C'ERA UNA VOLTA SPEZIA

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C'ERA UNA VOLTA SPEZIA (da CICLINA a GIGION ABÒSSA)

storie, storielle, personaggi, macchiette ed altro della Spezia di una volta

A Giorgia, Jessica, Daniele e Alessandro



C'ERA UNA VOLTA SPEZIA (DA CICLINA A GIGION ABÒSSA)

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Regione: LIGURIA
Titolo: C'ERA UNA VOLTA SPEZIA (DA CICLINA A GIGION ABÒSSA)
Autore: Eugenio Giovando
Editore: EDIZIONI MODERNA
Pubblicazione: 1994
Genere:

Lo scopo principale di questo libro è quello di ricordare agli anziani fatti, storie e storielle, figure e personaggi lontani e di far scoprire ai giovani alcune simpatiche curiosità sulla Spezia di una volta. Erano i tempi in cui il netturbino ritirava l'immondizia sulla porta di casa, il portalettere recapitava la posta due volte al giorno, i portono dei palazzi erano sempre aperti, giorno e notte, e il "panetto" di farina dolce di castagne era considerato un dolce sopraffino. Una Spezia, insomma, sconosciuta a molti, perduta nel tempo; una Spezia amata, povera in canna, sì, ma semplice e buona. Desidero inoltre assicurare i gentili lettori e lettrici che tutto quanto scritto non è frutto di fantasticherie, ma uno scampolo di vita vissuta, in parte, ed il risultato di lunghe ricerche, di testimonianze affidabili e di documentazioni presentate, al di là di ogni polemica e rimpianto, soltanto con finalità conoscitive. Non pretendo di aver raccontato tutto sulla Spezia di una volta. Ciò che ho fissato in queste pagine, però, è scritto con franchezza, in quella forma semplice e leggibile che altro non è se non la lingua viva, schietta e popolare della nostra gente.

(L'autore)


Questo libro di Eugenio Giovando è, per dirlo alla spezzina, una raccolta di fòe e strofügi di tenpi andà, nei quali è possibile ritrovare aspetti dimenticati o ignorati di un mondo ormai lontano, ma che costituisce il patrimonio culturale e identitario che ci appartiene. È da questo mondo che veniamo, è di questo mondo che ci piace conservare la memoria storica, è questo mondo che, insieme a tutti gli altri mondi che il tempo d'oggi ci ha fatto incontrare, vogliamo consegnare ai nostri figli e nipoti , affinché un giorno possano rileggerlo con la curiosità degli studiosi, sentirlo con la forza delle radici comuni, amarlo con la consapevolezza di un'eredità che appartiene a loro.

(Stefania Giovando)

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