ORTONOVO

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ORTONOVO

In Dialetto: Ort'nò
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Nazione: Flag ita.gif
Regione: LIGURIA
Provincia: LA SPEZIA
Comune: ORTONOVO
Coordinate: 44°05′05.43″N 10°02′31.30″E
Altitudine: 76 mt s.l.m.
Google Maps: http://tinyurl.com/3vez38o
Dialetti:
Abitanti: 8483
Densità: 614,27 ab./km²
Frazioni: NICOLA

LUNI ANNUNZIATA SAN MARTINO DOGANA ISOLA DI ORTONOVO CASANO SERRAVALLE

CAP: 19034
Patrono: Madonna del Mirteto
Ricorrenza: 8 settembre
Eventi:
Musei: Museo Archeologico Nazionale e città antica di Luni
Parchi:
Links:

Ortonovo è il comune ligure più orientale, confinante con la Toscana e posto ai piedi delle Alpi Apuane. Il suo capoluogo sorge su una delle colline che diradano verso la piana del fiume Magra, e la maggior parte del territorio si sviluppa nelle zone collinari, tuttavia una consistente parte trova sbocco verso la pianura, nella zona della antica Luni. Nel territorio comunale risulta ubicata la stazione meteorologica di Sarzana Luni, ufficialmente riconosciuta dall'organizzazione meteorologica mondiale. Nei dintorni spicca lo storico borgo di Nicola, situato anch'esso alla sommità di una collina ai piedi delle Alpi Apuane.

Storia

Borgo arroccato in una posizione dominante, su una collina ai piedi delle Alpi Apuane, Ortonovo fu costituito fra i secoli XI e XII e subito dovette entrare a far parte delle proprietà vescovili in Lunigiana, come dimostra la riconferma di possesso, da parte del Barbarossa, in favore del vescovo luinense Pietro, della corte che si trovava sopra la Luna, detta di Iliolo e delle sue ville: Ortonovo, Nicola, Casano e Volpiglione; questo ultimo castello, situato in linea retta tra Castelpoggio ed Ortonovo, a circa 450 metri di altitudine, fu eretto dai signori di Boggiano, con compiti non ancora ben definiti, ma di sicuro fu di grande importanza nei secoli XI - XIII. La storia di questo castello è tuttora piena di misteri: sappiamo che non fu mai un borgo abitato da uomini, donne e bambini, come è avvenuto per altri castelli, ma rimase un edificio isolato, con prevalente destinazione industriale, verosimilmente adibito alla lavorazione del legno, quindi molto importante per l'economia locale, poichè il legname rappresentava un materiale importantissimo sia per la costruzione degli edifici, sia per la realizzazione di arnesi da lavoro e utensili, sia come fonte di riscaldamento, anche sottoforma di carbone. Di questo antico castello oggi non rimangono che pochi ruderi: i resti del pozzo, le fondamenta della torre e qualche accumulo di pietra sparso quà e là. Tornando al nostro borgo, il nome, da "Hortus Novus", richiama all'inizio delle lavorazioni nei terreni collinari; già prima del Mille, il sito era noto per essere soggiorno di ricche famiglie lunensi che vi trovavano asilo nella bella stagione, sia per la salubrità dell'aria che per il clima ameno, a differenza della pianura lunense, nella quale l'impaludamento stava provocando periodiche epidemie di malaria. Fin dal Trecento, Ortonovo rimase alle dipendenze del potere vescovile, nel 1333, esso giurò fedeltà al comune di Sarzana, ottenendo così alcune franchigie, oltre all'uso gratuito dei traghetti lungo il Magra; nel 1373, sindaci e procuratori di Ortonovo, insieme ad altri della val di Magra, si riunirono a Milano dove giurarono fedeltà a Bernabò Visconti e, nel 1397, Gian Galeazzo. Tuttavia, appena pochi anni più tardi (1404), il signore di Lucca, Paolo Guinigi, acquistò Carrara, Avenza, Moneta ed Ortonovo, mentre nel 1467, i sindaci del borgo sottoscrivevano a Firenze nuovi capitoli di sottomissione, per mezzo dei quali giuravano fedeltà perpetua a quella Signoria; nel 1495, un altro cambiamento: Ortonovo fu venduto al Banco di S.Giorgio. Con l'affermarsi del dominio Genovese, nella bassa vallata del Magra, dunque, il nostro borgo diventa località di confine, senza peraltro avvantaggiarsi di questa posizione; al contrario, è Sarzana ad esercitare il predominio sui castelli, grazie all'ufficio di Capitano e Commissario ivi installati dalla Repubblica. Le condizioni sociali ed economiche dei suoi abitanti sono di estrema povertà, continuamente aggravate da grequenti carestie, inondazioni e varie calamità naturali, imposte e tasse. Gli ultimi anni del secolo XVII sono caratterizzati dalla conclusione della secolare vertenza che oppone Nicola a Ortonovo e Sarzana, per il possesso delle terre emerse a Luni, in località Braciolo, che passano definitivamente sotto la giurisdizione sarzanese. Nel 1797, dopo oltre due secoli di dominio genovese, entra in carica la nuova amministrazione giacobina ed inizia l'organizzazione del nuovo stato. Nel Luglio del 1799, ad Ortonovo ed in tutta la Lunigiana, viene ripristinato l'antico regime al quele le autorità locali rendono immediato ossequio; ma anche questo è di breve durata, in quanto l'anno successivo, dopo la battaglia di Marengo, gli Austriaci si ritirano dalla Lunigiana e torna in vigore il regime democratico. Nel 1805 la Liguria è annessa all'Impero di Napoleone, con evidenti conseguenze sociali ed economiche: da un'economia prevalentemente agricola si passa ad una industriale e commerciale, con spostamento del centro di gravità della Lunigiana da Sarzana a La Spezia. Il dominio francese impresse alla vita pubblica ortonovese un ritmo più serrato, assicurando anche una maggiore correttezza amministrativa. L'annessione della Liguria al regno di Sardegna, che fu attuata nel 1815, non provocò ad Ortonovo particolari reazioni negative: neanche la grave crisi annonaria degli anni 1816-1817 ed i contraccolpi del 1821 ebbero gravi conseguenze nel paese; solo nel '48 e nel '59 la vita amministrativa pareva turbata: crescena infatti la pressione degli enti patriottici, sostenuti ormai dalle stesse autorità. Sul finire dell'Ottocento la cosiddetta banda di Ortonovo, un gruppo di cavatori di marmo, persuasi dall'ideale di una più agiata condizione economica, cercarono di unirsi all'insurrezione di anarchici della vicina Carrara, ma vennero condannati duramente dal tribunale di guerra. Nello stesso periodo gran parte del territorio del Comine Ortonovese passò nelle mani di Carlo Fabricotti, che lo suddivise in appezzamenti assegnati a mezzadria. Dopo il crollo dei Fabbricotti, nel territorio subentrò Gualtiero Benelli, imprenditore di Prato, il quale agevolato dalla crisi del marmo e dalle facilitazioni concesse dal Fascismo, acquisì numerose proprietà nell'intera vallata. Fino al secondo dopoguerra, nel Comune di Ortonovo, erano ancora attivi sei frantoi e cinque mulini, mentre intorno agli anni Quaranta si esauriva la produzione di carbone, per la quale si utilizzavano legnami provenienti dai boschi siti sopra l'Annunziata. Ormai, comunque, l'economia del comune si era orientata verso il polo industrializzato di La Spezia e l'enorme sviluppo edilizio del piano rendeva sempre più desueti gli edifici da farina e da olio, attorno ai quali, un tempo lontano si erano concentrate l'economia e la vita sociale dei nostri avi.

Lo Stemma

ORTONOVO stemma.jpg i suoi simboli e colori:

- Croce rossa: - Spighe intrecciate: - Mezzaluna: - Fondo azzurro:

Lo stemma del Comune è come descritto dal Decreto del Presidente della Repubblica del 3 Marzo 1998.

Nelle cerimonie e nelle altre pubbliche ricorrenze e ogni qual volta sia necessario rendere ufficiale la partecipazione dell'ente a una particolare iniziativa, il Sindaco può disporre che venga esibito il gonfalone con lo stemma del Comune secondo le modalità stabilite dal relativo regolamento.

Il Sindaco può autorizzare l'uso e la riproduzione dello stemma del Comune per fini non istituzionali soltanto ove sussista un pubblico interesse.


Personaggi storici

Ricordiamo per primo, seguendo un ordine cronologico, lo scrittore latino Aulio Persio Flacco, nato nell'anno 34 d.C. a Terguglia, presso Luni, da Fulvia Lisenia e da Persio Flacco; compiuti gli studi a Roma fu autore di Satirae, nelle quali celebrò la città di Luni (libro quinto).

Luni diede i natali anche al Papa Eutichiano (275 - 283) ed a diversi vescovi - conti; fra questi citiamo San Basilio, al quale venne dedicata la pieve di Sarzana che poi divenne cattedrale col nome di S.Maria; inoltre i vescovi S.Venanzio, S.Ceccardo e l'eremita S.Venerio.

Fra gli antenati del personaggio più celebre di questi luoghi, il poeta Ceccardo, è da menzionare un certo Pietro Angelo Ceccardi, scrittore umanista sepolto ad Ortonovo, ma ben poco ricordato.

Tra gli scrittori ed uomini insigni dell'antica e moderna Lunigiana, il Gerini cita don Giò Antonio Franciosi, valente letterato ed autore di opere teologiche, benemerito anche per aver dato grande impulso al completamento dei lavori di ripristino della chiesa parrocchiale, ultimata nel 1604.

Tra i benemeriti del paese, un plauso spetta anche al cittadino Antonio Andreoli, amantissimo della sua comunità, alla quale, verso la metà del Seicento, destinò un censo di 4500 scudi, con la condizione, però, che alla sua morte la comunità fosse tenuta a pagare un maestro che avrebbe dovuto istruire gratuitamente tutti i figlioli di Ortonovo e della Villa di Casano; in particolare il mestro prescelto avrebbe dovuto dedicarsi all'insegnamento di grammatica, umanità, retorica e logica, oltre che, naturalmente, a leggere e a scrivere; in realtà, la maggior parte dei capitali donati dall'Anreoli, conservati presso il Banco di S.Giorgio, andarono perduti col fallimento della banca, senza colpa del Comune, al quale era rimasta solo la casa destinata alla scuola; l'istituzione della prima scuola di Ortonovo, comunque, si deve all'Andreoli e l'importanza di ciò si può facilmente capire considerando che, nell'Ottocento, il Maire di Ortonovo, ovvero sia il sindaco, precisava: "In una comunità di persone quasi tutte addette alla coltivazione e all'agricoltura, non è cosa conveniente il far disperdere ai giovani quasi tutta la giornata nella scuola, il vantaggio della quale non è giusto che distrugga quello che ne viene dal travaglio."; sottrarre i giovani al lavoro dei campi, dunque, non doveva essere stata impresa facile e questo comunque, non li esonerava dalla fatica di guadagnarsi il pane quotidiano!

Ceccardo roccatagliata ceccardi.jpg

Dicevamo del più famoso personaggio legato a queste terre: è il poeta Ceccardo Roccatagliata Ceccardi, nato a Genova nel 1871, da antica famiglia genovese; in queste nostre terre egli visse fino alla giovinezza e molti aspetti di essa sono riflessi nella sua prima raccolta, il "Libro dei frammenti" (1895); poeta libero, intimista, precursore dell'Impressionismo e del Simbolismo, Montale lo definirà addirittura "padre dei cantori della terra ligure"; n´ il matrimonio (1901), né l'assoluta devozione alla poesia diedero ordine alla sua vita, tanto che amò chiamarsi il Viandante; collaborò a diversi giornali, soprattutto genovesi, e fu tra i primissimi ad essere accolto nell'aristocratica Riviera Ligure di Mario Novaro.

Nel 1909 rese un grande omaggio alla sua terra, pubblicando una raccolta di tredici sonetti che intitolò "Apua Mater", nel quale riuscì a darci il ritratto sintetico di un paesaggio storico e umano; Ceccardo morì a Genova nel 1919. Contemporaneo del poeta è un altro peronaggio degno di memoria, il maestro di musica don Ferdinando Maberini, nato a Ortonovo nel 1856, dove volle morire nel 1956; maestro della cappella della cattedrale di Sarzana, egli lasciò oltre settanta composizioni di musica Sacra e corale; dal 1913 al 1923, fu cappellano ed organista della chiesa di Nicola.

La tradizione musicale ortonovese vanta un secondo nome, oltre a quello di Maberini: si tratta di Pasquale Izzo, nato a Taranto nel 1908 ma vissuto per quasi tutta la vita tra le province di Massa e La Spezia, fino ad approdare definitivamente a Ortonovo alla fine degli anni '70. Compositore e didatta instancabile, è autore di un folto catalogo di musica da camera, opere liriche, composizioni sacre e canzoni leggere, soltanto in piccola parte pubblicate o eseguite in pubblico - ricordiamo, tra l'altro, le cantate "La crucifissione" e "La samaritana", eseguite con successo proprio nel territorio comunale nei primi anni '80. Il suo stile, lontano dalle avanguardie novecentesche, risente fortemente dell'influenza verista (suo maestro di composizione fu Luigi Ferrari-Trecate, allievo di Mascagni), e del linguaggio sinfonico degli epigoni della "Giovane scuola", Alfano, Zandonai, Respighi, Pizzetti. Negli anni '50 si dedica intensamente alla musica leggera, tanto da fondare e gestire, assieme alla moglie Elda Giudici, la casa editrice Elios, con l'intento di diffondere le musiche proprie e di altri autori spezzini, tra i quali il celebre Eugenio Giovando. Nel 1981, ormai abitante ortonovese, fonda la Scuola di Musica comunale, che dirige fino al 1988; coadiuvato dalla moglie, fedele compagna nella vita e nel lavoro, Izzo riesce in pochi anni a far crescere la Scuola per importanza e numero di iscritti (oltre 80 nel 1986), dando avvio a una serie di attività collaterali all'insegnamento, quali concerti, ascolti guidati e seminari di interpretazione musicale, che richiamano ad Ortonovo musicisti da tutta Italia. Pasquale Izzo muore a Luni Mare il 24 giugno 1990. Per mantenere viva la memoria della figura di Pasquale Izzo, il Comune di Ortonovo si è fatto promotore, negli ultimi anni, di alcune iniziative pubbliche, tra cui la costituzione del fondo delle opere del Maestro, conservate nella Civica Biblioteca.

Dal punto di vista sociale e politico è da ricordare l'avvocato Antonio Bianchi, che nella sua qualità di sindaco del Comune, molto si battè per la riapertura dei processi contro gli anarchici di Ortonovo, sbrigativamente condannati dal tribunale di guerra nel 1894. L'avvocato Bianchi era figlio di Bartolomeo Bianchi, esponente di una delle famiglie più in vista del paese, e di Angela Taddei, discendente da una nobile famiglia di S.Stefano Magra. Nelle suppliche rivolte a S.M. Umberto I, l'amministrazione comunale guidata dal Bianchi cercò di ridimensionatre il ruolo avuto dagli Ortonovesi nella rivolta degli anarchici di Carrara, definedoli più illusi che malvagi; in realtà la banda, formata da uno sparuto gruppo di uomini di Ortonovo, si era fermata lungo la strada, presso villa Lazzoni, circa un chilometro prima di Avenza; là, avevano udito degli spari ed erano stati avvertiti del fallimento dell'insurrezione, perciò avevano fatto ritorno alle loro case, senza aver partecipato ad alcuna azione di rivolta.

Un altro famoso cittadino Ortonovese fu il canonico Bernardino Raganti, rettore e professore di matematica nel seminario vescovile di Sarzana, profondo conoscitore della materia, ricordato anche da una lapide esposta nel seminario.

Altra nobile figura è quella del valente medico dottor Luigi Piola (1873 - 1942); egli fu amico del compaesano Ceccardo, col quale collaborò al foglio repubblicano carrarese "lo Svegliarino"; fu inoltre uno dei più amati sindaci della città di Spezia (1915 - 1017) e , successivamente, ultimo sindaco socialista del nostro comune prima del periodo fascista, che vide le nostre terre protagoniste di molti fatti di sangue. Il dottor Piola, durante il ventennio fascista, pur essendo vittima di intimidazioni di ogni sorta, non cessò mai di esercitare la sua professione, guadagnandosi l'affetto della gente semplice, ma anche il rispetto da parte degli avversari politici; quando morì, il suo feretro venne scortato da otto motococlisti inviati dal comune di Spezia e nessun fascista osò contestare questa decisione.

Particolare menzione spetta alla figura di Mino Bianchi il sindaco di fede socialista che guidò l'amministrazione comunale per oltre un ventennio quando, trascorso il periodo cruciale del dopoguerra, il territorio di Ortonovo fu pervaso da profonde trasformazioni socio - economiche. L'incrollabile, onestà, la scrupolosità e lo spirito democratico che informarono tutta la sua attività politica, gli valsero la stima profonda della popolazione; la sua scomparsa, avvenuta il 9 novembre 1979, lasciò un profondo rimpianto tra i cittadini.

Da un punto di vista artistico è doveroso ricordare lo scultore Giuseppe Gianoli, la cui lunga vita è stata interamente protesa ad esaltare l'ideale di libertà. Nato ad Ortonovo nel 1899, fu avviato giovanissimo al duro lavoro dello scalpellino e acquisì ben presto una grande abilità nel lavorare il marmo, ma dovette interrompere il lavoro per la chiamata al fronte durante la prima guerra mondiale. In seguito, il clima intimidatorio del fascismo imperante convinse uno spirito libertario come il Gianoli a lasciare l'amata sua terra per rifugiarsi in Francia, dove collaborò con i migliori scultori del tempo ; dopo la caduta del fascismo fece ritorno ad Ortonovo dove continuò la sua attività artistica. Alcune sue opere sono esposte nella sala consiliare del Comune.

Fonti: Comune Ortonovo

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