MUSEO CITTADINO AMEDEO LIA

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Il Museo '''Amedeo Lia''' ha sede nell'antico complesso conventuale dei frati minimi di San Francesco di Paola, insediatisi nella città della Spezia attorno alla seconda decade del 1600. A partire dall'anno 1616, data della concessione del terreno ai [[I PAOLOTTI|Paolotti]] da parte della Comunità spezzina, vengono edificati il convento e successivamente la chiesa. L'edificio si trovava in una posizione di strategica importanza, proprio all'uscita dalla città murata dell'asse viario che collegava il Golfo con Genova. Inoltre, come ben si evince dalla cartografia antica e come indica ancora la toponomastica viaria circostante (Via dei Molini e Vicolo dello Stagno), la zona era particolarmente ricca di acque. Nel 1798, a seguito delle soppressioni gicobine, il convento perde la sua originaria funzione e viene destinato prima ad Ospedale Militare e poi ad Ospedale Civile. Queste differenti destinazioni d'uso comportarono profonde trasformazioni spaziali particolarmente vistose dal secondo decennio del 1800. A tale epoca risale la demolizione del campanile, il riassestamento del tetto, la costruzione di un piano sotto la volta della chiesa e la realizzazione nel vano chiesastico di una serie di pilastri per dividere in senso orizzontale l'originario volume, ricavando spazi utili alle corsie ospedaliere.
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Dalle planimetrie databili alla seconda metà del secolo XIX si desumono nuovi cambiamenti strutturali, quale l'avanzamento del fronte del complesso sulla via antistante, a tutt'oggi demolito nella fase di recupero a fini museali, in allineamento con l'antico muro di cinta del convento (1869-1879). Agli anni 1896-1898 risalgono le ultime modifiche dell'Ospedale in tale sede prima del suo trasferimento nella zona di San Cipriano.mDal 1914 la struttura viene abbandonata e di seguito abilitata a caserma e residenza.
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Nel primo dopoguerra, infine, vengono nuovamente mutate le destinazioni d'uso degli spazi dell'edificio, fino ad essere destinata anche a sede della Pretura e, quindi, uffici comunali. A seguito della donazione fatta dall'Ing. Amedeo Lia al Comune della Spezia della propria collezione d'arte, il fabbricato viene scelto quale sede del futuro Museo.
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Prima di procedere ai primi interventi di recupero e ristrutturazione del complesso edilizio (1990), sono state effettuate accurate indagini stratigrafiche e cartografiche, al fine di ricostruire le fasi del fabbricato nella loro complessità. In sede di restauro sono state limitate all'indispensabile le opere di demolizione ed integrazione; ciò allo scopo di mettere in risalto le qualità intrinseche dell'edificio, facendone riemergere la sua originale identità storica, ed armonizzandolo con la nuova funzione di museo.
Il '''Museo Amedeo Lia''' è stato istituito nel 1995 e inaugurato nel dicembre 1996, grazie all'importante donazione di opere d'arte di '''Amedeo Lia''' e della sua famiglia. Comprendente dipinti databili dal XIII al XVIII secolo, miniature italiane e straniere del XIII al XVI secolo,  culture e oggetti antichi, medievali e moderni. Tra questi spiccano i nuclei delle croci processionali, dei vetri, dei cristalli di rocca, degli smalti di Limoges, degli avori gotici e l'amplissima sezione dei bronzi. Il Museo ha sede nell'antico complesso della chiesa e del convento dei Frati di San Francesco da Paola, insediatisi alla Spezia nel primo quarto del XVII secolo. Entrati nella chiesa del complesso conventuale, oggi sala I del museo, ecco subito la bellissima Madonna col Bambino, legno policromo prodotto in Umbria nel XIII secolo e, a questa contrapposta, il busto femminile in argento dorato, opera del Rinascimento catalano. Quindi oggetti in avorio, gioielli antichi, paci, smalti limosiani, croci e crocifissi. Le miniature occupano la sala II, da cui si passa al primo piano interamente dedicato alla quadreria ad eccezione della sala III, dia ccesso, dove appare ordinato il nucleo archeologico. Superba la testa in calcare giallo, opera cipriota databile al V secolo a.C.. Quindi, nelle sale IV e V, le tavole due, tre, quattrocentesche, con vertici altissimi: Lippo di Benivieni, Bernabò Daddi, Pietro Lorenzetti, Bartolo di Fredi, Lippo Memmi, Paolo di Giovanni Fei, Sassetta, Sano di Pietro, Bicci di Lorenzo, Benedetto Bembo, Antonio e Alvise Vivarini, Giovanni Mazone. Per il Cinquecento si segnala la piccola rassegna dei ritratti dove spiccano il celebre Autoritratto di Pontormo, il Ritratto di Gentiluomo di Tiziano e il dipinto di Gentile Bellini, ospitati nella sala VII. I Caravaggieschi occupano una sezione cospicua della sala IX, dedicata al Seicento, così come Venezia e i suoi grandi interpreti emergono fra i dipinti settecenteschi della sala X: il nitore teatrale e scenografico di Michele Marieschi, l'equilibrio formale di Canaletto, i cieli vasti di Bellotto, le tremule e offuscate vedute di Francesco Guardi. Al secondo piano, nella sala XI, i bronzi, ottimamente rappresentati: Severo Calzetta da Ravenna, il Riccio, l'Antico, il Moderno, Roccatagliata, Ferdinando Tacca e gli ambiti o le botteghe di Baccio Bandinelli, Ammannati, Giambologna. Fra i vetri si segnala il nucleo archeologico della sala XII - nel quale troviamo la rarissima piccola bottiglia a bande d'oro di produzione imperiale - e quello sei e settecentesco- Quindi i cristalli di rocca, le maioliche, i coralli, le casse in pastiglia, le terrecotte. In conclusione la sala XIII o delle nature morte, prevalentemente seicentesche: Fede Galizia, Giacomo e Giuseppe Recco, Cristoforo Munari, il mazzo di tulipani di Andrea Belvedere, allegoria del fluire del tempo.
Il '''Museo Amedeo Lia''' è stato istituito nel 1995 e inaugurato nel dicembre 1996, grazie all'importante donazione di opere d'arte di '''Amedeo Lia''' e della sua famiglia. Comprendente dipinti databili dal XIII al XVIII secolo, miniature italiane e straniere del XIII al XVI secolo,  culture e oggetti antichi, medievali e moderni. Tra questi spiccano i nuclei delle croci processionali, dei vetri, dei cristalli di rocca, degli smalti di Limoges, degli avori gotici e l'amplissima sezione dei bronzi. Il Museo ha sede nell'antico complesso della chiesa e del convento dei Frati di San Francesco da Paola, insediatisi alla Spezia nel primo quarto del XVII secolo. Entrati nella chiesa del complesso conventuale, oggi sala I del museo, ecco subito la bellissima Madonna col Bambino, legno policromo prodotto in Umbria nel XIII secolo e, a questa contrapposta, il busto femminile in argento dorato, opera del Rinascimento catalano. Quindi oggetti in avorio, gioielli antichi, paci, smalti limosiani, croci e crocifissi. Le miniature occupano la sala II, da cui si passa al primo piano interamente dedicato alla quadreria ad eccezione della sala III, dia ccesso, dove appare ordinato il nucleo archeologico. Superba la testa in calcare giallo, opera cipriota databile al V secolo a.C.. Quindi, nelle sale IV e V, le tavole due, tre, quattrocentesche, con vertici altissimi: Lippo di Benivieni, Bernabò Daddi, Pietro Lorenzetti, Bartolo di Fredi, Lippo Memmi, Paolo di Giovanni Fei, Sassetta, Sano di Pietro, Bicci di Lorenzo, Benedetto Bembo, Antonio e Alvise Vivarini, Giovanni Mazone. Per il Cinquecento si segnala la piccola rassegna dei ritratti dove spiccano il celebre Autoritratto di Pontormo, il Ritratto di Gentiluomo di Tiziano e il dipinto di Gentile Bellini, ospitati nella sala VII. I Caravaggieschi occupano una sezione cospicua della sala IX, dedicata al Seicento, così come Venezia e i suoi grandi interpreti emergono fra i dipinti settecenteschi della sala X: il nitore teatrale e scenografico di Michele Marieschi, l'equilibrio formale di Canaletto, i cieli vasti di Bellotto, le tremule e offuscate vedute di Francesco Guardi. Al secondo piano, nella sala XI, i bronzi, ottimamente rappresentati: Severo Calzetta da Ravenna, il Riccio, l'Antico, il Moderno, Roccatagliata, Ferdinando Tacca e gli ambiti o le botteghe di Baccio Bandinelli, Ammannati, Giambologna. Fra i vetri si segnala il nucleo archeologico della sala XII - nel quale troviamo la rarissima piccola bottiglia a bande d'oro di produzione imperiale - e quello sei e settecentesco- Quindi i cristalli di rocca, le maioliche, i coralli, le casse in pastiglia, le terrecotte. In conclusione la sala XIII o delle nature morte, prevalentemente seicentesche: Fede Galizia, Giacomo e Giuseppe Recco, Cristoforo Munari, il mazzo di tulipani di Andrea Belvedere, allegoria del fluire del tempo.

Versione attuale delle 14:57, 18 nov 2011

MUSEO CIUTTADINO MEDEO LIA 01.jpeg

Il Museo Amedeo Lia ha sede nell'antico complesso conventuale dei frati minimi di San Francesco di Paola, insediatisi nella città della Spezia attorno alla seconda decade del 1600. A partire dall'anno 1616, data della concessione del terreno ai Paolotti da parte della Comunità spezzina, vengono edificati il convento e successivamente la chiesa. L'edificio si trovava in una posizione di strategica importanza, proprio all'uscita dalla città murata dell'asse viario che collegava il Golfo con Genova. Inoltre, come ben si evince dalla cartografia antica e come indica ancora la toponomastica viaria circostante (Via dei Molini e Vicolo dello Stagno), la zona era particolarmente ricca di acque. Nel 1798, a seguito delle soppressioni gicobine, il convento perde la sua originaria funzione e viene destinato prima ad Ospedale Militare e poi ad Ospedale Civile. Queste differenti destinazioni d'uso comportarono profonde trasformazioni spaziali particolarmente vistose dal secondo decennio del 1800. A tale epoca risale la demolizione del campanile, il riassestamento del tetto, la costruzione di un piano sotto la volta della chiesa e la realizzazione nel vano chiesastico di una serie di pilastri per dividere in senso orizzontale l'originario volume, ricavando spazi utili alle corsie ospedaliere. Dalle planimetrie databili alla seconda metà del secolo XIX si desumono nuovi cambiamenti strutturali, quale l'avanzamento del fronte del complesso sulla via antistante, a tutt'oggi demolito nella fase di recupero a fini museali, in allineamento con l'antico muro di cinta del convento (1869-1879). Agli anni 1896-1898 risalgono le ultime modifiche dell'Ospedale in tale sede prima del suo trasferimento nella zona di San Cipriano.mDal 1914 la struttura viene abbandonata e di seguito abilitata a caserma e residenza. Nel primo dopoguerra, infine, vengono nuovamente mutate le destinazioni d'uso degli spazi dell'edificio, fino ad essere destinata anche a sede della Pretura e, quindi, uffici comunali. A seguito della donazione fatta dall'Ing. Amedeo Lia al Comune della Spezia della propria collezione d'arte, il fabbricato viene scelto quale sede del futuro Museo. Prima di procedere ai primi interventi di recupero e ristrutturazione del complesso edilizio (1990), sono state effettuate accurate indagini stratigrafiche e cartografiche, al fine di ricostruire le fasi del fabbricato nella loro complessità. In sede di restauro sono state limitate all'indispensabile le opere di demolizione ed integrazione; ciò allo scopo di mettere in risalto le qualità intrinseche dell'edificio, facendone riemergere la sua originale identità storica, ed armonizzandolo con la nuova funzione di museo. Il Museo Amedeo Lia è stato istituito nel 1995 e inaugurato nel dicembre 1996, grazie all'importante donazione di opere d'arte di Amedeo Lia e della sua famiglia. Comprendente dipinti databili dal XIII al XVIII secolo, miniature italiane e straniere del XIII al XVI secolo, culture e oggetti antichi, medievali e moderni. Tra questi spiccano i nuclei delle croci processionali, dei vetri, dei cristalli di rocca, degli smalti di Limoges, degli avori gotici e l'amplissima sezione dei bronzi. Il Museo ha sede nell'antico complesso della chiesa e del convento dei Frati di San Francesco da Paola, insediatisi alla Spezia nel primo quarto del XVII secolo. Entrati nella chiesa del complesso conventuale, oggi sala I del museo, ecco subito la bellissima Madonna col Bambino, legno policromo prodotto in Umbria nel XIII secolo e, a questa contrapposta, il busto femminile in argento dorato, opera del Rinascimento catalano. Quindi oggetti in avorio, gioielli antichi, paci, smalti limosiani, croci e crocifissi. Le miniature occupano la sala II, da cui si passa al primo piano interamente dedicato alla quadreria ad eccezione della sala III, dia ccesso, dove appare ordinato il nucleo archeologico. Superba la testa in calcare giallo, opera cipriota databile al V secolo a.C.. Quindi, nelle sale IV e V, le tavole due, tre, quattrocentesche, con vertici altissimi: Lippo di Benivieni, Bernabò Daddi, Pietro Lorenzetti, Bartolo di Fredi, Lippo Memmi, Paolo di Giovanni Fei, Sassetta, Sano di Pietro, Bicci di Lorenzo, Benedetto Bembo, Antonio e Alvise Vivarini, Giovanni Mazone. Per il Cinquecento si segnala la piccola rassegna dei ritratti dove spiccano il celebre Autoritratto di Pontormo, il Ritratto di Gentiluomo di Tiziano e il dipinto di Gentile Bellini, ospitati nella sala VII. I Caravaggieschi occupano una sezione cospicua della sala IX, dedicata al Seicento, così come Venezia e i suoi grandi interpreti emergono fra i dipinti settecenteschi della sala X: il nitore teatrale e scenografico di Michele Marieschi, l'equilibrio formale di Canaletto, i cieli vasti di Bellotto, le tremule e offuscate vedute di Francesco Guardi. Al secondo piano, nella sala XI, i bronzi, ottimamente rappresentati: Severo Calzetta da Ravenna, il Riccio, l'Antico, il Moderno, Roccatagliata, Ferdinando Tacca e gli ambiti o le botteghe di Baccio Bandinelli, Ammannati, Giambologna. Fra i vetri si segnala il nucleo archeologico della sala XII - nel quale troviamo la rarissima piccola bottiglia a bande d'oro di produzione imperiale - e quello sei e settecentesco- Quindi i cristalli di rocca, le maioliche, i coralli, le casse in pastiglia, le terrecotte. In conclusione la sala XIII o delle nature morte, prevalentemente seicentesche: Fede Galizia, Giacomo e Giuseppe Recco, Cristoforo Munari, il mazzo di tulipani di Andrea Belvedere, allegoria del fluire del tempo.

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