IL PRESIDENTE PERTINI E L'EROE DEL MAGRA

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Domenica 8 luglio 1984 una famiglia toscana di San Martino di Frediano, in provincia di Lucca, raggiunse il greto del Magra vicino all'abitato di Follo per trascorrere una giornata di relax, di sole e di pesca. Della famiglia faceva parte il 19enne Fabrizio Bianchi che era appassionato di pesca, e con lui erano venuti dalla lucchesia i genitori,gli zii e la giovane fidanzata. Molte altre, dato il periodo, erano le persone presenti,e il tempo bello aveva favorito la discesa al fiume di tanti abitanti della zona. Durante la giornata una bambina si trovò in difficoltà e la madre chiese aiuto, per attirare l'attenzione dei presenti: fu Fabrizio a gettarsi in acqua e a salvarla dalla corrente. A quel punto, la madre che si era spinta in zona poco sicura per cercare di recuperare la figlia, si rese conto di non poter recuperare la riva e chiese nuovamente soccorso, questa volta per se stessa: ed ancora Fabrizio la recuperò.

Mentre tutto sembrava risolto per il meglio, quasi giunto a riva dai suoi Fabrizio accusò un malore, probabilmente, perchè si accasciò in acqua e la corrente lo prese e si può pensare che fu il fiume, quasi, a voler esigere comunque un sacrificio umano: Fabrizio Bianchi, recuperato parecchi minuti dopo, giunse all'ospedale Sant'Andrea in condizioni disperate e con una chiara sindrome da annegamento, i polmoni pieni d'acqua, ormai allo stremo.

Sottoposto a cure intensive e ricoverato in rianimazione, morì la mattina del giorno seguente. Il mercoledì, il ligure Presidente della Repubblica Sandro Pertini chiamò la redazione de Il Secolo XIX per comunicare di aver concesso al povero ragazzo toscano la massima onoreficenza civile: la Medaglia d'oro al valor civile,così come poco dopo le fonti del Quirinale confermarono. Il Presidente più amato dagli italiani affermò di esser stato molto impressionato dal gesto del giovane.

Un gesto eroico senza dubbio, che è giusto, perfino necessario ricordare con commossa testimonianza.

Chi scrive, ricorda il composto dolore dei familiari, giunti a sperare invano in un miracolo nella sala d'attesa della terapia intensiva della nostra città.


Qui [[1]] la motivazione ufficiale sul sito del Quirinale

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