PARCO NAZIONALE DELLE 5 TERRE

Da wikiSpedia.

(Differenze fra le revisioni)
(La via dei Santuari)
(Tutti i sentieri)
Riga 225: Riga 225:
* Sentiero n° 1/1
* Sentiero n° 1/1
-
Portovenere-Campiglia
+
Portovenere-[[:Categoria:CAMPIGLIA|Campiglia]]
Difficoltà discreta
Difficoltà discreta
Km  4,8 - durata 2h 15'
Km  4,8 - durata 2h 15'
* Sentiero n° 1/2
* Sentiero n° 1/2
-
Campiglia-Telegrafo
+
[[:Categoria:CAMPIGLIA|Campiglia]]-Telegrafo
Difficoltà lieve
Difficoltà lieve
Km  3,2 - durata 1h
Km  3,2 - durata 1h
Riga 269: Riga 269:
Km 1,2 - Durata 1h
Km 1,2 - Durata 1h
* Sentiero n° 4b
* Sentiero n° 4b
-
Campiglia-Galleria Biassa
+
[[:Categoria:CAMPIGLIA|Campiglia]]-Galleria Biassa
Difficoltà media
Difficoltà media
Km 2,7 - Durata 2h 30'
Km 2,7 - Durata 2h 30'
Riga 301: Riga 301:
Km 4 - Durata 2h 30'
Km 4 - Durata 2h 30'
* Sentiero n° 9
* Sentiero n° 9
-
[[:Categoria:MONTEROSSO AL MARE|Monterosso]]-Soviore
+
[[:Categoria:MONTEROSSO AL MARE|Monterosso]]-[[:Categoria:SOVIORE|Soviore]]
Difficoltà lieve
Difficoltà lieve
Km 2,5 - Durata 1h 30'  
Km 2,5 - Durata 1h 30'  
Riga 309: Riga 309:
Km 2 - Durata 1h
Km 2 - Durata 1h
* Sentiero n° 11
* Sentiero n° 11
-
Campiglia-Punta Persico
+
[[:Categoria:CAMPIGLIA|Campiglia]]-Punta Persico
Difficoltà discreta
Difficoltà discreta
Km 1,30 - Durata 40'
Km 1,30 - Durata 40'

Versione delle 15:24, 2 set 2011

Oggi nel nostro paese vi sono 22 parchi nazionali istituiti e 2 in attesa dei provvedimenti attuativi. Complessivamente coprono oltre un milione e mezzo di ettari, pari al 5 % circa del territorio nazionale. Il Parco Nazionale delle Cinque Terre presenta, rispetto al variegato panorama degli altri parchi, alcuni elementi di atipicità che lo rendono unico nel suo genere.

Quello delle Cinque Terre infatti, con i suoi 4.226 ettari, è il parco nazionale più piccolo del Paese e allo stesso tempo il più densamente popolato, con circa 5.000 abitanti suddivisi in cinque borghi: Riomaggiore, Manarola, Corniglia, Vernazza e Monterosso al Mare.

Ciò che rende speciale questo territorio rispetto agli altri, però, è dato dal fatto che qui l’ambiente naturale è stato profondamente modificato dall’azione dell’uomo.

Per secoli, a partire dall’anno mille, gli abitanti delle Cinque Terre hanno sezionato gli scoscesi pendii delle colline che si gettano a picco sul mare per ricavarne strisce di terra coltivabili; ognuna di queste strette porzioni pianeggianti, detti ciàn, sono sorrette da muretti a secco, il vero tratto identitario delle Cinque Terre che le ha rese famose in tutto il mondo. L’intervento dell’uomo ha quindi portato a creare un’architettura di terrazzamenti su di un territorio sviluppato in altezza, rendendo il paesaggio atipico e fortemente antropizzato: ecco perchè è il Parco dell’Uomo.

Il Parco Nazionale pone al centro del suo agire la difesa di questa peculiarità la quale, a causa del fisiologico abbandono dell’attività agricola da parte di ogni società industriale, ha portato a fenomeni di degrado paesaggistico. Se in altre realtà i parchi nascono con la finalità ultima di difendere l’ambiente naturale sottraendolo all’azione quotidiana dell’uomo, qui la ragione ultima dell’ente è quella di riportare l’uomo a intervenire sul paesaggio coltivandolo e prendendosi cura di esso, ricalcando e riscoprendo i gesti antichi di chi, prima di noi, ha fatto delle Cinque Terre un territorio inserito nella lista dei siti Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO.


Indice

Ambiente antropico

L'incontro fra uomo e natura ha portato ad una valorizzazione del territorio del Parco Nazionale delle Cinque Terre. Da circa mille anni l'uomo è intervenuto su queste aspre montagne, a picco sul mare, sviluppando aree coltivate per poter sopravvivere in zone anticamente coperte da un fitto manto boschivo. Generazione dopo generazione, l'uomo ha frantumato la roccia creando con i massi più grossi i muri a secco, dando vita ad un paesaggio “artificiale” costituito da terrazzamenti su cui, dalla coltura della vite, attività molto faticosa data l'asprezza del terreno e le difficoltà logistiche e di trasporto, è derivata una eccellente produzione di vini rinomata per la sua qualità.

Quella della vite non è la sola attività che lega l'uomo alla terra. Accanto ai vigneti si estendono coltivazioni di limoni, oliveti e orti. Un paesaggio coltivato con pazienza e con cura, tanto da aver donato al territorio delle Cinque Terre un aspetto ancor più suggestivo, con i sinuosi terrazzamenti che, come un manto verde, costeggiano e sovrastano il mare. I piccoli borghi confermano quanto il contatto dell'uomo con la natura sia avvenuto senza apportare traumi al territorio. Gli abitati si sono sviluppati nel rispetto dei valori naturali ed ambientali, salvaguardando la zona dal pericolo dell'eccessiva espansione edilizia. Essenziali i tracciati viari, con molte strade e viottoli percorribili solamente a piedi.

Ambiente naturale

Il Parco Nazionale delle Cinque Terre è un'oasi naturalistica che nel tempo ha preservato intatte le caratteristiche di una natura incontaminata. Il paesaggio, formato da rocce di origine ed età diverse, è contrassegnato da una particolare acclività e dalla mancanza di tratti pianeggianti. La costa, alta e frastagliata, è lineare, scarsamente incisa da insenature e promontori, scavata dal mare in amene e suggestive grotte. Le poche spiagge, sabbiose e ciottolose, sono il risultato di apporti detritici dei corsi d'acqua, di frane o di accumuli di materiali lasciati dall'uomo. La catena montuosa ripara la costa dai venti settentrionali, mentre le correnti calde ed umide provenienti dal mare risalgono i contrafforti montuosi con la conseguente condensazione del vapore acqueo che si trasforma in nebbia sul crinale e in frequenti precipitazioni ad alta quota. Il clima è di tipo mediterraneo, con stagioni estive secche ed inverni particolarmente miti


Flora

La complessità orografica ha portato ad una varietà di microclimi con la conseguente diversificazione della vegetazione. I boschi di leccio sono stati in parte sostituiti con fasce coltivate o con altre essenze arboree quali il pino marittimo, il pino di Aleppo, sugheri e castagni. Negli ambienti litoranei crescono il finocchio di mare e il dauco marino vicino al cappero, in passato attivamente coltivato. Negli ambienti rupestri, accanto alla cineraria marina, il senecio bicolore, la ruta, ed altre varietà; nelle fessure più ampie della roccia si trovano l'euforbia arborea e numerose specie tipiche della macchia mediterranea. In tutta la zona sono diffusi arbusteti come rosmarino, timo, elicriso e lavandula. Macchia ad erica arborea e macchia mista, formata da lentisco, mirto, terebinto, ginestra spinosa, corbezzolo, fillirea e ginepro rosso, creano una boscaglia densa e intricata di liane, tra le quali la salsapariglia, la robbia, la fiammola, l'asparago, il caprifoglio etrusco e marino.


Fauna

Tra le specie avifaunistiche figurano il gabbiano reale, il falco pellegrino e il corvo imperiale, tra i mammiferi, il ghiro, la donnola, la talpa, la faina, il tasso, la volpe e il cinghiale. Nelle aree boschive è facile ammirare la lucertola muraiola, il ramarro e alcuni serpenti come il biacco, il colubro di Esculapio e la vipera; vicino ai ruscelli vivono rane e salamandre dagli splendidi colori.


Le finalità

  • Centralità dell’ elemento umano;
  • Centralità della conformazione paesaggistica;
  • Centralità della vocazione vitivinicola dell’ area;

Il territorio delle Cinque Terre presenta un’ inconfondibile fisionomia plasmata dall’ intervento dell’ uomo che, nel corso dei secoli, al fine di strappare alla montagna superfici piane da poter coltivare, ha realizzato una fitta rete di terrazze sulle quali si è da sempre coltivata l’uva.

La produzione vitivinicola, dominante nel passato, ne ha caratterizzato, oltre al paesaggio, la struttura sociale, culturale, economica delle popolazioni residenti; in una parola ne ha caratterizzato l’ identità profonda. Poi il sorpasso dell’ attività industriale su quella agricola, dato dalla rivoluzione tecnologica, ha avuto come conseguenza in questo lembo di terra dell’ estremo levante ligure, il costante abbandono dell’ attività vitivinicola, imprimendo così al territorio e alle popolazioni una trasformazione profonda.

Il Parco nazionale nasce come strumento di tutela e salvaguardia del territorio delle Cinque Terre, un'area nei secoli profondamente modificata nella propria fisionomia geografica e morfologica dal duro lavoro dell'uomo.

Gli antichi abitanti di questi luoghi, infatti, senza alcuna imposizione da parte di sovrani tiranni, ma per la ferrea necessità di ricavare spazi coltivati in un ambiente ostile, hanno sostituito l'antica vegetazione naturale di questi ripidi declivi con una fitta tessitura di terrazzamenti coltivati a vite, sorretti da una rete di circa 6.729 chilometri di muretti a secco.

La Politica Ambientale

L’Ente Parco, nel rispetto delle sue finalità istitutive, si propone di applicare principi di sostenibilità alle proprie attività e a quelle affidate a terzi, e a promuovere gli stessi principi nel territorio protetto, coinvolgendo soggetti pubblici e privati. A tale scopo si impegna, durante lo svolgimento delle proprie attività a:

  • perseguire la conformità a tutte le leggi e i regolamenti vigenti in materia ambientale;
  • perseguire un miglioramento continuo teso alla riduzione dei propri impatti ambientali e dell’inquinamento;
  • adottare strategie finalizzate alla gestione sostenibile del territorio protetto, nell’ottica della salvaguardia dei valori ambientali.

Muretti a secco

Il sistema dei terrazzamenti è stato costruito, a partire dall’anno Mille, di sole pietre e terra. Nulla è stato importato. Il materiale costitutivo dei muretti è principalmente arenaria, scavata sul posto e spezzata solo se troppo grande. La poca terra reperibile in loco è stata accuratamente setacciata e accumulata nelle terrazze, sopra ad uno strato di vegetazione interrata al fine di rendere il suolo più ricco. Un tale sistema di livellatura del suolo, oltre a permettere di ottenere strette strisce di terra coltivabili, definiti nell’uso dialettale ciàn, ha permesso per anni di regolarizzare i flussi idrogeologici e il naturale corso delle acque meteoriche.

L’area terrazzata nel corso dei secoli ha raggiunto la superficie massima di circa 2000 ettari, ed ha interessato una fascia costiera fino all’altezza di 450-500 metri sul livello del mare, partendo a volte da pochi metri dalla riva. Nonostante le vaste porzioni interessate dalla sistemazione a terrazze poste in essere alle Cinque Terre, le condizioni di lavoro a cui sono stati sottoposti i contadini della zona sono state estremamente dure, a causa anche della difficile, e spesso impossibile meccanizzazione del lavoro agricolo. La vite, l’ulivo e gli agrumi, principali colture dell’area in questione, con una netta prevalenza della viticoltura, sono state coltivate con gli antichi saperi di secoli fa, con pochissime modifiche rispetto alle innovazioni tecnologiche che hanno invece dominato settori agricoli di altre aree d’Italia.

Questa monumentale opera dell’uomo, che ha modellato la verticalità dei pendii in un numero enorme di piccoli e minuscoli appezzamenti di terra sostenuti ognuno da un muretto a secco, è ad oggi minacciata dall’abbandono. Un sistema come questo, se non viene costantemente tenuto in efficienza e mantenuto, subisce un rapido degrado, spesso irreversibile. Per contrastare questo declino il Parco Nazionale delle Cinque Terre, dal momento della sua fondazione, ha avviato una fitta rete di interventi volti alla tutela e conservazione di questa testimonianza storico-culturale.


Sostenibilità ambientale e turistica

Il Parco Nazionale delle Cinque Terre, sin dal momento della sua costituzione, ha impostato la sua politica d’intervento e le sue linee guida di sviluppo su di un modello ad oggi ampiamente adottato: quello dello Sviluppo Sostenibile. Secondo la classica definizione dell’Organizzazione Mondiale del Turismo (WTO – World Tourism Organization) si definisce Turismo Sostenibile “lo sviluppo turistico che soddisfa le esigenze attuali dei turisti e delle regioni d’accoglienza, tutelando nel contempo e migliorando le prospettive per il futuro […]”.

Il Parco sposa nella sua interezza questa definizione non limitandosi a preservare un territorio di straordinaria bellezza e peculiarità com’è quello delle Cinque Terre, calibrando la sua azione su di un miglioramento continuo della qualità della vita e della sostenibilità dello sviluppo. Partendo dal patrimonio naturale, culturale e paesaggistico attuale, l’obiettivo è quello di ripristinare un equilibrio armonico tra elemento umano e natura.

La centralità dell’elemento umano nel territorio delle Cinque Terre è infatti un tratto distintivo del Parco e della sua filosofia costitutiva. Non si tratta di difendere la natura da un intervento invasivo e distruttivo dell’uomo, bensì di sottrarre dall’ombra della vegetazione infestante e dal dissesto idrogeologico le migliaia di chilometri di muretti a secco realizzati nell’arco di secoli dalle popolazioni della zona. Qui il rapporto si capovolge. La natura, lasciata libera di prosperare a causa dell’abbandono delle terre in piena rivoluzione industriale, si è riappropriata di un territorio profondamente addomesticato e antropizzato dai contadini delle Cinque Terreche con i loro attrezzi hanno per secoli sezionato la montagna al fine di avere strette strisce di terra coltivabili, i ciàn: i famosi terrazzamenti.

Nulla vi è di “naturale” nelle Cinque Terre. Tutto racconta di fatica, lavoro e impegno disperato; non solo il paesaggio ma anche la cultura, la tradizione culinaria, gli usi di queste terre raccontano questa fatica. Queste tracce lasciate dall’uomo e cancellate dalla natura richiedono quindi un intervento di preservazione e di recupero in una prospettiva di lungo periodo: questo è ciò che il Parco Nazionale delle Cinque Terre, anche per questo definito Parco dell’Uomo, porta avanti da anni.

La conformazione del territorio delle Cinque Terre quindi richiede una profonda opera di recupero e, nello stesso tempo, di rispetto da parte degli ospiti che, seguendo un trend di costante crescita, vengono a visitare ogni anno le Cinque Terre. Lo sviluppo sostenibile, vero asse portante della politica del Parco, ha determinato tutta una serie di scelte accomunate dall’obiettivo di creare sviluppo, rendendo vivo e partecipato un territorio che ha visto proprio nell’abbandono e nell’allontanamento la causa di maggiore deterioramento del paesaggio, governando al contempo tale processo di miglioramento. Sostenibilità non vuole infatti essere un semplice aggettivo vuoto di significato, bensì una linea da seguire e soprattutto una pratica da applicare.

Il Marchio di Qualità Ambientale

In questo contesto si inseriscono numerose iniziative adottate dal Parco Nazionale delle Cinque Terre come il Marchio di Qualità Ambientale per le strutture ricettive, che permette di avere, disseminato sul territorio, una rete di strutture rispettose dell’ambiente e, allo stesso tempo, di poter comunicare direttamente con i turisti che alle Cinque Terresoggiornano sensibilizzandoli tramite informazioni dettagliate circa le maggiori problematiche ambientali del territorio e le azioni da mettere in atto per far sì che il soggiorno in loco sia il meno impattante possibile per l’ambiente; o ancora l’introduzione delle Cinque Terre Cards, i cui ricavati vengono reinvestiti per prevenire fenomeni di collasso idrogeologico o per recuperare terre che ad oggi risultano essere incolte e abbandonate.


Area Marina Protetta

L'Area Marina Protetta delle Cinque Terre è stata istituita con il decreto del Ministero dell'Ambiente del 12 dicembre 1997 e comprende i Comuni di Riomaggiore, Vernazza, Monterosso e per una piccola porzione Levanto. L'istituzione delle Aree Marine Protette è prevista da due leggi nazionali: Disposizioni per la difesa del mare (n. 979 del 31 dicembre 1982) e Legge Quadro sulle Aree Protette (n. 394 del 6 dicembre 1991).

La finalità dell' Area Marina Protetta Cinque Terre, che comprende due zone A di riserva integrale e due zone B di riserva generale a Punta Mesco e Capo Montenero e che vanta una ricchezza e varietà straordinaria di specie animali e vegetali, è quella di tutelare e valorizzare le caratteristiche naturali, chimiche, fisiche e della biodiversità marina e costiera, anche e sopratutto attraverso interventi di recupero ambientale, avvalendosi della collaborazione del mondo accademico e scientifico. Per queste ragioni sono costantemente realizzati programmi di studio, monitoraggio e ricerca scientifica nei settori delle scienze naturali e della tutela ambientale, con l'obiettivo di assicurare la conoscenza sistematica dell'area, ma anche per la promozione di uno sviluppo sostenibile dell'ambiente, con particolare riguardo alla valorizzazione delle attività tradizionali, delle culture locali, del turismo ecocompatibile e alla fruizione delle categorie socialmente sensibili.

In questi anni il Parco Nazionale e l'Area Marina Protetta delle Cinque Terre, che dal 1999 sono entrati a far parte del Santuario dei Cetacei, hanno attivato una serie di progetti con numerose aree protette italiane ed europee.

Le ricche acque della riserva marina Cinque Terre, e di tutto il Santuario dei Cetacei istituito nel 1999, costituiscono una zona molto importante dal punto di vista biologico, talmente ricca di elementi nutrienti da essere paragonabile alle acque atlantiche. Ciò in virtù di un favorevole sistema di correnti che garantisce il rimescolamento delle acque con la risalita delle sostanze nutritive depositate in profondità, e dell'azione dei venti invernali che favoriscono a loro volta la distribuzione sulla totalità della colonna d'acqua. E’ per queste caratteristiche che tutte le estati circa duemila balenottere e migliaia di altri cetacei, fra cui delfini, zifii e capodogli, si danno appuntamento nel bacino Ligure – Provenzale,che comprende anche le Cinque Terre, per nutrirsi in vista dell’inverno.


Il Santuario dei Cetacei

Nasce nel 1999 grazie ad una collaborazione tra Francia (Costa Azzurra e Corsica), Principato di Monaco e Italia (Liguria, Toscana e nord della Sardegna). L'accordo è stato poi ratificato dall'Italia con la Legge n° 391del 2001. Il Santuario è stato inserito nella lista delle aree a protezione speciale della Convenzione di Barcellona e, pertanto, è riconosciuto da tutti i paesi del Mediterraneo. Queste acque nazionali e internazionali, che si estendono per 100.000 Km2, sono caratterizzate da condizioni ambientali peculiari che hanno consentito l’instaurarsi di una catena alimentare favorevole ai cetacei. Nell’area del Santuario dei Cetacei si stima la presenza di un migliaio di balene, 30-40.000 fra stenelle, tursiopi e delfini comuni; e ancora grampi, capodogli, zifi e globicefali, oltre a occasionali balenottere minori che in queste acque trovano le condizioni necessarie sia all' approvigionamento del cibo, sia alla riproduzione. Vista la presenza così elevata di cetacei del Mar Ligure è quindi fondamentale salvaguardare il loro habitat; questo compito è svolto anche dalle aree protette terrestri e marine, come quella delle Cinque Terre, che si affacciano su questo tratto di mare che contribuiscono a regolare quelle attività, come traffico nautico, pesca e turismo, che possono arrecare danni o disturbo ai mammiferi marini.

Cetacei del Mediterraneo

Nel bacino del Mediterraneo, delle quasi ottanta specie di cetacei esistenti, ne sono presenti ventuno tra cui la grande balenottera comune (Balaenoptera physalus), il tursiope (Tursiops truncatus), la stenella striata (Stenella coeuruleoalba), il sempre più raro delfino comune (Delphinus delphis) oltre al capodoglio (Physeter macrocephalus). Di queste ventuno specie, otto solamente sono regolarmente avvistate nei nostri mari; sono spesso abituali e abbastanza comuni, annoverano popolazioni avvistabili in tutte le stagioni ed è quindi assodato che siano residenti di questo mare, nel quale si alimentano e si riproducono. Balene e delfini sono maggiormente presenti nelle zone occidentali e centrali del bacino e invece più rari nella zona orientale e nel Mar Nero. Il bacino chiuso del Mediterraneo rappresenta quindi un habitat favorevole per i cetacei: essi occupano i livelli più alti della piramide alimentare, ma sono particolarmente vulnerabili a svariate minacce derivanti per lo più dalle attività umane. Se infatti in mare i cetacei hanno pochi nemici naturali, sono numerosi i rischi provocati dalle attività umane.


Sentieri e Trekking

Sentiero Azzurro

Il Sentiero Azzurro, classificato come Sentiero n. 2, unisce Riomaggiore a Monterosso, allacciando le altre tre Terre: Manarola, Corniglia, Vernazza. Si suddivide in quattro segmenti: il primo è conosciuto in tutto il mondo come La Via dell’Amore, che unisce Riomaggiore a Manarola; poi il Sentiero Azzurro prosegue e collega Manarola e Corniglia; Corniglia e Vernazza; Vernazza e Monterosso.


  • La Via dell'Amore

Riomaggiore-Manarola Difficoltà nessuna Km 1 - Durata 30' Era il percorso pedonale, scavato nella roccia tra il 1926 e il 1928, usato dai ferrovieri per spostarsi tra le Stazioni di Riomaggiore e Manarola. Oggi è una piacevole, romantica passeggiata, alla portata di tutti. Sul percorso, nei pressi di Manarola, si trova il Bar dell’Amore, un punto di ristoro molto suggestivo, con balconata a picco sul mare.


Difficoltà lieve Km 2 - Durata 1h Dalla Stazione di Manarola si percorre il tunnel e poi si svolta a sinistra verso la Marina, dove si può scegliere: o salire per l’antico selciato che passa accanto al cimitero, oppure percorrere la passeggiata a mare Birolli di Punta Bonfiglio, sino allo scalo di Palaedo, e da qui risalire per il nuovo “Sentiero delle Trasparenze Marine”, sino ad incrociare l’originario sentiero n. 2 in località Laghi(alt. mt 35). Qui la via pedonale assume un andamento dolce per tutta la lunghezza del sottostante Spiaggione di Corniglia. Superato il sottopasso ferroviario, il sentiero risale per arrivare in Stazione, dove c’è un punto di ristoro, e poi si arriva ai piedi della scalinata Lardarina, che porta al paese di Corniglia.


Difficoltà lieve Km 4 - 1h 30' A Corniglia si attraversa la strada carrozzabile e si imbocca il Ponte del Canale, sotto il quale scorre il Rio della Groppa. Si rasenta le mura di Casa Zattera e poi un uliveto ( da dove parte il sentiero /b che sale a Case Fornacchi) e si raggiunge un suggestivo punto panoramico. a strapiombo sulla spiaggia di Guvano. Si attraversa tutta la conca di Guvano, incontrando una piccola sorgente sotto la strada, e si trova un’area attrezzata. Ci si inerpica quindi sino alla quota più alta del Sentiero Azzurro, ai 208 metri del borgo di Prevo, provvisto di un punto di ristoro. Ha poi inizio la discesa (la prima parte in scalinata) verso Vernazza, tra gli oliveti prima e i vigneti poi.


Difficoltà media Km 3 - durata 2h Dalla piazzetta di Vernazza si sale, passando sotto un arco, per la panoramica Costa Messorano, tra vigneti e ulivi e si prosegue per la valle di Cravarla, tra quota 150 e quota 200 metri, e poi si percorre la Costa Linaro e la piccola valle del Fosso Mulinaro. Si arriva così alla conca dell’Acquapendente, dove alcune famiglie residenti continuano a coltivare ulivi, viti, limoni e ortaggi. Si attraversa un ponticello, sotto il quale scorre un ruscello che poco dopo va a tuffarsi in mare da un’alta parete rocciosa. Dopo Acquapendente si scende per una ripida scalinata tra vigneti ed orti di limoni protetti da alte mura, e si procede verso Punta Corone e quindi si scende a Monterosso, con due diramazioni: a destra verso il paese, con sbocco in piazza Garibaldi; a sinistra verso la scogliera Corone e sino al limite della spiaggia. Da piazza Garibaldi il percorso torna unico sino al capolinea di Fegina, davanti alla Stazione.


La via dei Santuari

Un inconsueto ed emozionante itinerario sul sentiero dei Santuari.


Dalle prime alture dell’entroterra cinque antichi santuari sorvegliano i centri della costa:

Da secoli, gli abitanti delle Cinque Terre vi giungono per raccogliersi in preghiera.

La Via dei Santuari, oltre a percorrere un territorio incantevole, attraversa anche un lungo tratto di storia, se è vero, come alcuni studiosi suggeriscono, che parte del suo tracciato corrisponderebbe a una via di comunicazione risalente all'Età del Bronzo (1800-900 a.C.), della quale renderebbero testimonianza i menhir di Volastra e di Tramonti, attribuiti ad una civiltà ligure di cui restano anche due tombe a cassetta ritrovate a Soviore e sul monte Santa Croce. I santuari più antichi sono quelli di Monterosso, di Vernazza e di Volastra mentre appaiono più recenti quelli di Corniglia e Riomaggiore.

Il percorso, che si snoda a mezza costa e che unisce tra loro questi luoghi di culto, è un vero e proprio invito al trekking, con l’offerta di incontri con la storia, di scorci suggestivi, di panorami incantevoli, dove la vista spazia dalle insenature della costa all’arcipelago Toscano, fino alla Corsica.


Itinerari consigliati

Si può partire dal Santuario di Soviore (Monterosso) oppure dal Santuario di Montenero (Riomaggiore), percorrendo in un giorno con 8-9 ore di cammino tutto l’itinerario che unisce i cinque santuari.

Al Santuario di Montenero è possibile ristorarsi e si può pernottare in dodici rustici ben ristrutturati. Al Santuario di Soviore è possibile ristorarsi e pernottare nella foresteria attigua al santuario.

Oppure si può fare a tappe, percorrendo i sentieri che collegano i vari santuari ai paesi sottostanti:


Percorrenza circa 1h30' (km 3,5) - sentiero 3

Per raggiungere il Santuario di Montenero da Riomaggiore si procede a piedi, dall'autoparcheggio, su una vecchia mulattiera che inizialmente costeggia il rio Maior. Attraversato il rio si prosegue in salita, tra vigneti e macchia mediterranea fino al Santuario, posto a 354 mt. s.l.m. Da qui si può proseguire per Lemmen (un antico nucleo abitativo a 408 mt. s.l.m.), il colle del Telegrafo (513 mt. s.l.m.) e giù fino a Portovenere (cira 4h30'). Un percorso alternativo permette di raggiungere il Santuario partendo dalla strada provinciale ("Litoranea") e arrampicandosi tra i vigneti per circa 20'.

Presso il Santuario si trova un centro visita del Parco Nazionale delle Cinque Terre dove è possibile mangiare, pernottare, affittare mountain bike (tel. 0187760528)


  • Manarola-Santuario di Nostra Signora della Salute

Percorrenza circa 1h30' (km 2,5) - sentiero 6

Il sentiero che parte dall'autoparcheggio di Manarola si biforca in due a Pi' de Fiesse: a destra segue il rio Groppo (prendendo questo sentiero è possibile raggiungere il vecchio frantoio dove oggi si produce l'olio extravergine biologico delle Cinque Terre e la Cantina Sociale dove si producono il "Cinque Terre D.O.C." e il famoso "Sciacchetrà"), a sinistra un'antica scalinata in pietra porta a Volastra, e proprio all'ingresso del paese si trova il Santuario di Nostra Signora della Salute (antica chiesa romanica, la cui esistenza è documentata già nel 1240, dedicata precedentemente a San Lorenzo).


Santuario di Nostra Signora della Salute - Case Pianca - Corniglia Santuario di Nostra Signora delle Grazie (San Bernardino)

Percorrenza circa 2 (circa 3 km) - sentiero 6d - 7a - 02 - 7b

Dal Santuario di Volastra parte il sentiero 6d, un falsopiano di mezza costa parallelo alla strada provinciale per Vernazza e Monterosso. Dopo circa 2 km si arriva ad una località nota come Case Pianca (460 mt. s.l.m.). Da qui si segue il sentiero 7a che scende agevolmente dentro il bosco, tra vecchi muri a secco, fino a sbucare sulle fasce soprastanti Corniglia (90 mt. s.l.m). Qui si lascia il sentiero 7a per seguire il 2 che congiunge Corniglia a Vernazza. Giunti nell'abitato di Prevo si devia a destra, imboccando il sentiero 7b. Poco dopo si incontra la strada carozzabile che va seguita per circa 300 mt, fino a raggiungere una ripida mulattiera che porta a San Bernardino e al santuario della Madonna delle Grazie.



Percorrenza circa 3h (4 km) - sentieri 8a e 8b

Il sentiero 8a parte dal Santuario di Nostra Signora delle Grazie a San Bernardino e porta alla Madonna di Reggio, il santuario posto sopra Vernazza (317 mt. s.l.m.), nascosto all'ombra di alberi monumentali, tra cui un lecco plurisecolare. Dalla Madonna di Reggio, seguendo il sentiero 8b, si risale fino al Santuari della Madonna di Soviore, posto a 470 mt. s.l.m. sopra Monterosso. Attiguo alla Madonna di Soviore è stata costruita una foresteria dove è possibile ristorarsi e pernottare.

Tutti i sentieri

I sentieri delle Cinque Terre, in considerazione della particolare orografia e morfologia del territorio, devono essere percorsi con abbigliamento e calzature idonee.

Trattasi di sentieri simili per caratteristiche a quelli di montagna, in gran parte privi di protezione, con dislivelli anche notevoli da superare e punti esposti; il fondo è generalmente variabile in rapporto alle condizioni atmosferiche e può essere a volte accidentato. In considerazione dell’alto afflusso capita sovente di incrociare persone provenienti in senso inverso, anche muniti di zaini; in tali circostanze, tenuto conto della ridotta sezione, si appalesa opportuno accostarsi lato monte e favorire le operazioni di transitabilità.

I bambini devono essere accompagnati da adulti e seguiti con attenzione.

  • Sentiero n° 1/1

Portovenere-Campiglia Difficoltà discreta Km 4,8 - durata 2h 15'

  • Sentiero n° 1/2

Campiglia-Telegrafo Difficoltà lieve Km 3,2 - durata 1h

  • Sentiero n° 1/3

Telegrafo-Incroci 01 e 02 Difficoltà lieve Km 3 - Durata 1h

  • Sentiero n° 1/4

Da incrocio 02 a Incrocio 07 Difficoltà lieve Km 3 - Durata 1h

  • Sentiero n° 1/5

Incrocio 7-M. Malpertuso Difficoltà lieve Km 2,8 - Durata 50'

  • Sentiero n° 1/6

M.Malpertuso-Incrocio 9 Difficoltà lieve Km 4,5 - Durata 3h

  • Sentiero 1/7

Incrocio 9-S. Antonio Difficoltà lieve Km 2 - Durata 45'

  • Sentiero 1/8

Da Incrocio 9 a Levanto Difficoltà lieve Km 4 - 2h

  • Sentiero n° 2

Manarola-Sella M. Galera Difficoltà media Km 3,8 - Durata 2h 30'

  • Sentiero n° 3

Riomaggiore-Telegrafo Difficoltà lieve Km 4,5 - Durata 1h 45'

  • Sentiero n° 3b

Raccordo Riomaggiore-Seno Canneto difficoltà media Km 1,2 - Durata 1h

  • Sentiero n° 4b

Campiglia-Galleria Biassa Difficoltà media Km 2,7 - Durata 2h 30'

  • Sentiero n° 4d

S. Antonio-Monesteroli Difficoltà media Km 2,2 - Durata 2h

  • Sentiero n° 6

Manarola-Sella di Monte Marvede Difficoltà discreta Km 3,7 - Durata 2h 15'

  • Sentiero n° 7

Vernazza-Cigoletta Difficoltà discreta Km 3 - Durata 1h 30'

  • Sentiero n° 7a

Corniglia-Cigoletta Dificoltà lieve Km 2,8 - Durata 1h 40'

  • Sentiero n° 7b

Corniglia-Cigoletta Difficoltà discreta Km 3 - Durata 2h

  • Sentiero n° 8

Vernazza-Foce Drignana Difficoltà discreta Km 2,5 - Durata 1h 30'

  • Sentiero n° 8a-8b

N.S.di Reggio-N.S.di Soviore Difficoltà media Km 4 - Durata 2h 30'

  • Sentiero n° 9

Monterosso-Soviore Difficoltà lieve Km 2,5 - Durata 1h 30'

  • Sentiero n° 10

Monterosso-S.Antonio al Mesco Difficoltà media Km 2 - Durata 1h

  • Sentiero n° 11

Campiglia-Punta Persico Difficoltà discreta Km 1,30 - Durata 40'

Strumenti personali