ARNALDO RICCOBALDI

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Le generazioni spezzine degli anni del Ventennio e di quella successiva ricordavano il terribile Riccobaldi. Io oggi ne ho recuperato il nome di battesimo con una certa difficoltà... La fonte di ogni aneddoto relativo a questo personaggio che visse intensamente soprattutto,per l'appunto, gli anni lenti e ricorrenti del Ventennio è sempre la produzione letteraria dell'inarrivabile Giancarlo Fusco.

Giovane di buona famiglia,ma offeso nel fisico, tormentava tutti,e cercava la rissa in continuazione, nei bar, per strada, sempre per il gusto della provocazione:ed anche i meno disposti alle botte,dopo le sue offensive insistenze, non si potevano astenere, e lo riempivano di lividi ed ematomi assortiti.

Venne espulso da tutte le scuole del regno, con la formula allora in uso per gli scolari e studenti indisciplinati, e non ci fu raccomandazione a salvarlo: aveva intrecciato una relazione spinta con una giovanissima supplente che aveva soggiogato praticamente all'ingresso in aula, e successivamente sostenuta nel legame con regali inusuali per l'epoca di ristrettezze..

Si racconta che un autista lo aspettava sempre da un ritrovo all'altro, da un cinema a un teatro, con l'auto di famiglia a lui assegnata,grazie alla quale il Riccobaldi era sempre accompagnato da numerosi lacchè che gradivano il lusso (pagava tutto lui) e il mezzo..

Abituato al teatro, era l'incubo di ogni attore, specie dei meno predisposti al gesto scenico: si tramandò per anni la reazione di un attore sul palco del Teatro Civico, quando Riccobaldi si esibì nella attesa, consueta gigantesca pernacchia (la sua temutissima specialità),ed il poveretto -indicandolo subito - gridò con voce rotta: ...Riccobaldi della Spezia!!, sicuro di aver riconosciuto il suo peggior incubo, leggenda che circolava fra i protagonisti di quell'avanspettacolo così famoso al tempo.

Riccobaldi era provocatore sempre eccessivo, non per caso infatti la stessa sera dell'8 settembre 1943,dopo l'annuncio radiofonico dell'Armistizio, passò a piedi per la piazza del Comune a Sarzana, avvolto in una enorme bandiera italiana urlando evviva casa Savoia, evviva il re. (cfr Volti di un territorio, ediz Laterza/Cassa di Risparmio della Spezia) Finì quasi deportato, e solo le buone conoscenze familiari lo salvarono. Sempre in val di Magra, dov'era sfollato,costrinse gli amici a issarlo a forza su di una moto, di proprietà dell'avvocato Gatti, e si allontanò senza il consenso del padrone del mezzo. Non si sa bene come,ma riuscì a non cascare, e tornato sul luogo del prelievo forzato vi trovò il legittimo proprietario che, collocato con maschia fierezza proprio in mezzo alla strada, tentava di fermarlo: e ovviamente ne finì travolto,con serie conseguenze,data anche la scarsa dimestichezza col mezzo del pilota abusivo.

Passata la guerra e ristabilito un minimo di legge, ci fu il processo per il furto e l'investimento: il Giudice volle sapere dal Riccobaldi se fece apposta a travolgere il povero avvocato, o se si trattò di maldestria nella conduzione del mezzo:e quindi così gli domandò : ...e che cosa fece, esattamente, il Gatti poco prima dell'investimento?.. E di rimando il Riccobaldi: ...fece MIAOOO!..

fonte citata nel testo

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