LA SPEZIA E LA GUERRA DI LIBERAZIONE

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==L’ATTIVITA’ OPERATIVA DAL LUGLIO 1944 A FINE MARZO 1945==
==L’ATTIVITA’ OPERATIVA DAL LUGLIO 1944 A FINE MARZO 1945==
Nel Luglio del 1944 l’ormai costituito C.L.N.P. Comitato di Liberazione Nazionale dalla provincia spezzina affida al colonnello Mario Fontana il compito di organizzare e coordinare i partigiani della IV zona operativa. Veniva così costituita la 1° Divisione “Liguria”. La IV zona comprendeva tutta la provincia della Spezia più qualche comune di Massa, praticamente tra il mare, il fiume Magra e il monte Gottero.
Nel Luglio del 1944 l’ormai costituito C.L.N.P. Comitato di Liberazione Nazionale dalla provincia spezzina affida al colonnello Mario Fontana il compito di organizzare e coordinare i partigiani della IV zona operativa. Veniva così costituita la 1° Divisione “Liguria”. La IV zona comprendeva tutta la provincia della Spezia più qualche comune di Massa, praticamente tra il mare, il fiume Magra e il monte Gottero.
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Mario Fontana apportava al movimento partigiano una competenza militare, per di più una grande esperienza in fatto di guerriglia, e forgiava a sua somiglianza i propri ragazzi. Imponeva il rispetto per nemici e alleati, la calma, e un intima e fraterna collaborazione con le popolazioni delle quali i partigiani dovevano essere a diretto contatto. Il colonnello “Turchi” dal nome di battaglia, accettò con entusiasmo l’incarico datogli. Fascisti e tedeschi per catturarlo, imprigionarono persino la moglie per ricattarlo.
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I primi di agosto furono caratterizzati da un duro rastrellamento che coinvolse l’intera zona della vallata Taro a quella del Magra, dalla Via Aurelia alla rotabile Sesta Godano - Passo delle Cento Croci e che provocò oltre 120 partigiani caduti.
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Solo la Brigata Cento Croci offrì una resistenza organizzata battendosi valorosamente al Passo delle Cento Croci ed a Monte Scassella ed un Reparto della Colonna Giustizia e Libertà, resistette eroicamente ai Casoni contro forti colonne avversarie.
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Tale azione che aveva dimostrato l’intera incapacità delle bande di sostenere un combattimento, fece procedere i Comandanti e Commissari alla ricostruzione morale, disciplinare e militare delle bande.
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Nel campo operativo viene concessa alle singole Brigate una larga autonomia nella zona a ciascuno assegnata, autonomia non solo di carattere militare, ma particolarmente amministrativa, riservando al Comando della IV  Zona la decisione di operazioni coordinate e l’emanazione di direttive nei restanti campi qualora la situazione imponesse l’impiego simultaneo di più Brigate.
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Durante tale periodo di riorganizzazione effettuato attraverso enormi difficoltà, la necessità di elevare il morale e di ridare fiducia ai Patrioti consigliò di autorizzare le bande a svolgere colpi di mano contro elementi tedeschi, Brigate Nere, effettuare azioni di sorpresa sulle vie di comunicazione e atti di sabotaggio sempre però dopo una accurata preparazione e collaborazione tra le Brigate.
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I risultati di tali azioni furono abbastanza positivi, 48 morti tra le file nazifasciste, 92 feriti e 86 prigionieri. Se pur le perdite partigiane furono 51, ci furono armi e materiali catturati, caserme occupate e ponti e viadotti distrutti.
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La vittoria più grande fu però riaver ottenuto tra i Patrioti fiducia e sicurezza. Il nemico ebbe la sensazione che l’azione dei primi di agosto non aveva avuto altro risultato che quello di rafforzare la Compagine dei Reparti Patriottici rendendoli più forti di prima.
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La zona raggiungeva la forza di più di 2500 uomini suddivisi così:
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Versione delle 06:32, 14 ott 2011

I PRIMI MESI DOPO L'8 SETTEMBRE 1943

La città di La Spezia nella guerra di liberazione 1943-1945 ha dato un importante contributo alla patria. Basti pensare che la vicinanza alla linea Gotica, la presenza dell’Arsenale Militare e le numerose industrie belliche hanno fatto si che la città subisse numerosi bombardamenti; infatti dopo Rimini, La Spezia è considerata la seconda città italiana che in proporzione alla sua grandezza ha subito più distruzione nella seconda guerra mondiale.Per parlare di resistenza anche nella nostra provincia, bisogna sicuramente raccontare quello che è successo l’8 settembre 1943. Con il comunicato del Maresciallo Badoglio che annunciava l’armistizio con gli anglo-americani e quindi la fine dell’ostilità, iniziano in Italia dei giorni di grande confusione tra tutti gli italiani. Anche nella nostra zona subito dopo aver sentito il messaggio via radio ci fu gioia e tripudio, ma ci fu pure a mente più serena, un senso confuso, il presentimento di avvenimenti poco lieti. Molti marinai imbarcati nelle navi ormeggiate nel arsenale, tentarono il ritorno alle città e paesi d’origine, altri invece tolte le divise di militari trovavano ospitalità tra le famiglie contadine in cambio delle loro braccia per lavorare. Molte notizie che giungevano come sbarchi alleati a nord di Roma erano false o poco chiare. Nei giorni successivi seguì l’occupazione tedesca che appariva parecchio strana da parte della popolazione che credeva che potesse essere solo una breve parentesi prima dell’arrivo degli angloamericani. I lunghi anni del fascismo che avevano lasciato uno spazio limitato all’opposizione clandestina, non fecero altro che far aumentare il risentimento di molti. I primi movimenti di resistenza, composti quindi da ufficiali, soldati, studenti, operai, contadini, furono inizialmente rivolti a comprare e raccogliere le prime armi. Così fece anche la Brigata “Cento Croci” che iniziò con una decina di moschetti, due pistole e quattro bombe a mano. Raccolte le prime armi iniziano anche le prime azioni per disarmare i presidi tedeschi e le caserme della Guardia Nazionale della Repubblica di Salò situate lungo le rotabili della Cisa, del Bracco, delle Cento Croci. Queste azioni fruttavano nuove armi e a volte nuovi uomini. Tra le prime formazioni, si costituisce nello Zerasco la Brigata d’assalto “Lunigiana”. Già agli inizi del 1944 ci sono molte persone nelle file partigiane, e si verificano anche i primi caduti.

L’ATTIVITA’ OPERATIVA DAL LUGLIO 1944 A FINE MARZO 1945

Nel Luglio del 1944 l’ormai costituito C.L.N.P. Comitato di Liberazione Nazionale dalla provincia spezzina affida al colonnello Mario Fontana il compito di organizzare e coordinare i partigiani della IV zona operativa. Veniva così costituita la 1° Divisione “Liguria”. La IV zona comprendeva tutta la provincia della Spezia più qualche comune di Massa, praticamente tra il mare, il fiume Magra e il monte Gottero. Mario Fontana apportava al movimento partigiano una competenza militare, per di più una grande esperienza in fatto di guerriglia, e forgiava a sua somiglianza i propri ragazzi. Imponeva il rispetto per nemici e alleati, la calma, e un intima e fraterna collaborazione con le popolazioni delle quali i partigiani dovevano essere a diretto contatto. Il colonnello “Turchi” dal nome di battaglia, accettò con entusiasmo l’incarico datogli. Fascisti e tedeschi per catturarlo, imprigionarono persino la moglie per ricattarlo. I primi di agosto furono caratterizzati da un duro rastrellamento che coinvolse l’intera zona della vallata Taro a quella del Magra, dalla Via Aurelia alla rotabile Sesta Godano - Passo delle Cento Croci e che provocò oltre 120 partigiani caduti. Solo la Brigata Cento Croci offrì una resistenza organizzata battendosi valorosamente al Passo delle Cento Croci ed a Monte Scassella ed un Reparto della Colonna Giustizia e Libertà, resistette eroicamente ai Casoni contro forti colonne avversarie. Tale azione che aveva dimostrato l’intera incapacità delle bande di sostenere un combattimento, fece procedere i Comandanti e Commissari alla ricostruzione morale, disciplinare e militare delle bande. Nel campo operativo viene concessa alle singole Brigate una larga autonomia nella zona a ciascuno assegnata, autonomia non solo di carattere militare, ma particolarmente amministrativa, riservando al Comando della IV Zona la decisione di operazioni coordinate e l’emanazione di direttive nei restanti campi qualora la situazione imponesse l’impiego simultaneo di più Brigate. Durante tale periodo di riorganizzazione effettuato attraverso enormi difficoltà, la necessità di elevare il morale e di ridare fiducia ai Patrioti consigliò di autorizzare le bande a svolgere colpi di mano contro elementi tedeschi, Brigate Nere, effettuare azioni di sorpresa sulle vie di comunicazione e atti di sabotaggio sempre però dopo una accurata preparazione e collaborazione tra le Brigate. I risultati di tali azioni furono abbastanza positivi, 48 morti tra le file nazifasciste, 92 feriti e 86 prigionieri. Se pur le perdite partigiane furono 51, ci furono armi e materiali catturati, caserme occupate e ponti e viadotti distrutti. La vittoria più grande fu però riaver ottenuto tra i Patrioti fiducia e sicurezza. Il nemico ebbe la sensazione che l’azione dei primi di agosto non aveva avuto altro risultato che quello di rafforzare la Compagine dei Reparti Patriottici rendendoli più forti di prima. La zona raggiungeva la forza di più di 2500 uomini suddivisi così:

BRIGATACOMANDANTECOMMISSARIO
MUCCINI FEDERICO ANDREA