IL LECCIO MONUMENTALE DELLA FOCE

Da wikiSpedia.

LA GIRA 01.jpg

Che cosa resta del nostro passato,recente o addirittura remoto,veramente vivo, vitale,in grado di poter rappresentare davvero una continuità con coloro che sono stati in questi luoghi prima di noi? Sicuramente gli stessi paesaggi,seppur spesso stravolti dall'intervento umano. E poi alcuni manufatti, che reggono bene o meno bene il tempo, come possono essere esempio i castelli e i forti militari, molti, del territorio spezzino. Vi è poi anche un essere vivente,che c'è da tanto, tantissimo tempo: è un albero maestosissimo, vivo assolutamente ed in gran buona salute che dovrebbe avere 310 anni circa, e che in agosto festeggia il suo compleanno. Naturalmente, l'idea che sia nato in agosto è chiaramente arbitraria ma corretta: perchè a un albero di questa specie è un dovere portar molto rispetto e dunque non c'è nulla di male nel creargli un'occasione di saluto e festa. L'albero monumentale, definito tale da specifico decreto dirigenziale della nostra Regione,è un leccio, più esattamente un quercus ilex,che si trova più o meno dai primi anni del 1700, o forse dagli ultimi del 1600 (chissà, un paio d'anni di scarto ci possono stare,quando si superano certe cifre, anche nel vecchio ed affidabile metodo del conteggio dei cerchi nel tronco)sulla strada che porta da Spezia alla Foce. Anzi, quando l'albero nacque la strada non c'era; più avanti nel tempo -creata la strada- la sua posizione è stata quella di un testimone straordinario, proprio a ridosso di un percorso diventato poi importantissimo (non a caso, il nastro d'asfalto è ancor oggi denominato Strada Statale n° 1 'Aurelia') nei collegamenti che dalla nostra città portavano a Genova, e più in generale per i rapporti sull'asse tirrenico, verso il confine francese.

Se l'albero potesse parlare ci racconterebbe cose deliziose, per un appassionato di storia potrebbe dirci quali e quanti eserciti lo hanno sfiorato e quanti soldati avranno tirato un pò il fiato sotto alle sue frasche.

Se uno gli domandasse qualcosa di sport, potrebbe elencare oltre dieci passaggi del Giro d'Italia e ci sono foto di campioni eccellenti che curvano sui pedali con lui, sempre presente, sullo sfondo della foto.

La strada che gira (e non a caso, la località e un famoso esercizio hanno questo nome, proprio attaccati a lui) lo fa con ampio raggio (in salita od in discesa: dipende un pò dal nostro traguardo) intorno alla base larghissima di questo albero-personaggio: la strada, appunto, ha a sua volta una storia ed un rapporto strettissimo con l'albero.

Il suo attuale custode, Massimo Tartarini, proprietario del locale a fianco della pianta, ricorda e racconta volentieri che nel 1954/55 la strada (all'epoca appunto arteria principale e più breve connessione su asfalto fra Roma e Genova, fra Spezia e la Francia)venne lievemente modificata. Squadre di operai ANAS resero la curva (la famosa gira) meno acuta, meno netta, più dolce, spostando la strada stessa verso l'esterno del tratto e eliminando di fatto il tornante chiuso, secco, che soffocava anche l'albero oltre che causare le manovre in piena curva delle prime grandi corriere del tempo, troppo lunghe per curvare alla prima.

Ebbene, questi operai nel rompere la vecchia strada si imbatterono nelle profondissime radici dell'albero che aveva già una certa età, diciamo 250 annetti circa.

Per rispetto e cura, costruirono -in previsione delle successive gettate di terra e asfalto sul nuovo percorso- una sorta di protezione di ogni singola radice principale, intubandole una ad una - per usare un termine tecnico-ed evitando alle stesse radici di subire danni. Il lavoro, ricordano i ragazzi di allora, oggi anziani di fronte ad un bicchiere di buon vino, rigorosamente al fresco della foltissima chioma, si prolungò senza alcun dubbio ma la decisione non fu mai in discussione: l'albero doveva vivere e le sue radici essere garantite contro ogni aggressione umana.

Oggi non solo l'autostrada ha sottratto buona parte del traffico alla testimonianza dell'albero ma anche il recente traforo che conduce dalla città a San Benedetto ha ulteriormente ridotto i passaggi.

Ma in molti continuano a vedere e salutare l'albero più maestoso e monumentale del nostro territorio perchè si va sempre spesso e volentieri su per la Foce,per i più diversi motivi, e la festa annuale è fra questi uno dei più giusti.

fonte e testimonianze raccolte in sede:da Massimo Tartarini, La Gira, e dai residenti della zona.

Strumenti personali