POLENA ATLANTA

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La polena Atalanta, di cui Giorgio Batini racconta la storia misteriosa e torbida. Il mistero la avvolge fin dal suo ritrovamento in pieno Atlantico da parte delle pirocorvetta Veloce nel 1866, poiché nessuno sa quale sia stata la sorte della nave alla quale era appartenuta. Sembra che, immediatamente dopo il recupero, fosse stata collocata nel Museo di Genova e fosse stata poi spostata nel Museo Tecnico Navale della Spezia quando la città, ultimata la costruzione dell'arsenale, divenne sede del Primo Dipartimento Marittimo nel 1870. La scultura lignea rappresenta una donna ammantata di un peplo, con un seno scoperto, e leggenda vuole che abbia il potere di sedurre gli uomini e indurli a morire d'amore e disperazione. La polena venne chiamata Atalanta poiché fu ritrovata nell'oceano Atlantico dai marinai della cannoniera Veloce. Consegnata al Museo Navale di Genova Pegli nel 1870, la polena venne trasferita al [MUSEO TECNICO NAVALE|Museo Tecnico Navale]] della Spezia. La polena raffigura una giovane donna, simile alla statua antica della vergine spartana corritrice esistente nei Musei Vaticani, con indosso un peplo, una mano che lievemente solleva la veste e un seno scoperto (si riteneva un tempo che mostrare i seni al mare placasse le tempeste). Nel Museo Tecnico Navale della Spezia sono conservate molte polene: figure in legno che ornavano la prora delle imbarcazioni d'un tempo e che in genere avevano una forma umana, quasi sempre allusiva al nome della nave. Le polene, come angeli di legno, un tempo proteggevano la nave costituendo con essa una sola entità. La loro origine è antica e nebulosa quanto la navigazione stessa. Per secoli, con il loro volto grottesco, hanno allontanato le insidie dei mari e hanno ammaliato marinai e viaggiatori. Atalanta grazie al suo oscuro fascino si racconta che il primo ad innamorarsene perdutamente fu il custode del museo che, contemplandola giorno e notte e conscio di non poterla far sua, finì col suicidarsi impiccandosi di fronte a lei. In seguito si uccise per lei il falegname che la restaurò e un soldato tedesco che la rubò dal museo durante l'ultima guerra mondiale. Il militare tedesco fu ritrovato morto nella stanza accanto alla statua rubata. Un biglietto dedicava ad Atalanta il gesto estremo: Nessuna donna è come te Atalanta, a te offro la mia vita. Di altri morti non si è più saputo niente, ma di lettere d'amore e continue infatuazioni si continua a parlare. Il fascino della polena Atalanta è ancora vivo.

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