VARESE ANTONI

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Nato a Pisa il 24 luglio 1921, deceduto a [[:Categoria:LA SPEZIA|La Spezia]] il 10 dicembre 2008. Invalido per ferite riportate in azioni di guerra. Presidente delle Coop dal 1945 al 1947, giovanissimo assessore alle finanze dal 1946 al 1951 nella prima Giunta del dopoguerra, sindaco della città per cinque volte, dal ’51 al ’57 e dal ’71 al ’76
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in varie giunte, deputato dal 1976 al 1987, segretario. La politica per '''Varese''' fu una vera scelta di vita, un grande e appassionato amore. In politica era approdato fin dalla clandestinità, quando animava le cellule comuniste di fabbrica, nei quartieri occidentali della città, e con la partecipazione alla lotta partigiana. E per dedicarsi alla politica, nel primo dopoguerra, aveva lasciato il posto di lavoro alla Banca Commerciale. Nel 1951 diventa sindaco per la prima volta. È stato uomo capace di scelte improntate a una ferma e rigorosa identità, identità e princìpi che gli hanno permesso di superare sempre le distorsioni degli ideologismi. Ed è stato uomo politico capace di grandi aperture anche attraverso la testimonianza diretta dei propri atti, dei propri gesti.
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Una sincera fede democratica e un altissimo senso dello Stato e delle Istituzioni e accanto a questo l’amore per la sua città. Questo era in sintesi l’uomo politico '''Varese Antoni''', con la sua calda umanità. '''Varese''' ha voluto veramente bene a [[:Categoria:LA SPEZIA|La Spezia]]. Fino in fondo ha speso un impegno appassionato, generoso e intelligente per la sua crescita e il suo sviluppo. E [[:Categoria:CITTA' DELLA SPEZIA|La Spezia]] ha sempre capito questo amore e lo ha contraccambiato.
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«Nella vita pubblica l’impegno – diceva – deve essere sempre accompagnato dalla modestia, dalla consapevolezza dei propri limiti, dal rispetto delle altrui opinioni, dalla tolleranza. Ed infine tutto questo va mantenuto nell’esercizio del potere».
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Parole semplici, ma di una forza grande, una bussola per muoversi anche in questi tempi difficili e tormentati.
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Nato a Pisa il 24 luglio 1921, deceduto a [[:Categoria:LA SPEZIA|La Spezia]] il 10 dicembre 2008, sindaco di [[:Categoria:LA SPEZIA|La Spezia]] dal 1951 al 1976, parlamentare comunista dal 1976 al 1987.Aveva militato nella Resistenza, valoroso partigiano combattente della Brigata "Centocroci". Dopo la Liberazione, '''Antoni''' aveva continuato nel suo impegno, "modello esemplare per intelligenza ed eticità" (come ha avuto modo di sottolineare il sindaco di [[:Categoria:LA SPEZIA|La Spezia]], [[MASSIMO FEDERICI|Massimo Federici]], durante l'orazione funebre).Antoni, che era invalido per le ferite riportate durante la lotta partigiana, è stato via via presidente delle Cooperative spezzine, assessore alle Finanze del Comune, sindaco del capoluogo, deputato comunista, segretario della Commissione Finanze e Tesoro della Camera, parlamentare del Consiglio europeo.
 
== TESTIMONIANZA di [[GIORGIO PAGANO]] ==
== TESTIMONIANZA di [[GIORGIO PAGANO]] ==
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– I ricordi che ho di Varese Antoni risalgono ai primi anni ’70: lui alla testa dei cortei, e i suoi comizi. In quel tempo i comizi erano ascoltati. I politici li preparavano con cura e i ragazzi li andavano a sentire, per imparare, anche così, qualcosa in più. Varese conosceva l’arte oratoria, e il pubblico lo ammirava. Varese l’ho conosciuto bene più tardi, alla fine degli anni ’80: nacque allora un’intesa fatta di tanti incontri, a casa sua tra i quadri di Cagli o nel suo ufficio, quello che lui e sua figlia mi hanno lasciato per l’Associazione Culturale Mediterraneo. Oppure in trattoria o nelle passeggiate in città. E’ in queste occasioni che ho preso, discutendo con lui, le decisioni personali più importanti della mia vita pubblica. Ricordo soprattutto Varese uomo della Resistenza: il suo rapporto fraterno con i compagni e gli amici della Brigata Garibaldina Cento Croci, l’orgoglio del partigiano per il radicamento popolare della Resistenza, per la solidarietà e la partecipazione coraggiosa della gente di montagna delle valli del Vara e del Taro. Quella gente onesta e laboriosa fu, mi diceva, “il bene più prezioso che abbiamo incontrato lassù tra i monti”. Ricordava il rifugio dal gelo e dalla fame trovato nelle case o nelle cascine. Mi faceva vedere la foto con lui appena ferito alla gamba, e l’altra in un letto dell’ospedale di Albareto, con i medici e le suore. E poi le foto dell’arrivo in Piazza Verdi il 24 aprile del ’45, della discesa dei partigiani a liberare la città tra due ali di folla che applaudiva. Mi faceva così capire il ed è diventata parte di una civiltà, di un’esperienza collettiva. carattere popolare, nazionale, democratico dell’antifascismo. Come la Resistenza si è radicata nella nostra terra, è diventata un grande fatto di popolo, parte di una civiltà, di un’esperienza collettiva. Sono stato testimone della forza del rapporto umano e della solidarietà ideale tra Varese e uomini della Resistenza che hanno poi militato in partiti diversi: una forza che ha saputo resistere ai conflitti e che emergeva in tutti i momenti più difficili per la democrazia. Dell’antifascismo come valore costitutivo della nostra democrazia Varese è stato un custode, così come lo è stato del valore della Costituzione, espressione di culture politiche diverse che seppero gettare le basi comuni per la convivenza civile. Ricordo, poi, Varese aperto al futuro e innovatore della sinistra: l’opposizione all’invasione sovietica dell’Ungheria, l’impegno per l’unità europea, il riformismo nel Pci e la ricerca di un approdo socialdemocratico. Una battaglia all’apparenza perduta, anche se oggi il fallimento del neoliberismo ci dice che il tempo delle socialdemocrazie è tutt’altro che passato. Ricordo, ancora, Varese grande sindaco della città. Quello che ha governato più a lungo, più dei miei dieci anni, come mi diceva scherzando. Mi parlava degli anni della difficile ricostruzione, dal ’51 al ’57. Gli anni della difesa delle fabbriche ma anche dell’impegno per la cultura: dalla Mostra del Golfo alla fontana di Mirko Basaldella in Piazza Brin, con quella falce e martello nascosta nei mosaici, che mi mostrava con un sorriso complice. E poi il periodo ’71-’76: ancora l’impegno per il lavoro, e poi la scuola, il Civico che diventa teatro pubblico, le ordinanze contro l’inquinamento dell’Enel. Sempre lo guidò la rotta dell’unità delle istituzioni e delle forze sociali e della ricerca della partecipazione popolare, perché la città si sentisse una comunità. Ricordo infine il suo impegno infaticabile per il monumento alla Resistenza ai Giardini: il luogo dove il caso ha voluto che tenessi, al suo fianco, il mio ultimo discorso da sindaco. Se ne va, con Varese, una parte della nostra storia, un pezzo della nostra vita. Rimane, in un Paese in cui non manca l’egoismo, la forza della passione civile di chi scelse, come ha scritto Vittorio Foa, “di non lasciarsi vivere”, di non pensare alla vita come a una chiusura in se stessi ma come a un cammino da compiere con gli altri, fino a rischiare la vita stessa per la libertà di tutti. Rimane lo spirito innovativo, l’incitamento a trovare nella Resistenza la spinta per nuove battaglie di democrazia e di  giustizia sociale. Per tutto questo, caro Varese, ti  salutiamo commossi e ti diciamo grazie.
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– I ricordi che ho di '''Varese Antoni''' risalgono ai primi anni ’70: lui alla testa dei cortei, e i suoi comizi. In quel tempo i comizi erano ascoltati. I politici li preparavano con cura e i ragazzi li andavano a sentire, per imparare, anche così, qualcosa in più. '''Varese''' conosceva l’arte oratoria, e il pubblico lo ammirava. '''Varese''' l’ho conosciuto bene più tardi, alla fine degli anni ’80: nacque allora un’intesa fatta di tanti incontri, a casa sua tra i quadri di Cagli o nel suo ufficio, quello che lui e sua figlia mi hanno lasciato per l’Associazione Culturale Mediterraneo. Oppure in trattoria o nelle passeggiate in città. E’ in queste occasioni che ho preso, discutendo con lui, le decisioni personali più importanti della mia vita pubblica. Ricordo soprattutto '''Varese''' uomo della Resistenza: il suo rapporto fraterno con i compagni e gli amici della Brigata Garibaldina Cento Croci, l’orgoglio del partigiano per il radicamento popolare della Resistenza, per la solidarietà e la partecipazione coraggiosa della gente di montagna delle valli del [[:Categoria:VAL DI VARA|Vara]] e del Taro. Quella gente onesta e laboriosa fu, mi diceva, “il bene più prezioso che abbiamo incontrato lassù tra i monti”. Ricordava il rifugio dal gelo e dalla fame trovato nelle case o nelle cascine. Mi faceva vedere la foto con lui appena ferito alla gamba, e l’altra in un letto dell’ospedale di Albareto, con i medici e le suore. E poi le foto dell’arrivo in [[PIAZZA VERDI|Piazza Verdi]] il 24 aprile del ’45, della discesa dei partigiani a liberare la città tra due ali di folla che applaudiva. Mi faceva così capire il ed è diventata parte di una civiltà, di un’esperienza collettiva. carattere popolare, nazionale, democratico dell’antifascismo. Come la Resistenza si è radicata nella nostra terra, è diventata un grande fatto di popolo, parte di una civiltà, di un’esperienza collettiva. Sono stato testimone della forza del rapporto umano e della solidarietà ideale tra Varese e uomini della Resistenza che hanno poi militato in partiti diversi: una forza che ha saputo resistere ai conflitti e che emergeva in tutti i momenti più difficili per la democrazia. Dell’antifascismo come valore costitutivo della nostra democrazia Varese è stato un custode, così come lo è stato del valore della Costituzione, espressione di culture politiche diverse che seppero gettare le basi comuni per la convivenza civile. Ricordo, poi, '''Varese''' aperto al futuro e innovatore della sinistra: l’opposizione all’invasione sovietica dell’Ungheria, l’impegno per l’unità europea, il riformismo nel Pci e la ricerca di un approdo socialdemocratico. Una battaglia all’apparenza perduta, anche se oggi il fallimento del neoliberismo ci dice che il tempo delle socialdemocrazie è tutt’altro che passato. Ricordo, ancora, '''Varese''' grande sindaco della città. Quello che ha governato più a lungo, più dei miei dieci anni, come mi diceva scherzando. Mi parlava degli anni della difficile ricostruzione, dal ’51 al ’57. Gli anni della difesa delle fabbriche ma anche dell’impegno per la cultura: dalla Mostra del Golfo alla fontana di Mirko Basaldella in [[PIAZZA BRIN|Piazza Brin]], con quella falce e martello nascosta nei mosaici, che mi mostrava con un sorriso complice. E poi il periodo ’71-’76: ancora l’impegno per il lavoro, e poi la scuola, il [[TEATRO CIVICO|Civico]] che diventa teatro pubblico, le ordinanze contro l’inquinamento dell’Enel. Sempre lo guidò la rotta dell’unità delle istituzioni e delle forze sociali e della ricerca della partecipazione popolare, perché la città si sentisse una comunità. Ricordo infine il suo impegno infaticabile per il monumento alla Resistenza ai Giardini: il luogo dove il caso ha voluto che tenessi, al suo fianco, il mio ultimo discorso da sindaco. Se ne va, con '''Varese''', una parte della nostra storia, un pezzo della nostra vita. Rimane, in un Paese in cui non manca l’egoismo, la forza della passione civile di chi scelse, come ha scritto Vittorio Foa, “di non lasciarsi vivere”, di non pensare alla vita come a una chiusura in se stessi ma come a un cammino da compiere con gli altri, fino a rischiare la vita stessa per la libertà di tutti. Rimane lo spirito innovativo, l’incitamento a trovare nella Resistenza la spinta per nuove battaglie di democrazia e di  giustizia sociale. Per tutto questo, caro '''Varese''', ti  salutiamo commossi e ti diciamo grazie.
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[[TESTIMONIANZA di MASSIMO FEDERICI]]
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==TESTIMONIANZA di [[MASSIMO FEDERICI]]==
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«La scomparsa di Varese Antoni è un grande dolore. Esprimo il più profondo cordoglio a nome della città. Nel pieno rispetto delle volontà di Varese lo ricorderemo solo dopo che saranno effettuate le esequie nel modo sobrio ed asciutto che ha espressamente richiesto». Al ricordo si associa Giulio Guerri, capogruppo degli ulivisti.
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«La scomparsa di '''Varese Antoni''' è un grande dolore. Esprimo il più profondo cordoglio a nome della città. Nel pieno rispetto delle volontà di Varese lo ricorderemo solo dopo che saranno effettuate le esequie nel modo sobrio ed asciutto che ha espressamente richiesto». Al ricordo si associa Giulio Guerri, capogruppo degli ulivisti.
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«Un maestro di vita e di rettitudine morale e politica - dice - Di Antoni voglio ricordare una delle sue tante azioni di sinceri democratico. La sua astensione da sindaco in consiglio comunale, che di fatto fu un voto contrario, all’invasione sovietica dell’Ungheria nel 1956». IL Comittao provinciale della Resistenza partecipa con profondo dolore la scomparsa del Suo Copresidente e si riserva di commemorarne la figura secondo le decisioni assunte dal Comune di Spezia  
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«Un maestro di vita e di rettitudine morale e politica - dice - Di '''Antoni''' voglio ricordare una delle sue tante azioni di sinceri democratico. La sua astensione da sindaco in consiglio comunale, che di fatto fu un voto contrario, all’invasione sovietica dell’Ungheria nel 1956». IL Comittao provinciale della Resistenza partecipa con profondo dolore la scomparsa del Suo Copresidente e si riserva di commemorarne la figura secondo le decisioni assunte dal Comune di Spezia  
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==TESTIMONIANZA di CLAUDIO BURLANDO ==
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«Ho appreso con grande commozione della scomparsa dell'onorevole '''Varese Antoni''', esponente autorevole della Resistenza. Antoni era stato uno degli amministratori eletti dal Cnl nella Giunta di Liberazione del [[COMUNE DELLA SPEZIA|Comune della Spezia]], città di cui poi è divenuto sindaco. Dobbiamo coltivare tutti la memoria degli uomini come lui, dalla cui azione è dipesa la conquista delle nostre libertà«.
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Versione attuale delle 22:37, 22 ott 2011

VARESE ANTONI

VARESE ANTONI 01.png
Nazione: Flag ita.gif
Regione: TOSCANA
Provincia: PISA
Comune: PISA
Date: 24 LUGLIO 1921-10 DICEMBRE 2008
Premi:
Links:

Nato a Pisa il 24 luglio 1921, deceduto a La Spezia il 10 dicembre 2008. Invalido per ferite riportate in azioni di guerra. Presidente delle Coop dal 1945 al 1947, giovanissimo assessore alle finanze dal 1946 al 1951 nella prima Giunta del dopoguerra, sindaco della città per cinque volte, dal ’51 al ’57 e dal ’71 al ’76 in varie giunte, deputato dal 1976 al 1987, segretario. La politica per Varese fu una vera scelta di vita, un grande e appassionato amore. In politica era approdato fin dalla clandestinità, quando animava le cellule comuniste di fabbrica, nei quartieri occidentali della città, e con la partecipazione alla lotta partigiana. E per dedicarsi alla politica, nel primo dopoguerra, aveva lasciato il posto di lavoro alla Banca Commerciale. Nel 1951 diventa sindaco per la prima volta. È stato uomo capace di scelte improntate a una ferma e rigorosa identità, identità e princìpi che gli hanno permesso di superare sempre le distorsioni degli ideologismi. Ed è stato uomo politico capace di grandi aperture anche attraverso la testimonianza diretta dei propri atti, dei propri gesti. Una sincera fede democratica e un altissimo senso dello Stato e delle Istituzioni e accanto a questo l’amore per la sua città. Questo era in sintesi l’uomo politico Varese Antoni, con la sua calda umanità. Varese ha voluto veramente bene a La Spezia. Fino in fondo ha speso un impegno appassionato, generoso e intelligente per la sua crescita e il suo sviluppo. E La Spezia ha sempre capito questo amore e lo ha contraccambiato. «Nella vita pubblica l’impegno – diceva – deve essere sempre accompagnato dalla modestia, dalla consapevolezza dei propri limiti, dal rispetto delle altrui opinioni, dalla tolleranza. Ed infine tutto questo va mantenuto nell’esercizio del potere». Parole semplici, ma di una forza grande, una bussola per muoversi anche in questi tempi difficili e tormentati.


TESTIMONIANZA di GIORGIO PAGANO

– I ricordi che ho di Varese Antoni risalgono ai primi anni ’70: lui alla testa dei cortei, e i suoi comizi. In quel tempo i comizi erano ascoltati. I politici li preparavano con cura e i ragazzi li andavano a sentire, per imparare, anche così, qualcosa in più. Varese conosceva l’arte oratoria, e il pubblico lo ammirava. Varese l’ho conosciuto bene più tardi, alla fine degli anni ’80: nacque allora un’intesa fatta di tanti incontri, a casa sua tra i quadri di Cagli o nel suo ufficio, quello che lui e sua figlia mi hanno lasciato per l’Associazione Culturale Mediterraneo. Oppure in trattoria o nelle passeggiate in città. E’ in queste occasioni che ho preso, discutendo con lui, le decisioni personali più importanti della mia vita pubblica. Ricordo soprattutto Varese uomo della Resistenza: il suo rapporto fraterno con i compagni e gli amici della Brigata Garibaldina Cento Croci, l’orgoglio del partigiano per il radicamento popolare della Resistenza, per la solidarietà e la partecipazione coraggiosa della gente di montagna delle valli del Vara e del Taro. Quella gente onesta e laboriosa fu, mi diceva, “il bene più prezioso che abbiamo incontrato lassù tra i monti”. Ricordava il rifugio dal gelo e dalla fame trovato nelle case o nelle cascine. Mi faceva vedere la foto con lui appena ferito alla gamba, e l’altra in un letto dell’ospedale di Albareto, con i medici e le suore. E poi le foto dell’arrivo in Piazza Verdi il 24 aprile del ’45, della discesa dei partigiani a liberare la città tra due ali di folla che applaudiva. Mi faceva così capire il ed è diventata parte di una civiltà, di un’esperienza collettiva. carattere popolare, nazionale, democratico dell’antifascismo. Come la Resistenza si è radicata nella nostra terra, è diventata un grande fatto di popolo, parte di una civiltà, di un’esperienza collettiva. Sono stato testimone della forza del rapporto umano e della solidarietà ideale tra Varese e uomini della Resistenza che hanno poi militato in partiti diversi: una forza che ha saputo resistere ai conflitti e che emergeva in tutti i momenti più difficili per la democrazia. Dell’antifascismo come valore costitutivo della nostra democrazia Varese è stato un custode, così come lo è stato del valore della Costituzione, espressione di culture politiche diverse che seppero gettare le basi comuni per la convivenza civile. Ricordo, poi, Varese aperto al futuro e innovatore della sinistra: l’opposizione all’invasione sovietica dell’Ungheria, l’impegno per l’unità europea, il riformismo nel Pci e la ricerca di un approdo socialdemocratico. Una battaglia all’apparenza perduta, anche se oggi il fallimento del neoliberismo ci dice che il tempo delle socialdemocrazie è tutt’altro che passato. Ricordo, ancora, Varese grande sindaco della città. Quello che ha governato più a lungo, più dei miei dieci anni, come mi diceva scherzando. Mi parlava degli anni della difficile ricostruzione, dal ’51 al ’57. Gli anni della difesa delle fabbriche ma anche dell’impegno per la cultura: dalla Mostra del Golfo alla fontana di Mirko Basaldella in Piazza Brin, con quella falce e martello nascosta nei mosaici, che mi mostrava con un sorriso complice. E poi il periodo ’71-’76: ancora l’impegno per il lavoro, e poi la scuola, il Civico che diventa teatro pubblico, le ordinanze contro l’inquinamento dell’Enel. Sempre lo guidò la rotta dell’unità delle istituzioni e delle forze sociali e della ricerca della partecipazione popolare, perché la città si sentisse una comunità. Ricordo infine il suo impegno infaticabile per il monumento alla Resistenza ai Giardini: il luogo dove il caso ha voluto che tenessi, al suo fianco, il mio ultimo discorso da sindaco. Se ne va, con Varese, una parte della nostra storia, un pezzo della nostra vita. Rimane, in un Paese in cui non manca l’egoismo, la forza della passione civile di chi scelse, come ha scritto Vittorio Foa, “di non lasciarsi vivere”, di non pensare alla vita come a una chiusura in se stessi ma come a un cammino da compiere con gli altri, fino a rischiare la vita stessa per la libertà di tutti. Rimane lo spirito innovativo, l’incitamento a trovare nella Resistenza la spinta per nuove battaglie di democrazia e di giustizia sociale. Per tutto questo, caro Varese, ti salutiamo commossi e ti diciamo grazie.

TESTIMONIANZA di MASSIMO FEDERICI

«La scomparsa di Varese Antoni è un grande dolore. Esprimo il più profondo cordoglio a nome della città. Nel pieno rispetto delle volontà di Varese lo ricorderemo solo dopo che saranno effettuate le esequie nel modo sobrio ed asciutto che ha espressamente richiesto». Al ricordo si associa Giulio Guerri, capogruppo degli ulivisti. «Un maestro di vita e di rettitudine morale e politica - dice - Di Antoni voglio ricordare una delle sue tante azioni di sinceri democratico. La sua astensione da sindaco in consiglio comunale, che di fatto fu un voto contrario, all’invasione sovietica dell’Ungheria nel 1956». IL Comittao provinciale della Resistenza partecipa con profondo dolore la scomparsa del Suo Copresidente e si riserva di commemorarne la figura secondo le decisioni assunte dal Comune di Spezia

TESTIMONIANZA di CLAUDIO BURLANDO

«Ho appreso con grande commozione della scomparsa dell'onorevole Varese Antoni, esponente autorevole della Resistenza. Antoni era stato uno degli amministratori eletti dal Cnl nella Giunta di Liberazione del Comune della Spezia, città di cui poi è divenuto sindaco. Dobbiamo coltivare tutti la memoria degli uomini come lui, dalla cui azione è dipesa la conquista delle nostre libertà«.

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