LUIGIN O LANPIONAO

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LUIGIN O LANPIONAO

Si chiamava Luigi Macchiavelli, ma tutti lo chiamavano "Luigin o lanpionao" o "Luigin er lanpionao" (a seconda delle zone), perché aveva il compito, dall'azienda del gas da cui dipendeva, di accendere alla sera i lampioni a gas disseminati lungo le vie cittadine e di spegnerli sul far del giorno.
Era amante del buon vino e della cucina spezzina a base di mes-ciüa, di stoccafisso, di ravioli, che Luigin divorava in compagnia di amici buontemponi. Un anziano spezzino disse una volta che sarebbe stato meglio chiamarlo "Luigion", data la sua mole grossa e tarchiata su cui troneggiava il viso ben paffuto e rubicondo del buongustaio.
Forse il soprannome di "Luigin" gli derivava dal fatto che aveva iniziato l'attività da ragazzo, proseguendola sino al 1933, anno in cui fu posto in pensione, perché il suo mestiere di "accenditore" di lumi a gas era stato superato dal progresso tecnologico.
La sua singolarità di uomo burlone e "compagnone", la sua ghiottoneria, la sua arguzia ispirarono molti poeti dialettali, che scrissero su di lui poesie ricche di sapore sprugolino. Una di queste venne composta dal poeta spezzino Fabio Virgilio, il quale descrisse la figura di Luigin con dovizia di particolari.
Luigi Macchiavelli era nato a Sarzanello nel 1884 e morì alla Spezia nel dicembre 1935.
Con lui se ne andava una delle ultime irripetibili figure della Spezia di una volta.



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