperatore. Come il generale Cigala aveva previsto, anche Napoleone Ill fu "Ai piedi di Nicchia", pronto ad accondiscendere ad ogni suo desiderio. L'attentato contro Napoleone Ill, mentre si recava dalla Castiglione, avvenuto il 2 aprile 1857, benchè Nicchia fosse assolutamente estranea alla misteriosa vicenda, venne utilizzato dall'lmperatrice Eugenia, gelosa dell'ascendente Italiano, per allontanare la rivale da Parigi. Ma il seme gettato nel cuore di Napoleone Ill sarebbe ugualmente fiorito due anni piu tardi, quando il 24 aprile 1859 le truppe francesi intervennero a fianco dello stato Piemontese nella Terza guerra d'Indipendenza che portò all'unità d'ltalia.
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Esperta nel gioco mondano e in quello diplomatico, e dotata di alte qualità intuitive, Virginia fu dunque uno dei pochissimi esempi di donna politica. Partecipò a molte altre delicate ancorchè ufficiose missioni diplomatiche, anche se si ricorda soltanto quella presso Napoleone Ill, per il piccante sapore d'alcova. Perfino le trattative di Thiers e Fauvre al tavolo della pace, dopo la sconfitta di Sedan, il crollo del Secondo impero e la proclamazione della repubblica francese, passarono per le affusolate mani della Contessa. Accanto agli uomini che amò o ai quali fu legata da sensibili amicizie — da Vittorio Emanuele Il a Napoleone Ill, da Thiers a Cavour, a Bismarck a Rothschild a Poniatowski ed al Duca d'Aumale — Virginia di Castiglione merita dunque un posto di protagonista nella storia europea. Di lei il Loliée, forse il più attento dei suoi biografi, scrisse: "Ci fu tutto nel suo destino. Un prodigio di perfezione naturale che aveva del miracoloso, delle risorse d'intelligenza e d'ambizione dalle quali avrebbe avuto il diritto di attendersi risultati meno illusori". Quella, infatti, che fu definita "Ia bella fra le belle", visse malinconicamente gli anni del declino, reclusa volontaria in un appartamento in Place Vendòme, dal quale usciva soltanto la notte, velando con fitti pizzi neri i danni del tempo. Dimenticata da tutti e soprattutto da quelli che più le dovevano — come Vittorio Emanuele II o il barone Rotschild, grande beneficiato dei suoi consigli economico-politici — morì in una modesta casa di Rue Cambon 14, nella notte fra il 28 e il 29 novembre 1899, spegnendosi con quel secolo che si era illuminato del suo splendore. La gretta Italia umbertina respinse il suo ultimo desiderio: avere una sepoltura in quella patria che amò e che era così consapevole di "avere fatto", Riposa invece nel modesto cimitero parigino Pere Lachaise, ma il ricordo del suo fascino non è ancora del tutto spento; ancora oggi, nell'anniversario della morte, mani ignote posano sulla sua tomba un "bouquet" di violette, il suo fiore e colore preferito.

Fonte: Cara Spezia vol. I

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