Categoria:LA SERRA

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Sovrastante Tellaro, lungo la provinciale che conduce a Montemarcello , soffocata dagli ulivi , SERRA spazia da Livorno al porto spezzino. Il paese ha mantenuto nel tempo i caratteri essenziali del tipico borgo ligure. Lungo i suoi carrobi stretti , scale aperte conducono ai primi piani e si intravedono volte e oscuri passaggi in galleria. E' il paese che vanta i natali di Paolo Bertolani. Serra, compare per la prima volta come luogo abitato nel documento n. 493 del Codice Pelavicino, nell’anno 1218. L’idea dell’agglomerato abitativo è ancora lontana. Dobbiamo immaginare il luogo campestre e servito da una fitta rete viaria che lo unisce alla sottostante Lerici, ma soprattutto, a Portesone, Barbazzano e Ameglia, nonché a tutte le altre località come Verazzano, Cala, Mezzana, Tellaro, Fratta, e altre di minore importanza. La vegetazione è varia.Dalla macchia mediterranea, si passa al pascolo, a parti già lavorate, ad uliveti in crescita, vigneti e terreni con fichi e altre piante fruttifere. In quel tempo, la grande proprietà fondiaria veniva ancora gestita secondo il sistema curtense, metodo che prevedeva la coesistenza di due parti ben distinte. La prima era la "pars dominica", gestita direttamente dal signore, in questo caso il Vescovo, nella quale si utilizzava manodopera servile propria della parte, e manodopera occasionale e gratuita, proveniente, in base a veri e propri contratti, dalla "pars massaricia". Quest’ultima è la parte che il signore affidava a coloni stabili , i massari, che in virtù dei loro obblighi stabiliti dai contratti, dovevano lavorare e migliorare prestando corvèe, fazioni ecc. Serra apparteneva alla pars massaricia, e nel luogo, era presente sicuramente un manso. Il manso doveva comprendere una quantità di terra sufficiente al mantenimento di almeno una famiglia e presumibilmente doveva avere un’estensione di circa cinque iugeri, circa dodicimila metri, ma a seconda delle zone, nel Medioevo europeo, poteva ampliarsi sino ad un limite di quarantamila metri quadrati. Il manso, generalmente consisteva in un’estensione omogenea di boschi, campi e vigne, con abitazione e ricovero per gli animali, ma rimane probabile che a causa delle diverse realtà locali, fosse costituito da particelle non necessariamente unite nella loro estensione,come il Codice ben evidenzia. Nel documento n. 16 anno 1274, Rolando e Giunio per il maso della Serra devono pagare un affitto, parte in denaro e parte in natura, oltre che alle altre consuete prestazioni dovute. Opecino, Giacopina e Simona, eredi di un certo Rolando, sono obbligati “per quello che tengono”, esclusivamente al pagamento in prodotti naturali. Il fatto lascia presupporre una particella di terra sicuramente molto più piccola dell’estensione di un manso. Bella, madre di Bruna, di Femenella e di Orso, vive nel luogo di Serra e con i figli deve pagare, per la casa e i poderi che possiedono, non solo nel luogo e nelle sue pertinenze, ma anche nel piano di Ameglia e altrove ( Codice Pelavicino n. 403). Dal solito atto si rileva che Amico del fu Gerardo, paga per una casa e terre nel luogo di Mezzana, come, egualmente, pagano al vescovo gli eredi di Rapallo, per case, poderi e possedimenti che hanno in Verazzano, Cala e Serra . Tutti i luoghi menzionati, sempre nelle pertinenze di Barbazzano. Da questi elementi è presumibile supporre che Serra come luogo abitato abbia avuto origine dove ancora oggi si ritrova Via Casamento. Il termine è peraltro usato e citato nel documento n. 403, come lotto di terreno in cui si poteva edificare. Infatti, nell’atto, si specifica: "terreno o casamento … che dovrà essere edificato". In sostanza, già in quel tempo, esisteva una vera e propria pianificazione ben documentata nell’atto n. 44 datato 3 settembre 1230 del codice, nel quale, per quanto riguarda Sarzana, il vescovo Guglielmo e i maggiorenti della città, stabiliscono il sito dove si potrà costruire e le dimensioni che dovranno avere le case, compreso il carrobio prospiciente le facciate. Dall’originario gruppo di case, dove oggi si trova Via del Casamento, prosegue la via verso il valico per il monte Rocchetta; si attraversa il "Figae",e più in alto, dove l’attuale via Garibaldi si stacca dalla pianura,anticamente si chiamava la Via dei pomi , indice, come la vicina Via "sopra gli orti" di antiche colture, si arranca in salita e si arriva alla "Frate" (luogo in salita), toponimo ben noto a tutti i serresi. Il luogo, attualmente fa parte del paese e ne rappresenta la porzione superiore. Più in alto, lungo la medesima via per il valico della Rocchetta e il castello di Ameglia , il manso di Valle di Stefano, l’odierno Vallestrieri.

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