STEFANO OLDOINI

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Nonostante sia pressoché sconosciuto presso i suoi odierni concittadini, nell’Ottocento spezzino, quella di Stefano Oldoini si presenta come figura di notevole spessore.

Cugino di Filippo Oldoini, padre di Virginia, la famosa Contessa di Castiglione, Stefano, che era nato intorno alle metà del secolo, era un medico condotto. Proprio dall’archivio storico dell’Università di Bologna, dove aveva studiato, apprendiamo che Oldoini frequenta il quinto anno della Facoltà di medicina e Chirurgia nell’anno accademico 1872-73. Sulla base di questa notizia, si può supporre, fatti due rapidi calcoli, che il nostro dottore fosse nato nel 1849. Oldoini è un prezioso testimone di alcune vicende devastanti della storia cittadina, quale fu il triennio 1884-86, periodo durante il quale, in tre funeste ondate successive, sulle rive del Golfo infuriò il colera. Il Nostro, infatti, ci ha lasciato i resoconti particolareggiati di quelle drammatiche giornate. L’Amministrazione Civica, al termine della prima di quelle tre dolorose esperienze, l’aveva incaricato, insieme con gli altri due suoi colleghi Prati e Pierotti di stendere una relazione sul contagio del 1884: l’eziologia, il decorso, le terapie adottate, le conseguenze. Successivamente, Oldoini scrive un trattato complessivo sui tre colera che infuriarono alla Spezia in cui approfondisce le sue argomentazioni lasciandoci un ricco patrimonio di informazioni. Una copia del lavoro del 1884, stampato a Milano, è presumibilmente conservato tuttora in qualche Biblioteca del capoluogo lombardo. Penso che lì abbia attinto lo storico statunitense Snowden, docente all’Università di Yale, che cita ripetutamente Oldoini per il suo lavoro Naples at the times of cholera, scritto nel 1995. Ci troviamo così nel non usuale paradosso di uno studioso, nostro conterraneo, che è tanto affermato all’estero per il suo lavoro, quanto è praticamente del tutto sconosciuto nella sua terra natale. Eppure, di questa terra Stefano Oldoini era innamorato ed il grande amore che nutriva per la Spezia era pari alla stima per le potenzialità attrattive che il Golfo aveva, e tuttora ha, nei confronti di coloro, italiani e stranieri, che abitano aree non altrettanto fortunate, per la bellezza dei luoghi e la mitezza del clima, della nostra. Di questo il dottore era, infatti, profondamente persuaso, tanto da intervenire ripetutamente per spiegare come, per queste sue doti naturali, la Spezia è più che idonea per diventare un importante centro di accoglienza in ogni stagione dell’anno. Gli ospiti che vengono da fuori con la loro presenza porteranno lavoro e, cosa che non guasta, valuta pregiata, dato che davvero non pochi avevano nei loro portafogli sterline, al tempo la divisa più pregiata. Oldoini afferma questo in un trattatelo, La Spezia, stagione turistica jemale e estiva, che si presenta pretenzioso già dal titolo, con quell’aggettivo jemale Corsivo(invernale), tanto altolocato, quanto ambizioso e voglioso di eccitare stupore e ammirazione. Del turismo Oldoini si occupa soprattutto in una serie di articoli che scrive per Spezia Nuova nel 1882. il dottore vede bene che alla Spezia di turisti facoltosi ne vengono tanti, ma con altrettanta chiarezza percepisce che non esiste un movimento turistico di massa (per i tempi), capace cioè di attrarre persone con minori possibilità di spese rispetto ai tanti ricchi che già vengono. Avendo davanti agli occhi i vicini esempi di Versilia e Ponente ligure, suggerisce agli Spezzini di convertire le proprie abitazioni in pensioncine e trattorie per soddisfare le esigenze di chi ha minori possibilità di spesa e che, non trovando qua alla Spezia, offerte adeguate al proprio borsellino, si volgono altrove. È convinto il nostro Stefano che, se invece si creassero qua le condizioni per farli venire, arriverebbe per la Spezia un’altra possibilità di sviluppo economico che si affiancherebbe in maniera virtuosa al modello economico che, imperniato matematicamente sul militare, caratterizza al momento la Spezia. Anche se dopo il triennio del colera, l’opzione turismo svanisce, i suggerimenti di Oldoini non vennero comunque mai recepiti dall’imprenditoria locale che trova più facile lavorare con le commesse militari e con l’indotto che proviene dall’Arsenale. In quel tempo presso l’opinione pubblica sta prendendo sempre maggiore spazio l’opzione del porto cui l’apertura di Suez ha messo le ali. Oldoini fu anche un grande divulgatore dei principi della medicina, coinvolgendo la cittadinanza nell’adozione di più moderne terapie, anche affrontando argomenti che talora si ritraevano di fronte ad alcune tematiche giudicate, per il tempo, troppo scabrose.

Oldoini finì la carriera come Direttore Sanitario della Spezia. Iniziò la pubblicazione del Bollettino Sanitario del Comune, strumento quanto mai efficace sotto il profilo preventivo, oltre che statistico. Una sua preoccupazione fu anche sempre quella di denunziare lo scarso livello dell’igiene cittadina che purtroppo non si riuscì a sanare.
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