OSPEDALE CIVILE SANT'ANDREA

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La quasi totalità degli spezzini ha avuto in qualche modo a che fare con l’ospedale civile Sant’Andrea nell’ambito del quale sono conservate diverse specie di opere scultoree che non credo siano conosciute da molti e che ora, nella mia veste di riscopritore della nostra città, cercherò di illustrare ai miei distratti concittadini. L’attuale complesso ospedaliero spezzino è l’ultimo erede (in attesa della costruzione del nuovo ospedale al Felettino), del primo ospedale spezzino, quello fondato nel 1479 dalla Confraternita della SS. Annunziata in quella zona, situata ad ovest della porta detta dei Biassa delle mura trecentesche, che attualmente costituisce la parte finale di via Biassa lato Arsenale. Tale rimase sino al 1804 quando, essendo divenuto insufficiente, fu spostato nell’ex convento dei Paolotti (oggi sede del Museo “Amedeo Lia”), sconsacrato, unitamente a molti altri insediamenti religiosi già dai tempi della Repubblica Ligure (fine 1797-1805). In quella sede restò sino al 1914 quando, alla presenza di re Vittorio Emanuele III, fu inaugurato l’ospedale (iniziato nel 1904) in località San Cipriano, su un terreno donato nel 1902 dall’allora sindaco Giulio Beverini. Come era consuetudine di quell’epoca, fu realizzato a padiglioni, con un grande edificio centrale che, sino alle distruzioni belliche, era fronteggiato da una grande duplice scalea proprio di fronte all’attuale via Vittorio Veneto (che allora non esisteva). A San Cipriano fu intitolata la via che collega via Vittorio Veneto con viale Italia, inaugurata il 28 ottobre 1933 (nel Ventennio del governo fascista, si faceva sempre in modo che i lavori pubblici fossero ultimati in quella data, a ricordo della Marcia su Roma). In occasione del cinquantenario (1964), infine, l’ospedale, si presenta “risorto e potenziato” per merito dell’Opera Pia di Sant’Andrea dopo i danni subiti nel corso della seconda guerra mondiale. Tutta questa lunga premessa per giungere alle notizie relative ad opere scultoree collocate nel nostro nosocomio, alcune delle quali (risalenti al Seicento) furono fortunatamente trasportate dal vecchio al nuovo ospedale, che descriverò in seguito. Le sculture in argomento sono collocate in diversi siti del complesso ospedaliero, quindi percorriamo il tragitto “scultoreo” avendo per accompagnamento musicale (ben inteso, nella memoria), la suite per pianoforte – trascritta magistralmente per orchestra da Maurice Ravel di Modesto Mussorgskij – Tableaux d’une exposition (Quadri di un’esposizione) che, come è noto, commenta musicalmente la “passeggiata” compiuta da un osservatore attraverso una mostra d’arte. Iniziamo dall’ingresso nel grande edificio principale: poco prima delle scale che portano ai piani superiori si può ammirare, nella parete a destra di chi entra, collocato in un’ampia cornice vetrata, lo stemma della Confraternita della SS. Annunziata che, come detto, nel 1479 fondò l’ospedale spezzino detto di Sant’Andrea, nome che ha recuperato nel 1945 essendo stata considerata “caducata” – voce ricavata dal linguaggio giuridico che significa annullato – la dedicazione del nosocomio a Vittorio Emanuele II, personaggio “epurato” assieme a tanti altri notabili. Lo stemma è marmoreo, la cui parte superiore, in luogo della parte di una croce come sarebbe da attendersi con la scritta I.N.R.I., reca un viso barbuto che sembra osservare dall’alto la figura di Cristo crocifisso, la cui figura appare circondata da due braccia, presumibilmente appartenenti al corpo del quale faceva parte la testa barbuta, il tutto appoggiato su un fondo marmoreo scolpito a fiori.

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Giunti al secondo piano, si apre l’ingresso all’ampio passaggio coperto che conduce ai padiglioni che esistono a tergo dell’edificio principale. Nel piccolo slargo che c’è al suo inizio è collocato un pregevole busto marmoreo raffigurante la Duchessa d’Aosta, moglie di Amedeo duca d’Aosta che fu per breve tempo re di Spagna nel 1870. La nobildonna, qui ricordata perché fu benefattrice dell’ospedale, apparteneva alla famiglia dei duchi Dal Pozzo della Cisterna, predicato direi “acquatico”. In una aiuola situata tra i padiglioni svetta la stele marmorea con ampio piedistallo, arricchita da decorazioni vegetali, sulla quale è collegata una statua a mezza figura raffigurante, a braccia incrociate sulle mani, Giulio Beverini, del quale si è già parlato in precedenza che, con la sua donazione del terreno in località San Cipriano, rese possibile risolvere la quasi polemica sorta sull’ubicazione dell’ospedale da costruire al posto di quello di via del Prione.

Già che siamo in argomento di benefattori, accenniamo anche al busto bronzeo del chirurgo Rinaldo Cassanello (1872-1935), genovese, che alle doti di scienza seppe unire quelle di una particolare sensibilità d’animo: dopo aver profuso le sue doti nel curare i feriti del tragico scoppio di Falconara, adottò due bambini rimasti orfani, ai quali diede una buona cultura ed un ricco patrimonio. A sue spese arredò la sala operatoria dell’ospedale e prestò la sua opera rifiutando la retribuzione mensile.

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