SANTUARIO DEL MIRTETO

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Nella storia del Cristianesimo il pellegrinaggio è sempre stato un momento di
Nella storia del Cristianesimo il pellegrinaggio è sempre stato un momento di
incontro, di preghiera e di riflessione interiore. Anche oggi, nonostante i ritmi frenetici che ci impone la società contemporanea, visitare i luoghi di culto significa coniugare uno stato d’animo interiore con una piacevole sensazione “esteriore” animata da stimoli visivi, culturali e paesaggistici.
incontro, di preghiera e di riflessione interiore. Anche oggi, nonostante i ritmi frenetici che ci impone la società contemporanea, visitare i luoghi di culto significa coniugare uno stato d’animo interiore con una piacevole sensazione “esteriore” animata da stimoli visivi, culturali e paesaggistici.
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Il Santuario del Mirteto per la sua ubicazione, adiacente alla via Francigena- uno dei cammini più importanti del medievo- offre la possibilità di effettuare suggestive escursioni.
 
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Il Santuario del Mirteto per la sua ubicazione, adiacente alla [[VIA FRANCIGENA| via Francigena]]- uno dei cammini più importanti del medievo- offre la possibilità di effettuare suggestive escursioni.
Per chi lo desidera, il Santuario mette a disposizione per le escursioni, oltre a volontari molto preparati, anche un mezzo di trasporto per otto persone.  
Per chi lo desidera, il Santuario mette a disposizione per le escursioni, oltre a volontari molto preparati, anche un mezzo di trasporto per otto persone.  
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== Storia ==
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Verso la metà del XV secolo nella Lunigiana genovese si verificò un processo di proliferazione e di radicamento delle Confraternite dei "Disciplinati". Costoro, particolarmente devoti al culto della Madonna, usavano erigere oratori sopra ruderi di chiese sconsacrate e nelle vicinanze di cimiteri posti al di fuori delle mura del paese utilizzati principalmente per dare sepoltura ai poveri e ai pellegrini.
Verso la metà del XV secolo nella Lunigiana genovese si verificò un processo di proliferazione e di radicamento delle Confraternite dei "Disciplinati". Costoro, particolarmente devoti al culto della Madonna, usavano erigere oratori sopra ruderi di chiese sconsacrate e nelle vicinanze di cimiteri posti al di fuori delle mura del paese utilizzati principalmente per dare sepoltura ai poveri e ai pellegrini.
 
 
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L'oratorio o casaccia, come veniva chiamato dagli stessi Disciplinati, proprio per sottolineare il richiamo ai valori spirituali di povertà evangelica, era una costruzione molto semplice, di piccole dimensioni, in grado di ospitare non più di 50 fedeli. E fu proprio nell'ambito di questo processo che sul finire del XV secolo la Confraternita dei Disciplinati di Ortonovo decise di costruire la propria casaccia nella zona adiacente al paese denominata Mortineto, ovvero nel luogo in cui venivano seppelliti i morti le cui famiglie non potevano permettersi di pagare il costo del trasporto della salma nella chiesa cimiteriale di S.Martino (secondo un'altra autorevole teoria il toponimo mortineto o mirteto deriverebbe dal fatto che l'oratorio fu edificato nell'area di un bosco di mirto). Ad ogni modo l'oratorio di S.Maria del Mortineto, pur presentando un arredamento molto sobrio, doveva necessariamente essere corredato di un'immagine della Madonna affinché si potesse celebrare il culto in suo onore. - Non disponendo di fondi sufficienti per ingaggiare un pittore o quantomeno un'artista di un certo livello, i Disciplinati assoldarono uno dei tanti "frescanti" che giravano per la Lunigianae che dipingevano immagini sacre in cambio di pochi soldi.
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L'oratorio o casaccia, come veniva chiamato dagli stessi Disciplinati, proprio per sottolineare il richiamo ai valori spirituali di povertà evangelica, era una costruzione molto semplice, di piccole dimensioni, in grado di ospitare non più di 50 fedeli. E fu proprio nell'ambito di questo processo che sul finire del XV secolo la Confraternita dei Disciplinati di [[:Categoria:ORTONOVO|Ortonovo]] decise di costruire la propria casaccia nella zona adiacente al paese denominata Mortineto, ovvero nel luogo in cui venivano seppelliti i morti le cui famiglie non potevano permettersi di pagare il costo del trasporto della salma nella chiesa cimiteriale di S.Martino (secondo un'altra autorevole teoria il toponimo mortineto o mirteto deriverebbe dal fatto che l'oratorio fu edificato nell'area di un bosco di mirto). Ad ogni modo l'oratorio di S.Maria del Mortineto, pur presentando un arredamento molto sobrio, doveva necessariamente essere corredato di un'immagine della Madonna affinché si potesse celebrare il culto in suo onore. - Non disponendo di fondi sufficienti per ingaggiare un pittore o quantomeno un'artista di un certo livello, i Disciplinati assoldarono uno dei tanti "frescanti" che giravano per la Lunigianae che dipingevano immagini sacre in cambio di pochi soldi.
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L'anonimo frescante, che giunse a Ortonovo eseguì in una parete dell'oratorio un affresco raffigurante la drammatica scena della Depsizione di Cristo dalla Croce in cui la Vergine veniva raffigurata accasciata e semisvenuta ai piedi della Croce. Il 29 luglio 1537, mentre le donne del paese pregavano dinnanzi all'affresco della Deposizione, l'immagine della Madonna cominciò a lacrimare sangue vivo. Si gridò subito al miracolo e in breve tempo la notizia si diffuse nei territori circostanti a Ortonovo folle di fedeli cominciarono ad accorrere al piccolo oratorio, attirate soprattutto da notizie di grazie e di guarigioni che in quel luogo si ottenevano per intercessione della Madonna. Per contenere il sempre più crescente numero di visitatori, i priori della confraternita decisero nel 1540 di utilizzare le sostanziose offerte elargite dai pellegrini nella costruzione di un grande santuario in onore della Beata Vergine Addolorata. Il progetto, commissionato all'architetto lucchese Ippolito Marcello prevedeva la realizzazione di una chiesa a tre navate sorrette da due file di colonne con l'entrata non più rivolta verso il paese come era nell'antico oratorio, ma affacciata sulla pianura di Luni. Per l'esiguità dello spazio destinato alla costruzione del santuario, l'antico oratorio dovette essere distrutto ma naturalmente fu preservata la parete che conteneva l'affresco della Deposizione, oggi custodito nello splendido tempietto realizzato alla fine del `700 e posto a sinistra rispetto la navata centrale. Nel 1566, dopo oltre 25 anni di lavori, i priori e i procuratori della Compagnia annunciarono la fine dei lavori.
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L'anonimo frescante, che giunse a [[:Categoria:ORTONOVO|Ortonovo]] eseguì in una parete dell'oratorio un affresco raffigurante la drammatica scena della Depsizione di Cristo dalla Croce in cui la Vergine veniva raffigurata accasciata e semisvenuta ai piedi della Croce. Il 29 luglio 1537, mentre le donne del paese pregavano dinnanzi all'affresco della Deposizione, l'immagine della Madonna cominciò a lacrimare sangue vivo. Si gridò subito al miracolo e in breve tempo la notizia si diffuse nei territori circostanti a [[:Categoria:ORTONOVO|Ortonovo]] folle di fedeli cominciarono ad accorrere al piccolo oratorio, attirate soprattutto da notizie di grazie e di guarigioni che in quel luogo si ottenevano per intercessione della Madonna. Per contenere il sempre più crescente numero di visitatori, i priori della confraternita decisero nel 1540 di utilizzare le sostanziose offerte elargite dai pellegrini nella costruzione di un grande santuario in onore della Beata Vergine Addolorata. Il progetto, commissionato all'architetto lucchese Ippolito Marcello prevedeva la realizzazione di una chiesa a tre navate sorrette da due file di colonne con l'entrata non più rivolta verso il paese come era nell'antico oratorio, ma affacciata sulla pianura di [[:Categoria:LUNI|Luni]]. Per l'esiguità dello spazio destinato alla costruzione del santuario, l'antico oratorio dovette essere distrutto ma naturalmente fu preservata la parete che conteneva l'affresco della Deposizione, oggi custodito nello splendido tempietto realizzato alla fine del `700 e posto a sinistra rispetto la navata centrale. Nel 1566, dopo oltre 25 anni di lavori, i priori e i procuratori della Compagnia annunciarono la fine dei lavori.
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Con l'apertura del santuario aumentarono ulteriormente le presenze dei pellegrini ma, nello stesso tempo, sorsero nuove e intricate problematiche connesse alla gestione della nuova struttura. In effetti se i Disciplinati si fossero impegnati principalmente nella cura del santuario non avrebbero potuto dedicarsi assiduamente alle opere caritatevoli (in particolare all'assistenza ai malati e ai poveri della parrocchia), sulle quali si fondava l'essenza spirituale della confraternita. Fu per tale motivo che nel 1584, durante la visita a Ortonovo del vescovo Angelo Peruzzi, la confraternita annunciò l'affidamento del santuario ai Padri domenicani. Con la presenza dei frati domenicani il Santuario ricevette notevoli benefici anche dal punto di vista estetico: fu costruito immediatamente un ampio convento adiacente alla chiesa; nel 1601 fu realizzata la sacrestia; nel 1650 fu aperto un ampio coro dietro la sacra edicola; nel 1749 fu eretto il bellissimo altare marmoreo dovuto allo zelo del padre priore Celso Furia, mentre nel 1796 fu aggiunto l'attuale prezioso tempietto, opera insigne del celebre architetto carrarese Giò Matteo Calabroni. La conquista della Liguria da parte delle armate napoleoniche preannunciò il periodo più buio della storia del santuario; nel 1800 i frati domenicani furono espulsi da Ortonovo e lasciarono il santuario nelle mani della confraternita ormai ridotta a pochissimi componenti e non in grado di gestire una struttura così imponente. Fu nel corso di questi anni di dominazione francese che il toponimo mortineto, usato per oltre tre secoli, si trasformò in mirteto, probabilmente a causa delle storpiature che avvenivano nel passaggio dall'italiano al francese, lingua quest'ultima, adottata nei documenti ufficiali.
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Con l'apertura del santuario aumentarono ulteriormente le presenze dei pellegrini ma, nello stesso tempo, sorsero nuove e intricate problematiche connesse alla gestione della nuova struttura. In effetti se i Disciplinati si fossero impegnati principalmente nella cura del santuario non avrebbero potuto dedicarsi assiduamente alle opere caritatevoli (in particolare all'assistenza ai malati e ai poveri della parrocchia), sulle quali si fondava l'essenza spirituale della confraternita. Fu per tale motivo che nel 1584, durante la visita a [[:Categoria:ORTONOVO|Ortonovo]] del vescovo Angelo Peruzzi, la confraternita annunciò l'affidamento del santuario ai Padri domenicani. Con la presenza dei frati domenicani il Santuario ricevette notevoli benefici anche dal punto di vista estetico: fu costruito immediatamente un ampio convento adiacente alla chiesa; nel 1601 fu realizzata la sacrestia; nel 1650 fu aperto un ampio coro dietro la sacra edicola; nel 1749 fu eretto il bellissimo altare marmoreo dovuto allo zelo del padre priore Celso Furia, mentre nel 1796 fu aggiunto l'attuale prezioso tempietto, opera insigne del celebre architetto carrarese Giò Matteo Calabroni. La conquista della Liguria da parte delle armate napoleoniche preannunciò il periodo più buio della storia del santuario; nel 1800 i frati domenicani furono espulsi da [[:Categoria:ORTONOVO|Ortonovo]] e lasciarono il santuario nelle mani della confraternita ormai ridotta a pochissimi componenti e non in grado di gestire una struttura così imponente. Fu nel corso di questi anni di dominazione francese che il toponimo mortineto, usato per oltre tre secoli, si trasformò in mirteto, probabilmente a causa delle storpiature che avvenivano nel passaggio dall'italiano al francese, lingua quest'ultima, adottata nei documenti ufficiali.
Dopo la caduta di Napoleone il Santuario fu abbandonato a se stesso e veniva ricordato dai fedeli soltanto quando qualche pericolo minacciava i raccolti o la salute della gente. Fortunatamente nel 1888 il vescovo decise di riaffidare il Santuario alle cure dei frati domenicani; costoro si posero subito al lavoro e in poco tempo ripararono i danni causati da quasi un secolo di incurie donando al santuario della N.S. del Mirteto quell'aspetto imponente e mistico che tutt'oggi possiamo ammirare.
Dopo la caduta di Napoleone il Santuario fu abbandonato a se stesso e veniva ricordato dai fedeli soltanto quando qualche pericolo minacciava i raccolti o la salute della gente. Fortunatamente nel 1888 il vescovo decise di riaffidare il Santuario alle cure dei frati domenicani; costoro si posero subito al lavoro e in poco tempo ripararono i danni causati da quasi un secolo di incurie donando al santuario della N.S. del Mirteto quell'aspetto imponente e mistico che tutt'oggi possiamo ammirare.
Il Santuario dal 2003 è custodito dai sacerdoti della Fraternità Missionaria di Maria, comunità religiosa nata in Guatemala Centro America.
Il Santuario dal 2003 è custodito dai sacerdoti della Fraternità Missionaria di Maria, comunità religiosa nata in Guatemala Centro America.
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Fonte: [http://www.santuariodelmirteto.it/ Santuario del Mirteto]
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[[Categoria:LOCALITA' ORTONOVO]]
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[[Categoria:CHIESE ORTONOVO]]

Versione attuale delle 13:22, 29 lug 2011

SANTUARIO DEL MIRTETO 01.jpg

Nella storia del Cristianesimo il pellegrinaggio è sempre stato un momento di incontro, di preghiera e di riflessione interiore. Anche oggi, nonostante i ritmi frenetici che ci impone la società contemporanea, visitare i luoghi di culto significa coniugare uno stato d’animo interiore con una piacevole sensazione “esteriore” animata da stimoli visivi, culturali e paesaggistici.

Il Santuario del Mirteto per la sua ubicazione, adiacente alla via Francigena- uno dei cammini più importanti del medievo- offre la possibilità di effettuare suggestive escursioni. Per chi lo desidera, il Santuario mette a disposizione per le escursioni, oltre a volontari molto preparati, anche un mezzo di trasporto per otto persone.

Storia

SANTUARIO DEL MIRTETO 02.jpg

Verso la metà del XV secolo nella Lunigiana genovese si verificò un processo di proliferazione e di radicamento delle Confraternite dei "Disciplinati". Costoro, particolarmente devoti al culto della Madonna, usavano erigere oratori sopra ruderi di chiese sconsacrate e nelle vicinanze di cimiteri posti al di fuori delle mura del paese utilizzati principalmente per dare sepoltura ai poveri e ai pellegrini.

L'oratorio o casaccia, come veniva chiamato dagli stessi Disciplinati, proprio per sottolineare il richiamo ai valori spirituali di povertà evangelica, era una costruzione molto semplice, di piccole dimensioni, in grado di ospitare non più di 50 fedeli. E fu proprio nell'ambito di questo processo che sul finire del XV secolo la Confraternita dei Disciplinati di Ortonovo decise di costruire la propria casaccia nella zona adiacente al paese denominata Mortineto, ovvero nel luogo in cui venivano seppelliti i morti le cui famiglie non potevano permettersi di pagare il costo del trasporto della salma nella chiesa cimiteriale di S.Martino (secondo un'altra autorevole teoria il toponimo mortineto o mirteto deriverebbe dal fatto che l'oratorio fu edificato nell'area di un bosco di mirto). Ad ogni modo l'oratorio di S.Maria del Mortineto, pur presentando un arredamento molto sobrio, doveva necessariamente essere corredato di un'immagine della Madonna affinché si potesse celebrare il culto in suo onore. - Non disponendo di fondi sufficienti per ingaggiare un pittore o quantomeno un'artista di un certo livello, i Disciplinati assoldarono uno dei tanti "frescanti" che giravano per la Lunigianae che dipingevano immagini sacre in cambio di pochi soldi.

L'anonimo frescante, che giunse a Ortonovo eseguì in una parete dell'oratorio un affresco raffigurante la drammatica scena della Depsizione di Cristo dalla Croce in cui la Vergine veniva raffigurata accasciata e semisvenuta ai piedi della Croce. Il 29 luglio 1537, mentre le donne del paese pregavano dinnanzi all'affresco della Deposizione, l'immagine della Madonna cominciò a lacrimare sangue vivo. Si gridò subito al miracolo e in breve tempo la notizia si diffuse nei territori circostanti a Ortonovo folle di fedeli cominciarono ad accorrere al piccolo oratorio, attirate soprattutto da notizie di grazie e di guarigioni che in quel luogo si ottenevano per intercessione della Madonna. Per contenere il sempre più crescente numero di visitatori, i priori della confraternita decisero nel 1540 di utilizzare le sostanziose offerte elargite dai pellegrini nella costruzione di un grande santuario in onore della Beata Vergine Addolorata. Il progetto, commissionato all'architetto lucchese Ippolito Marcello prevedeva la realizzazione di una chiesa a tre navate sorrette da due file di colonne con l'entrata non più rivolta verso il paese come era nell'antico oratorio, ma affacciata sulla pianura di Luni. Per l'esiguità dello spazio destinato alla costruzione del santuario, l'antico oratorio dovette essere distrutto ma naturalmente fu preservata la parete che conteneva l'affresco della Deposizione, oggi custodito nello splendido tempietto realizzato alla fine del `700 e posto a sinistra rispetto la navata centrale. Nel 1566, dopo oltre 25 anni di lavori, i priori e i procuratori della Compagnia annunciarono la fine dei lavori.

Con l'apertura del santuario aumentarono ulteriormente le presenze dei pellegrini ma, nello stesso tempo, sorsero nuove e intricate problematiche connesse alla gestione della nuova struttura. In effetti se i Disciplinati si fossero impegnati principalmente nella cura del santuario non avrebbero potuto dedicarsi assiduamente alle opere caritatevoli (in particolare all'assistenza ai malati e ai poveri della parrocchia), sulle quali si fondava l'essenza spirituale della confraternita. Fu per tale motivo che nel 1584, durante la visita a Ortonovo del vescovo Angelo Peruzzi, la confraternita annunciò l'affidamento del santuario ai Padri domenicani. Con la presenza dei frati domenicani il Santuario ricevette notevoli benefici anche dal punto di vista estetico: fu costruito immediatamente un ampio convento adiacente alla chiesa; nel 1601 fu realizzata la sacrestia; nel 1650 fu aperto un ampio coro dietro la sacra edicola; nel 1749 fu eretto il bellissimo altare marmoreo dovuto allo zelo del padre priore Celso Furia, mentre nel 1796 fu aggiunto l'attuale prezioso tempietto, opera insigne del celebre architetto carrarese Giò Matteo Calabroni. La conquista della Liguria da parte delle armate napoleoniche preannunciò il periodo più buio della storia del santuario; nel 1800 i frati domenicani furono espulsi da Ortonovo e lasciarono il santuario nelle mani della confraternita ormai ridotta a pochissimi componenti e non in grado di gestire una struttura così imponente. Fu nel corso di questi anni di dominazione francese che il toponimo mortineto, usato per oltre tre secoli, si trasformò in mirteto, probabilmente a causa delle storpiature che avvenivano nel passaggio dall'italiano al francese, lingua quest'ultima, adottata nei documenti ufficiali.

Dopo la caduta di Napoleone il Santuario fu abbandonato a se stesso e veniva ricordato dai fedeli soltanto quando qualche pericolo minacciava i raccolti o la salute della gente. Fortunatamente nel 1888 il vescovo decise di riaffidare il Santuario alle cure dei frati domenicani; costoro si posero subito al lavoro e in poco tempo ripararono i danni causati da quasi un secolo di incurie donando al santuario della N.S. del Mirteto quell'aspetto imponente e mistico che tutt'oggi possiamo ammirare.

Il Santuario dal 2003 è custodito dai sacerdoti della Fraternità Missionaria di Maria, comunità religiosa nata in Guatemala Centro America.

Fonte: Santuario del Mirteto

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