CONFINDUSTRIA LA SPEZIA

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22 settembre 1945: è la data riportata sull’atto costitutivo della Confindustria spezzina, all’epoca “Unione Industriali di La Spezia”, il cui primo Presidente fu il Cav. Ernesto Laviosa, titolare della Ditta Ernesto Laviosa & C. e della Fornaci Italiana. Con questo atto nasce la Confindustria spezzina del dopoguerra, che eredita la rappresentanza in precedenza esercitata dall’Unione Provinciale Fascista degli Industriali e che fonda il proprio spirito associativo su una lunga tradizione industriale, fatta di molti anni di sviluppo, difficilmente riscontrabile in molte altre zone del Paese. Per questo, riteniamo essenziale dare qualche informazione sul tessuto industriale spezzino, che manifesta tutta la sua vivacità già a partire dalla seconda metà dell’800, determinando alla Spezia una vera e propria rivoluzione industriale. Questa parte della storia spezzina, in fondo, è la matrice da cui il Sistema Confindustria locale trae le proprie origini e la capacità di anticipare i fenomeni, salvaguardando e rappresentando al meglio le istanze del mondo industriale locale Stimolata dalla forte presenza della Marina Militare ed, in particolare, della più importante Base Navale Militare italiana, tra la fine dell’800 e gli anni ’30 La Spezia vive e fonda il proprio sviluppo su un comparto industriale prevalentemente meccanico e navalmeccanico assai organizzato e strutturato, affiancato tra l’altro dal porto mercantile con servizi ausiliari di sicuro rilievo ed importanti industrie nel comparto civile. Alla fine dell’800 l’industria tessile locale – rappresentata dallo Jutificio della Spezia – con 1500 dipendenti circa, per lo più maestranze femminili, è un’importante entità manifatturiera per la lavorazione dei tessuti da imballo. Nel 1896, l’industria alimentare, oltre a ottime fabbriche di pasta, ha nel grande mulino elettrico costruito al Canaletto da Luigi Merello il massimo esempio di tecnologia in grado di macinare un migliaio di quintali di grano al giorno.

Parallelamente lo Stabilimento Pirelli, ubicato a Fossa Mastra, produce cavi sottomarini, mentre pochi anni prima, esattamente nel 1857, nasce un importante fonderia alla Pertusola, per volontà di una compagnia inglese, che inizialmente sfrutta le ligniti provenienti dai giacimenti di Caniparola e da un piccolo giacimento di piombo sul monte Parodi. Successivamente la fonderia entra a far parte del gruppo finanziario Società Mineraria e Metallurgica di Pertusola.

Al Muggiano, nel 1883, è presente il cantiere Giorgio Henfrey & C., per le riparazioni del naviglio adibito al trasporto di minerali per la fonderia "Pertusola". Nel 1885 vara il primo piroscafo "Maratea" e due anni dopo, con la cessione alla società inglese "Continental lead and iron Company limited", passa alla costruzione di velieri in acciaio. Ma il nuovo indirizzo produttivo provoca una crisi per lo scarso favore dei clienti e nel 1893 si giunge alla sua chiusura. Nel 1897 è rilevato dalla società "Hofer, Manaira & C.", cui subentra la "Società Anonima Cantieri Navali del Muggiano" (SACNM). L’azienda si converte progressivamente a produzioni avanzate quali la torpediniere sottomarina “Delfino”, considerato il primo sommergibile italiano. Viene poi assorbito nel 1911 dalla Soc. Fiat San Giorgio, successivamente confluita nell’Ansaldo San Giorgio, acquistando reputazione mondiale con la costruzione di sommergibili per Italia, Brasile, Portogallo, Inghilterra, Giappone, Russia, Svezia, Olanda. Nel 1913 "Fiat-San Giorgio" incorpora il piccolo cantiere del Muggiano, dando vita ad un'unica entità produttiva, specializzata nella costruzione di motonavi e sommergibili.

Tale attività prosegue sino al 1944. Nel 1949 il Cantiere è incorporato nella società "Ansaldo". Dal 1971 come "Cantiere Navale Muggiano S.p.A." continua a produrre navi mercantili sino al 1975, anno in cui riprende la sua tradizionale vocazione militare - perfezionata con l'incorporazione nella società Cantieri Navali Riuniti da fine 1981 - con la costruzione di unità per le Marine Militari italiana e di vari Paesi: Libia, Ecuador, Perù, Venezuela, Iraq. Nel 1984 è assorbito da parte di Fincantieri.

Nel 1905 sorge anche lo stabilimento meccanico di Melara con lo scopo di produrre materiale d’impiego militare, stabilimento progenitore dell’attuale industria Oto – Melara.

E’ del 1911, poi, il deposito degli oli minerali della Società Nafta di Genova – successivamente Shell Italiana – in dipendenza del porto spezzino, che in pochissimo tempo diventa uno dei più importanti impianti costieri italiani, ricoprendo un’area di oltre 55 mila metri quadrati di superficie e disponendo, già all’epoca, di una capacità di serbatoi di 30 mila metri cubi. Il deposito, tra l’altro, consente alla società Nafta di sfruttare le concessioni acquisite nelle isole di Sumatra e Borneo.

Sono anni di infrastrutturazione per il comprensorio: il Comune lancia un concorso per la costruzione dell’acquedotto (1907); dopo vari insuccessi, è grazie all’Ing. Baratta che il progetto dell’acquedotto prende corpo. Baratta individua le falde acquifere in Arcola e lì struttura i pozzi (oggi ancora in funzione); progressivamente realizza acquedotti sull’intero comprensorio, dando vita anche ad una centrale idroelettrica a Bagnone. Baratta, fondatore di quella che ai giorni nostri è Acquedotti Tirreni, anticipando le tecniche finanziare sullo stile del project financing, con il coinvolgimento di famiglie aristocratiche e amministrazioni locali, realizza una serie di acquedotti che si spingono fino a Pietrasanta e Forte dei Marmi.

Mentre l’inizio degli anni ’20 è contraddistinto da forte lotte sindacali, con occupazione di fabbriche, quali ad esempio Cerpelli (produttore da fine ‘800 di pompe e macchinari vari per il travaso di liquidi e per filtraggio di aria e di gas da destinarsi a impianti a terra o su navi, successivamente Termomeccanica), Vickers – Terni (inizialmente produttore di artiglierie ed armamenti in genere), Cantieri Miglietta e Pertusola, la seconda metà dello stesso decennio è contraddistinta da uno sviluppo industriale unico. Tra il 1923 ed 1925 vengono costituite numerose aziende metameccaniche quali S.IO. (’23), Refrattaria Verzocchi (’24), Fabbrica Derivati da Piombo (’24), S.I.R.A. (’25). Non mancano significative presenze nel comparto della metallurgia - meccanica: Officine Faggiani, Officine Toselli, Fonderie Fusani, così come si registra un fiorire nel comparto edile, prima fra tutte la Soc. Nino Ferrari, che in quegli anni già opera all’estero, Carletti – Tartarici, Pozzoli, Oriana. Sempre in questi anni la Cantieri del Muggiano si fonde con la VicKers Terni dando vita alla Odero – Terni – Orlando, in sigla OTO.

Questi sono solo alcuni dei nomi di aziende che decretano per La Spezia uno sviluppo economico-sociale invidiabile, a tal punto che i testi di storia economica parlano dell’esistenza di una vera e propria organizzazione di categoria imprenditoriale, che possiamo ritenere la “matrice” dell’attuale Confindustria la Spezia.


La foto risale al 29 maggio del 1922 (estratta dalla pubblicazione “LA SPEZIA 1923 – 1945” edita da Edizioni del Tridente) e testimonia come fosse consolidato già all’epoca lo spirito associativo imprenditoriale. L’immagine, infatti, testimonia una delle due riunioni annuali che gli imprenditori spezzini organizzavano, presso la sede di Via Dante, per confrontarsi sui problemi e fare sintesi sulle necessità dell’industria locale, ancora prima che alla Spezia fosse costituita – 29.11.1925 – l’Ufficio Provinciale della Federazione Industriale Ligure.

Altra annotazione che merita una riflessione è la constatazione delle presenza alla Spezia, già nel 1927, del primo elettrodo da 60.000 volts installato dalla Compagnia Imprese Elettriche Liguri, affiancato a meno di dieci anni di distanza da un secondo analogo elettrodo, resosi necessario per coprire i fabbisogni energetici del tessuto industriale e bellico presente sul comprensorio. Si consideri altresì che già nel 1899 l’Amministrazione Comunale della Spezia impianta una centrale termica nello stabilimento di produzione del gas di Valdellora.

Gli anni che seguono vedono la trasformazione dell’Ufficio Provinciale della Federazione Industriale Ligure in Unione Industriale Fascista (1926) e la città si prepara al secondo conflitto mondiale e al ventennio dell’era fascista.

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