VIGILI DEL FUOCO CAMPIONI D'ITALIA NEL 1944

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Tra i tanti eventi, che hanno visto il '''Vigili del Fuoco''' della Spezia protagonisti nella vita della città e dell'Italia, su tutti si vuole ricordare l'impresa sportiva di quegli undici pompieri che conquistarono il titolo calcistico di campioni d'Italia nel 1944. La compagine del 42° Corpo dei '''Vigili del Fuoco''' della [[:Categoria:CITTA' DELLA SPEZIA|Spezia]] di quell'anno trionfò in un torneo che venne disputato in condizioni al limite della sopportazione, in un¿Italia divisa e tormentata dalla guerra. Gli unici che riuscirono a sconfiggere il Grande Torino di quei primi anni quaranta dello scorso secolo furono proprio i pompieri della [[:Categoria:CITTA' DELLA SPEZIA|Spezia]]. La storia di questa incredibile vicenda non ci può essere raccontata da nessuno dei protagonisti, l'ultimo, Mario Tommaseo, se ne andato il 2 novembre del 2006. Sono Fabrizio Calzia e Paolo Rabajoli, nel documentatissimo libretto: "Lo Scudetto per sempre", per  un¿iniziativa editoriale del quotidiano "[[REDAZIONE DEL SECOLO XIX|Il Secolo XIX]]", che ci fanno rivivere le gesta di quei campioni. Gli autori ci riportano agli anni più bui della nostra storia nazionale; Anche [[:Categoria:CITTA' DELLA SPEZIA|La Spezia]] era stata vittima dei bombardamenti, l'inflazione saliva del 300%, il mercato nero era all'ordine del giorno, il coprifuoco inevitabilmente scoccava alle 21:30, Ma nel [[:Categoria:GOLFO DEI POETI|Golfo dei Poeti]] si pensava anche al calcio, sebbene lo [[STADIO ALBERTO PICCO|stadio "Picco"]] fosse inagibile e gli "aquilotti" dovessero allenarsi nella lontana Rapallo. La squadra si era rinforzata con [[EUSEBIO CASTIGLIANO|Castigliano]], poi ceduto al Torino, e con [[RICCARDO CARAPELLESE|Carapallese]], dirottato in seguito al Milan, ma soprattutto arrivò come allenatore [[OTTAVIO BARBIERI|Ottavio Barbieri]], mitica bandiera del Genoa campione. [[8 SETTEMBRE 1943 ALLA SPEZIA|L'8 settembre 1943]] impose nel nord d¿Italia una scelta drammatica: o si stava con i Fascisti di Salò, o si diventava partigiani prendendo le strade della montagna. Con l'Italia divisa dal fronte di guerra conosciuto come Linea Gotica, la Federcalcio spostò la propria sede a Milano ed organizzò un "Campionato di divisione nazionale misto" con le regole del Campionato nazionale precedente (1942-43). Il torneo venne diviso in gironi zonali, organizzati in tre fasi regionali le cui vincitrici avrebbero disputato le finali per l'assegnazione del titolo di Campione d'Italia; lo [[AC SPEZIA CALCIO 1906|Spezia]] per motivi logistici venne incluso nel girone D del settore emiliano. La società aquilotta si trovava allora in grave crisi a livello dirigenziale: il presidente [[CORIOLANO PERIOLI|Perioli]] era stato catturato ed inviato nei campi di concentramento in Germania; Semorile, l'unico rimasto, decise di contattare il comandante dei '''Vigili del Fuoco''' cittadini, l'ing. Gandino, per allestire una squadra in grado di affrontare il Campionato Alta Italia. L'accordo venne presto raggiunto (in quel drammatico periodo anche la Juventus si era trasformata in Unica ed il Torino in Cisitalia), sotto l'impegno scritto di restituire tutti i giocatori allo [AC SPEZIA CALCIO 1906|Spezia]] al termine del conflitto, e costituì un ottimo stratagemma per sottrarre i calciatori agli obblighi del servizio militare. La squadra assunse quindi la nuova denominazione VV.F. Spezia, e come allenatore fu ingaggiato [[OTTAVIO BARBIERI|Ottavio Barbieri]], già tricolore con la maglia del Genoa e giocatore della Nazionale. Molti dei successi arrivarono proprio grazie al rivoluzionario "mezzo-sistema" (che prevedeva l'introduzione del "libero") imparato da [[OTTAVIO BARBIERI|Ottavio Barbieri]] quando era vice dell'inglese Garbutt, negli anni del Genoa.  Per i giovani atleti, fra camicie nere e fazzoletti rossi, le pompe per spegnere l'acqua era la scelta di gran lunga più sicura; così la squadra poté partecipare a un breve ma tormentato torneo fra squadre dell'Alta Italia. Gli spezzini viaggiavano su un'autobotte adattata a mezzo di fortuna dove si potevano anche nascondere generi di prima necessità, come il sale ligure da scambiare con i salami emiliani. Gli "aquilotti" si riposavano nelle caserme dei loro colleghi e potevano pranzare anche con cipolle, fagioli e polenta. Giocavano un calcio maschio e potente tra allarmi per i bombardamenti alleati, rischio di essere prelevati e internati, trasferte lunghe ed imprevedibili. I '''Vigili del Fuoco''' della [[:Categoria:CITTA' DELLA SPEZIA|Spezia]] vinsero il proprio raggruppamento nel primo turno, il Girone D della Zona Emilia, per poi, sempre nella stessa zona, imporsi anche nella semifinale B davanti a Carpi, Corradini Suzzara e Modena. Nelle qualificazioni internazionali fu il Bologna a cedere il passo ai liguri, che arrivarono cosi' al girone finale per il titolo, che venne disputato a Milano fra il 9 e il 20 luglio. Di fronte agli spezzini due squadre importanti come Venezia e Torino: finì con un pareggio 1-1 contro i veneti, ma l'incontro decisivo fu quello contro i granata, rinforzati da Silvio Piola. L'incontro con i Granata fu davvero epico. La partita fu giocata in un caldissimo pomeriggio di luglio con le maglie bianche sporche e consunte, con tanto di girocollo e le maniche lunghe. Del resto gli "aquilotti" possedevano solo quella divisa per tutto il torneo. Un aneddoto dice che Vittorio Pozzo, selezionatore del Grande Torino integrato da altri elementi (una vera e propria nazionale approntata per il torneo) prima della partita si avvicinò allo spogliatoio dei pompieri e complimentandosi per essere giunti in finale, prometteva di non infierire troppo. Questo caricò di rabbia agonistica i derisi vigili del fuoco. Gli spezzini scesero in campo con Bani, Persia, Borrini, Amenta, Gramaglia, Scarpato, Rostagno, Tommaseo, Angelini, Tori, Costa. Angelini sigla il vantaggio dei liguri, Piola pareggia, poi ancora Angelini decide il match nel primo tempo. Nel finale la traversa impedì a Valentino Mazzola di cogliere il pareggio. E' il trionfo, perchè nella terza partita il Toro supera il Venezia.
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Tra i tanti eventi, che hanno visto il '''Vigili del Fuoco''' della Spezia protagonisti nella vita della città e dell'Italia, su tutti si vuole ricordare l'impresa sportiva di quegli undici pompieri che conquistarono il titolo calcistico di campioni d'Italia nel 1944. La compagine del 42° Corpo dei '''Vigili del Fuoco''' della [[:Categoria:CITTA' DELLA SPEZIA|Spezia]] di quell'anno trionfò in un torneo che venne disputato in condizioni al limite della sopportazione, in un'Italia divisa e tormentata dalla guerra. Gli unici che riuscirono a sconfiggere il Grande Torino di quei primi anni quaranta dello scorso secolo furono proprio i pompieri della [[:Categoria:CITTA' DELLA SPEZIA|Spezia]]. La storia di questa incredibile vicenda non ci può essere raccontata da nessuno dei protagonisti, l'ultimo, Mario Tommaseo, se ne andato il 2 novembre del 2006. Sono Fabrizio Calzia e Paolo Rabajoli, nel documentatissimo libretto: "Lo Scudetto per sempre", per  un'iniziativa editoriale del quotidiano "[[REDAZIONE DEL SECOLO XIX|Il Secolo XIX]]", che ci fanno rivivere le gesta di quei campioni. Gli autori ci riportano agli anni più bui della nostra storia nazionale; Anche [[:Categoria:CITTA' DELLA SPEZIA|La Spezia]] era stata vittima dei bombardamenti, l'inflazione saliva del 300%, il mercato nero era all'ordine del giorno, il coprifuoco inevitabilmente scoccava alle 21:30, Ma nel [[:Categoria:GOLFO DEI POETI|Golfo dei Poeti]] si pensava anche al calcio, sebbene lo [[STADIO ALBERTO PICCO|stadio "Picco"]] fosse inagibile e gli "aquilotti" dovessero allenarsi nella lontana Rapallo. La squadra si era rinforzata con [[EUSEBIO CASTIGLIANO|Castigliano]], poi ceduto al Torino, e con [[RICCARDO CARAPELLESE|Carapallese]], dirottato in seguito al Milan, ma soprattutto arrivò come allenatore [[OTTAVIO BARBIERI|Ottavio Barbieri]], mitica bandiera del Genoa campione. [[8 SETTEMBRE 1943 ALLA SPEZIA|L'8 settembre 1943]] impose nel nord d'Italia una scelta drammatica: o si stava con i Fascisti di Salò, o si diventava partigiani prendendo le strade della montagna. Con l'Italia divisa dal fronte di guerra conosciuto come Linea Gotica, la Federcalcio spostò la propria sede a Milano ed organizzò un "Campionato di divisione nazionale misto" con le regole del Campionato nazionale precedente (1942-43). Il torneo venne diviso in gironi zonali, organizzati in tre fasi regionali le cui vincitrici avrebbero disputato le finali per l'assegnazione del titolo di Campione d'Italia; lo [[AC SPEZIA CALCIO 1906|Spezia]] per motivi logistici venne incluso nel girone D del settore emiliano. La società aquilotta si trovava allora in grave crisi a livello dirigenziale: il presidente [[CORIOLANO PERIOLI|Perioli]] era stato catturato ed inviato nei campi di concentramento in Germania; Semorile, l'unico rimasto, decise di contattare il comandante dei '''Vigili del Fuoco''' cittadini, l'ing. Gandino, per allestire una squadra in grado di affrontare il Campionato Alta Italia. L'accordo venne presto raggiunto (in quel drammatico periodo anche la Juventus si era trasformata in Unica ed il Torino in Cisitalia), sotto l'impegno scritto di restituire tutti i giocatori allo [AC SPEZIA CALCIO 1906|Spezia]] al termine del conflitto, e costituì un ottimo stratagemma per sottrarre i calciatori agli obblighi del servizio militare. La squadra assunse quindi la nuova denominazione VV.F. Spezia, e come allenatore fu ingaggiato [[OTTAVIO BARBIERI|Ottavio Barbieri]], già tricolore con la maglia del Genoa e giocatore della Nazionale. Molti dei successi arrivarono proprio grazie al rivoluzionario "mezzo-sistema" (che prevedeva l'introduzione del "libero") imparato da [[OTTAVIO BARBIERI|Ottavio Barbieri]] quando era vice dell'inglese Garbutt, negli anni del Genoa.  Per i giovani atleti, fra camicie nere e fazzoletti rossi, le pompe per spegnere l'acqua era la scelta di gran lunga più sicura; così la squadra poté partecipare a un breve ma tormentato torneo fra squadre dell'Alta Italia. Gli spezzini viaggiavano su un'autobotte adattata a mezzo di fortuna dove si potevano anche nascondere generi di prima necessità, come il sale ligure da scambiare con i salami emiliani. Gli "aquilotti" si riposavano nelle caserme dei loro colleghi e potevano pranzare anche con cipolle, fagioli e polenta. Giocavano un calcio maschio e potente tra allarmi per i bombardamenti alleati, rischio di essere prelevati e internati, trasferte lunghe ed imprevedibili. I '''Vigili del Fuoco''' della [[:Categoria:CITTA' DELLA SPEZIA|Spezia]] vinsero il proprio raggruppamento nel primo turno, il Girone D della Zona Emilia, per poi, sempre nella stessa zona, imporsi anche nella semifinale B davanti a Carpi, Corradini Suzzara e Modena. Nelle qualificazioni internazionali fu il Bologna a cedere il passo ai liguri, che arrivarono cosi' al girone finale per il titolo, che venne disputato a Milano fra il 9 e il 20 luglio. Di fronte agli spezzini due squadre importanti come Venezia e Torino: finì con un pareggio 1-1 contro i veneti, ma l'incontro decisivo fu quello contro i granata, rinforzati da Silvio Piola. L'incontro con i Granata fu davvero epico. La partita fu giocata in un caldissimo pomeriggio di luglio con le maglie bianche sporche e consunte, con tanto di girocollo e le maniche lunghe. Del resto gli "aquilotti" possedevano solo quella divisa per tutto il torneo. Un aneddoto dice che Vittorio Pozzo, selezionatore del Grande Torino integrato da altri elementi (una vera e propria nazionale approntata per il torneo) prima della partita si avvicinò allo spogliatoio dei pompieri e complimentandosi per essere giunti in finale, prometteva di non infierire troppo. Questo caricò di rabbia agonistica i derisi vigili del fuoco. Gli spezzini scesero in campo con Bani, Persia, Borrini, Amenta, Gramaglia, Scarpato, Rostagno, Tommaseo, Angelini, Tori, Costa. Angelini sigla il vantaggio dei liguri, Piola pareggia, poi ancora Angelini decide il match nel primo tempo. Nel finale la traversa impedì a Valentino Mazzola di cogliere il pareggio. E' il trionfo, perchè nella terza partita il Toro supera il Venezia.
I pompieri appresero di aver vinto lo scudetto quando, già sulla strada del ritorno da Milano, seppero che il Toro aveva strapazzato il Venezia 5-2.
I pompieri appresero di aver vinto lo scudetto quando, già sulla strada del ritorno da Milano, seppero che il Toro aveva strapazzato il Venezia 5-2.
Ma tutti in quel luglio del 44 pensavano già a salvarsi la pelle ed alle famiglie nelle città bombardate.
Ma tutti in quel luglio del 44 pensavano già a salvarsi la pelle ed alle famiglie nelle città bombardate.

Versione delle 11:30, 16 nov 2011

Tra i tanti eventi, che hanno visto il Vigili del Fuoco della Spezia protagonisti nella vita della città e dell'Italia, su tutti si vuole ricordare l'impresa sportiva di quegli undici pompieri che conquistarono il titolo calcistico di campioni d'Italia nel 1944. La compagine del 42° Corpo dei Vigili del Fuoco della Spezia di quell'anno trionfò in un torneo che venne disputato in condizioni al limite della sopportazione, in un'Italia divisa e tormentata dalla guerra. Gli unici che riuscirono a sconfiggere il Grande Torino di quei primi anni quaranta dello scorso secolo furono proprio i pompieri della Spezia. La storia di questa incredibile vicenda non ci può essere raccontata da nessuno dei protagonisti, l'ultimo, Mario Tommaseo, se ne andato il 2 novembre del 2006. Sono Fabrizio Calzia e Paolo Rabajoli, nel documentatissimo libretto: "Lo Scudetto per sempre", per un'iniziativa editoriale del quotidiano "Il Secolo XIX", che ci fanno rivivere le gesta di quei campioni. Gli autori ci riportano agli anni più bui della nostra storia nazionale; Anche La Spezia era stata vittima dei bombardamenti, l'inflazione saliva del 300%, il mercato nero era all'ordine del giorno, il coprifuoco inevitabilmente scoccava alle 21:30, Ma nel Golfo dei Poeti si pensava anche al calcio, sebbene lo stadio "Picco" fosse inagibile e gli "aquilotti" dovessero allenarsi nella lontana Rapallo. La squadra si era rinforzata con Castigliano, poi ceduto al Torino, e con Carapallese, dirottato in seguito al Milan, ma soprattutto arrivò come allenatore Ottavio Barbieri, mitica bandiera del Genoa campione. L'8 settembre 1943 impose nel nord d'Italia una scelta drammatica: o si stava con i Fascisti di Salò, o si diventava partigiani prendendo le strade della montagna. Con l'Italia divisa dal fronte di guerra conosciuto come Linea Gotica, la Federcalcio spostò la propria sede a Milano ed organizzò un "Campionato di divisione nazionale misto" con le regole del Campionato nazionale precedente (1942-43). Il torneo venne diviso in gironi zonali, organizzati in tre fasi regionali le cui vincitrici avrebbero disputato le finali per l'assegnazione del titolo di Campione d'Italia; lo Spezia per motivi logistici venne incluso nel girone D del settore emiliano. La società aquilotta si trovava allora in grave crisi a livello dirigenziale: il presidente Perioli era stato catturato ed inviato nei campi di concentramento in Germania; Semorile, l'unico rimasto, decise di contattare il comandante dei Vigili del Fuoco cittadini, l'ing. Gandino, per allestire una squadra in grado di affrontare il Campionato Alta Italia. L'accordo venne presto raggiunto (in quel drammatico periodo anche la Juventus si era trasformata in Unica ed il Torino in Cisitalia), sotto l'impegno scritto di restituire tutti i giocatori allo [AC SPEZIA CALCIO 1906|Spezia]] al termine del conflitto, e costituì un ottimo stratagemma per sottrarre i calciatori agli obblighi del servizio militare. La squadra assunse quindi la nuova denominazione VV.F. Spezia, e come allenatore fu ingaggiato Ottavio Barbieri, già tricolore con la maglia del Genoa e giocatore della Nazionale. Molti dei successi arrivarono proprio grazie al rivoluzionario "mezzo-sistema" (che prevedeva l'introduzione del "libero") imparato da Ottavio Barbieri quando era vice dell'inglese Garbutt, negli anni del Genoa. Per i giovani atleti, fra camicie nere e fazzoletti rossi, le pompe per spegnere l'acqua era la scelta di gran lunga più sicura; così la squadra poté partecipare a un breve ma tormentato torneo fra squadre dell'Alta Italia. Gli spezzini viaggiavano su un'autobotte adattata a mezzo di fortuna dove si potevano anche nascondere generi di prima necessità, come il sale ligure da scambiare con i salami emiliani. Gli "aquilotti" si riposavano nelle caserme dei loro colleghi e potevano pranzare anche con cipolle, fagioli e polenta. Giocavano un calcio maschio e potente tra allarmi per i bombardamenti alleati, rischio di essere prelevati e internati, trasferte lunghe ed imprevedibili. I Vigili del Fuoco della Spezia vinsero il proprio raggruppamento nel primo turno, il Girone D della Zona Emilia, per poi, sempre nella stessa zona, imporsi anche nella semifinale B davanti a Carpi, Corradini Suzzara e Modena. Nelle qualificazioni internazionali fu il Bologna a cedere il passo ai liguri, che arrivarono cosi' al girone finale per il titolo, che venne disputato a Milano fra il 9 e il 20 luglio. Di fronte agli spezzini due squadre importanti come Venezia e Torino: finì con un pareggio 1-1 contro i veneti, ma l'incontro decisivo fu quello contro i granata, rinforzati da Silvio Piola. L'incontro con i Granata fu davvero epico. La partita fu giocata in un caldissimo pomeriggio di luglio con le maglie bianche sporche e consunte, con tanto di girocollo e le maniche lunghe. Del resto gli "aquilotti" possedevano solo quella divisa per tutto il torneo. Un aneddoto dice che Vittorio Pozzo, selezionatore del Grande Torino integrato da altri elementi (una vera e propria nazionale approntata per il torneo) prima della partita si avvicinò allo spogliatoio dei pompieri e complimentandosi per essere giunti in finale, prometteva di non infierire troppo. Questo caricò di rabbia agonistica i derisi vigili del fuoco. Gli spezzini scesero in campo con Bani, Persia, Borrini, Amenta, Gramaglia, Scarpato, Rostagno, Tommaseo, Angelini, Tori, Costa. Angelini sigla il vantaggio dei liguri, Piola pareggia, poi ancora Angelini decide il match nel primo tempo. Nel finale la traversa impedì a Valentino Mazzola di cogliere il pareggio. E' il trionfo, perchè nella terza partita il Toro supera il Venezia. I pompieri appresero di aver vinto lo scudetto quando, già sulla strada del ritorno da Milano, seppero che il Toro aveva strapazzato il Venezia 5-2. Ma tutti in quel luglio del 44 pensavano già a salvarsi la pelle ed alle famiglie nelle città bombardate.

Indice

PRIMA FASE

La Federazione suddivide le squadre in undici raggruppamenti secondo un criterio geografico e lo Spezia viene inserito nel girone D con Suzzara, Fidenza, Parma e Busseto. Gli aquilotti adottano un escamotage per avere facilità nei movimenti: cedono in prestito tutti i giocatori ai Vigili del Fuoco della Spezia e questa si rivelerà una mossa azzeccata. Pur disputando una partita in meno lo Spezia domina il girone. Ecco nel dettaglio tutti i risultati e la classifica:
GRUPPO MISTO EMILIANO – GIRONE D ANDATA RITORNO
Spezia-Suzzara 2-0 2-0
Spezia-Fidenza 4-4 1-1
Spezia-Parma 1-0 0-0
Spezia-Busseto n.d. 2-1
CLASSIFICA PUNTI
Spezia 13
Suzzara 11
Fidenza 8
Parma 7
Busseto 0

SECONDA FASE FASE

Si passa al girone di semifinale. Anche qui lo Spezia si impone con disinvoltura; su sei partite una sola sconfitta (a Carpi) e poi tutte vittorie.

SEMIFINALI – GIRONE B ANDATA RITORNO
Spezia-Suzzara 2-0 5-2
Spezia-Carpi 2-0 1-2
Spezia-Modena 2-0 2-0


CLASSIFICA PUNTI
Spezia 10
Suzzara 7
Carpi 4
Modena 0

SEMIFINALI

La fase successiva è quella decisiva per arrivare alle finali in programma a Milano. Vista la rinuncia di Lucchese e Montecatini, non resta che affrontare in un doppio confronto il forte Bologna di Biavati. La prima sfida si gioca in terra emiliana. La squadra di Ottavio Barbieri, schierata con il consueto mezzo sistema, resiste agli attacchi dei padroni di casa e al 79’ minuto di gioco passa addirittura a condurre con un contropiede finalizzato da Rostagno. Un gol pesante che viene contestato dal pubblico bolognese. Si verificano incidenti, la partita è sospesa con conseguente 2-0 a tavolino in favore degli aquilotti. Il ritorno si dovrebbe giocare a Spezia ma, visto che la nostra città in questo periodo è martoriata dai bombardamenti, si propone il neutro di Carpi. A mandare tutto all’aria è la squalifica del campo bolognese per gli incidenti dell’andata; il presidente rossoblu Dall’Ara non presenta la squadra per protesta con conseguente 2-0 a tavolino. Lo Spezia è ammesso alle finali di Milano.


SPAREGGIO PER LA QUALIFICAZIONE ALLE FINALI ANDATA RITORNO
Bologna-Spezia 0-2 0-2 (*)

(*) a tavolino

FINALI

Alle finali di Milano, oltre allo Spezia, accedono il Venezia ed il grande Torino. Il 9 Luglio del 1944, dopo una notte di bombardamenti, si disputa Spezia-Venezia. I neroverdi sono un’ ottima squadra ma loSpezia passa in vantaggio nella prima frazione con Tori. Nella ripresa arriva il pareggio veneto grazie ad un gol di Astorri. Finisce 1-1 e la Gazzetta dello Sport parla di un risultato sorprendente.

Si arriva così alla sfida del mito, quella di domenica 16 Luglio 1944 all’Arena di Milano contro il grande Torino. I granata sono allenati per esigenze belliche da Vittorio Pozzo e in attacco sono rinforzati da Piola. Ecco le formazioni schierate dai due tecnici:

SPEZIA TORINO
Bani Griffanti
Persia Cassano
Borrini Piacentini
Amenta Loik
Gramiglia Ellena
Scarpato Gallea
Rostagno Ossola
Tommaseo Piola
Angelini Gabetto
Tori Mazzola
Costa Ferraris II
All. Barbieri All. Pozzo

Così Armando Napoletano racconta quell’epica partita nel suo libro “Aquilotti si nasce”: “La forza dei bianchi contro un Torino rinforzato da Silvio Piola non era male; bisogna però dire che i piemontesi e sua maestà Vittorio Pozzo commisero l’errore di mal valutare la gara. Così il tecnico, il lunedì prima del match aveva pubblicamente dichiarato di avere convocato tutto il Toro per la faticosissima trasferta di Trieste della rappresentativa piemontese, sicuro di non affaticare il gruppo. I vigili, seppur rispettabili, non rappresentavano un ostacolo gravoso. Fu così che i granata, partiti da Torino venerdì 7 furono di ritorno ai piedi della mole il 13 luglio, giovedì; sarebbe bastato chiedere per motivi legittimi lo spostamento a giovedì 20, come si vociferava, della partita con gli spezzini. Quel campionato, a conti fatti, sarebbe finito tre giorni dopo. Le tossine della stanchezza ed uno storico mezzo sistema accecarono i piemontesi e fu presto notte il 16 luglio del 1944. L’arbitro Cipriani diede il via all’Arena di Milano a queste formazioni: I vigili del Fuoco con Bani, Persia, Borrini, Amenta, Gramaglia, Scarpato, Rostagno, Tommaseo, Angelini, Tori, Costa. Il Torino rispondeva con Griffanti, Cassano, Piacentini, Loik, Ellena, Gallea, Ossola, Piola, Gabetto, Mazzola, Ferraris II.

Nei primi 15 minuti fu battaglia vera; incassato il primo gol di Angelini i granata aprirono finalmente gli occhi. Angelini, toscano, lottatore indomito, era andato in azione personale, anche grazie all’indugio dei difensori piemontesi.
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