DEIVA MARINA

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Deiva segna il confine occidentale della Provincia della Spezia, dove, con Moneglia, incomincia la Provincia di Genova. Disposta in un'ampia vallata, percorsa dal torrente Bisagno con i suoi boschi di pioppi, e dal torrente Deiva, e circondata dalle propaqgini appermini che, respira l'aria balsamica delle boscaglie che ricoprono il Bracco, anticamente chiamato Alpe Pennino, e riceve l'abbraccio del mare che, con il suo lungo paziente lavoro, le ha donato splendide spiagge, vere oasi inserite tra solitarie scogliere. Oggi è meta di villeggianti e turisti, non solo nella buona stagione, ma anche in occasione dei week-end settimanali durante tutto l'arco dell'anno, Deiva si presenta sotto un duplice aspetto: vista dal Bracco, adagiata sul torrente, tormata da due gruppi di antiche case, silenziose e riservate, Deiva e Rovereto; e vista dal mare, moderna e turistica, percorsa dalla strada ferrata, festosa ed ospitale. Storicamente poi c'e la Deiva delle incursioni barbaresco-saracene, che dal mare si spingevano sino al borgo ed oltre, e tutto depredavano mentre le famiglie, indifese, rimanevano chiuse nella torre. Ma c'è anche la Deiva delle escursioni turistiche, lungo i sentieri che portano a Moneglia e a Framura, o scendono dal Bracco, Qui, su questo passo, negli anni seguenti la seconda guerra mondiale, dominava una banda di fuorilegge per cui alle auto che transitavano sulla via Aurelia occorreva prepararsi in convoglio, con la scorta dei carabinieri.

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Oggi c'è l'autostrada ed il movimento sul Bracco è assai ridotto, anzi ridottissimo. Ragione di più per fare una puntatina, con pane e salame, tra i pini ed i castagni respirando a pieno polmoni in libertà, Il paesaggio e bellissimo, selvaggio, montanaro, Eppure la vocazione, a Deiva, e marinara, pur con qualche sfumatura "paesana". Già questa vocazione è dichiarata sullo stemma del Comune: àncore e torri di avvistamento, ramo di olivo e tralcio di vite. Già lo si intuisce dal sagrato della Chiesa di S, Antonio Abate dove, tra decorazioni floreali in mosaico colorato, primeggia una "rosa dei venti" emblema dei naviganti, Gli uomini di Deiva, in questo campo erano precursori. Capitani ed armatori, o l'uno e l'altro insieme, intrapresero viaggi di gran cabotaggio quando altrove i trattici erano ancora costieri. Tra gli altri un nome emerge: Giuliano Bollo, capitano marittimo, deputato, consulente navale di Cavour al quale era legato da amicizia, dirigente della "Rubattino" societa di navigazione, e poi direttore generale della "Transatlantica", armatore di "pinchi" "sciabecchi" "brick" e "ship" di cui spesso era anche Comandante. Altri armatori di Deiva erano i De Mutti, di cui notevole importanza storica riveste lo ship "Deiva" (è l'epoca dei famosi "Clippers", i levrieri del mare) primo bastimento italiano sulla rotta di San Francisco, via Capo Horn. Più modesto il pinco "ll Velociero" di Padron Chìappe, che trasportava i marmi rossi e verdi delle cave di Deiva. Tutti costoro, armatori, padroni ed equipaggi, avevano la casa, se non la residenza, nel piccolo borgo sulle rive del torrente. Tra gli orti e i frutteti, pergolati ed ulivi, cortili con ciottolato, giara e pianta di limone, e poi viuzze che escono e portano a Mezzema, Piazza, Passano, Lemeglio ed altri borghi situati nell'alto della valle, tutti più antichi di Deiva e depositari di piccoli e grandi tesori, di piccoli e grandi misteri. Mezzema ha una preziosa scultura lignea di San Michele Arcangelo opera del Maragliano; Piazza possiede nell'antico Santuario di Maria Assunta, la lettera apocrifa di Gesù relativa al "riposo festivo"; San Pietro di Passano conserva tra i ruderi l'enigma della sua distruzione che non si sa se avvenuta per ordine di Alboino, o di Rotari. Ma veniamo, per un attimo, al nostro Risorgimento, ossia ai rapporti che alcuni personaggi di questo periodo della nostra storia ebbero con i contemporanei deivesi. Abbiamo accennato all'amicizia di Cavour con il deputato Giuliano Bollo.

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Ricordiamo ora l'amicizia e riconoscenza che ebbe Giuseppe Garibaldi per il giovane nostromo Luigi Cariglia, che gli salvò la vita quando, durante una scaramuccia nel Rio de la Plata, il futuro generale venne colpito alla gola da una fucilata. L'episodio è ricordato col monumento sul Lungomare Cristoforo Colombo dove, cosa inconsueta per le piazze d'Italia, vi si vede Garibaldi in ginocchio ed il giovane popolano deivese che lo sorregge. Nessun cavallo. Ma scendono ormai le ombre rosse del tramonto sul lungomare che si illumina delle mille luci dei residences baretti e discoteche,mentre qualche finestra si socchiude perché dall'Alpe Pennino incomincia a scendere la fresca brezza della sera.


Fonte: Cara Spezia volume I

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